CEDIFOP

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le foto si riferiscono alle attività del CEDIFOP, nei vari livelli di addestramento

sabato 2 agosto 2014

Subacquea Industriale “DDL 698”: una speranza concreta di cambiamento

di Manos Kouvakis

Continua il percorso del DDL 698 "Norme per il riconoscimento della professione e disciplina dei contenuti formativi per l’esercizio delle attività della subacquea industriale", sia all’ARS che fuori dall'aula parlamentare. In data 23.06.2014 è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti; quelli presentati sottolineano ancora di più che questo disegno di legge si applica alle attività della subacquea al servizio dell’industria, che vengono realizzate al di fuori delle aree portuali, già regolamentate dai tre Decreti Ministeriali del 13 gennaio 1979 "Istituzione della categoria dei sommozzatori in servizio locale", del 31 marzo 1981 "Integrazioni al D.M. 13/01/79 istituzione della categoria dei sommozzatori in servizio locale" e del 2 febbraio 1982 "Modificazioni al decreto ministeriale 13 gennaio 1979 istitutivo della categoria dei sommozzatori in servizio locale".

Stante le dichiarazioni del primo firmatario della proposta di legge, durante una sua intervista su media news extra in onda sul canale 19 del digitale terrestre (che si può vedere qui: https://www.youtube.com/watch?v=DQR8P57h3s8) “il DDL 698 ha superato la fase della commissione e si inserirà nel contesto finale della votazione in aula, per essere legge a tutti gli effetti”

Va considerato inoltre che ad oggi, dal 1997, sono state presentate al parlamento nazionale ben 13 proposte legislative, con ben 2 proposte presentate durante la legislatura attuale, il Disegno di Legge n. 320 presentato il 26 Marzo 2013 al Senato dal Senatore Aldo Di Biagio e il Disegno di Legge n. 807 presentato il 18 aprile 2013 alla Camera, dall’On. Mario Caruso, sul destino degli ultimi due esprimo la mia perplessità sulla riuscita, tenendo conto dei tempi ma anche dei contenuti, visto che ancora una volta riportano problemi non risolti dai disegni di legge presentati durante le legislature precedenti. Inoltre, i loro contenuti sono molto distanti da quello che il DDL 698 cerca di normare, cioè la parte del riconoscimento di percorsi formativi validi ed accettabili in ambito internazionale. 

In tal senso esso ha tutte le caratteristiche per risolvere la problematica del riconoscimento delle certificazioni Italiane, perché il DDL include fra gli articoli esattamente quanto richiesto affinché tali certificazioni rientrino nel gota delle certificazioni riconosciute. 

Ma anche fuori dalle aule parlamentari non mancano le occasioni per discutere sul DDL 698, nel mese di ottobre sarà presentato nel corso di una tavola rotonda durante il XXI congresso della SIMSI (Società Italiana Medicina Subacquea e Iperbarica), dal titolo “Quali prospettive pone il DDL 698 - Regione Sicilia (norme per il riconoscimento della professione e disciplina dei contenuti formativi per l’esercizio delle attività subacquee industriali)? Quale è il ruolo del medico subacqueo? moderatore: F. P. Sieli; partecipano: Assessorato Sanità Regione Sicilia, A. Bolognini, D. Cartabellotta, M. L. Cavallo, M. Chines, C. Costanzo, R. M. Infascelli, M. Kouvakis, On. S. Lentini (Vice Presidente Commissione Attività Produttive ARS – Sicilia), E. P. Reale (Assessorato Agricoltura sviluppo rurale e pesca mediterranea Regione Sicilia).

Per la buona gestione di un cantiere offshore, vanno applicate tre tipologie di standard - assolutamente diverse fra di loro, ma nello stesso tempo, anche, complementari - Esse sono: 

1) Standard Formativi (IDSA) (IDSA rappresenta l'unica didattica nella subacquea industriale a livello internazionale, cosi come in ambito sportivo abbiamo diverse didattiche PADI, CMAS, SSI, ecc.) 
2) Standard Operativi (IMCA), applicabili nel cantiere (qui rientra anche la normativa UNI 11366 “Sicurezza e tutela della salute nelle attività subacquee ed iperbariche professionali al servizio dell’industria - Procedure operative”) 
3) Standard di Sicurezza (HSE) (non necessariamente HSE_UK) 

Per il buon funzionamento di un cantiere offshore è intuitivo che le tre tipologie di standard devono coesistere. 

Il DDL 698, già nel suo titolo: "Norme per il riconoscimento della professione e disciplina dei contenuti formativi per l’esercizio delle attività della subacquea industriale" affronta la problematica di regolamentare gli Standard Formativi, lasciando gli Standard Operativi e gli Standard di Sicurezza, a quanto esiste attualmente in ambito Europeo ed Internazionale. 

Questo è evidente all'articolo 6 comma 2 del DDL 698: “Gli interventi di cui al comma 1 dovranno essere conformi nei contenuti agli standard internazionalmente riconosciuti dall’International Diving Schools Association (IDSA) e, per le parti eventualmente operate presso le imprese di cui al comma 3 dell’articolo 2, alle prescrizioni e linee guida fissate dalla normativa UNI 11366 “Norme per la sicurezza e la tutela della salute nelle attività subacquee ed iperbariche professionali al servizio dell’industria” e sui controlli che devono essere effettuati per il rispetto di obblighi e requisiti generali in materia di salute sicurezza ed ambiente (HSE), anche in conformità alle linee guida di International Marine Contractors Association (IMCA)”

Forse le imprese Italiane che operano nel mondo offshore non dovrebbero perdere l’opportunità di partecipare alla tavola rotonda sul DDL 698, durante il congresso della SIMSI, che li vedrà successivamente coinvolte in prima persona nella sua applicazione, dopo la trasformazione in legge, considerando anche la levatura professionale delle persone che già si sono iscritte ad intervenire. 

Il programma completo del XXI Congresso della SIMSI, può essere scaricato, anche da qui: http://www.cedifop.it/XXI_SIMSI(def).pdf

lunedì 21 luglio 2014

INTERVISTA TV - DDL 698 - DISEGNO DI LEGGE SULLA SUBACQUEA INDUSTRIALE


Media News Extra: Intervista di Marilisa Giammona 
(19 Luglio 2014)




Pubblicato il 21/lug/2014
Media News Extra: Marilisa Giammona intervista Totò Lentini
19 Luglio 2014

venerdì 18 luglio 2014

DDL 698 - L'INTERVISTA IN TV



DDL 698 - L'INTERVISTA IN TV: Orari dello speciale Media News Extra che andrà in onda da sabato 19 luglio a partire dall'ora di pranzo fino ad arrivare al primo notiziario della mattina di Domenica 20.

Gli orari sotto elencati sono del TG (Media News) a seguire di ognuno, dopo trenta o venti minuti circa, seguirà il servizio (Media News Extra) come approfondimento del Tg con le interviste.

ORARI TG (Media News - Telegiornale)

TELE ONE can. 19 del dig. terrestre: 07.30 - 14.15 - 20.15

ANTENNA UNO can. 185 del dig. terrestre: 07.00 - 14.45 - 19.45

VIDEO ONE can. 196 del dig. Terrestre : 08.00 - 15.15 - 20.00
( a seguire dopo 20/30 min circa degli orari sopra indicati ci sarà l'approfondimento del TG MEDIA NEWS EXTRA con lo speciale sul DDL 698)

Da Domenica 20 luglio ci sarà il servizio caricato su youtube.

Invece da lunedì 21 luglio fino a venerdì 25 luglio, lo speciale Media News Extra andrà su tutte le reti sopra elencate compresa Tele Palermo prima di ogni telegiornale dell'ora di pranzo.

Buona visione a tutti


giovedì 10 luglio 2014

DDL 698: tavola rotonda durante il XXI congresso nazionale del SIMSI

di Manos Kouvakis

Dopo la prima presentazione del DDL sabato 28 Giugno presso la Libreria Nautica “Un mare di libri” a Palermo, con la partecipazione del primo firmatario della legge On. Lentini Salvatore, il direttore del CEDIFOP Manos Kouvakis e il chief instructor del Cedifop Costantino Francesco, incontro trasmesso in streaming e gestito ottimamente dalla giornalista Marilisa Giammona, si preparano una serie di manifestazioni per la divulgazione delle problematiche che hanno portato alla stesura e alla presentazione del DDL. 



Uno dei prossimi incontri sul tema, sarà durante il XXI congresso della SIMSI (Società Italiana Medici Subacquei ed Iperbarici) nel corso di una tavola rotonda a cui prenderà parte fra gli altri partecipanti, anche l’On. Lentini primo firmatario del disegno di legge e una delegazione ufficiale della regione Sardegna.

sabato 5 luglio 2014

DDL 698 “Norme per il riconoscimento della professione e disciplina dei contenuti formativi per l’esercizio delle attività della subacquea industriale”

di Manos Kouvakis

Il disegno di legge 698 “Norme per il riconoscimento della professione e disciplina dei contenuti formativi per l’esercizio delle attività della subacquea industriale” presentato, nel mese di febbraio all’Assemblea Regionale Siciliana è d’iniziativa dei deputati: Lentini, Cascio Salvatore, Currenti, Leanza, Nicotra, Ruggirello, Sammartino e Sudano. Dal primo luglio scorso, sono scaduti il termini per la presentazione degli emendamenti presso la V commissione ARS “Lavoro e Formazione”, inizia cosi la fase finale dell’esame del disegno di legge.

Sono stati presentati complessivamente tre emendamenti, con l’obiettivo di sottolineare che il DDL 698 è nato dall’esigenza di regolamentare un settore dove manca totalmente una legislazione, sia in ambito regionale, dove il DDL una volta convertito in legge sarà operativo, che nazionale, cioè per le attività lavorative in ambito subacqueo, al servizio dell’industria, fuori dalle aree portuali. Inoltre metterà finalmente ordine, e quello che è ancora più importante, darà parità di trattamento, anche se per ora limitatamente nella Regione Sicilia, a tutti gli operatori del settore, spesso a disagio per la disparità di trattamento, dovuta dal fatto che diverse Capitaneria di Porto nella regione (Palermo, Milazzo, Messina, Gela, Siracusa ecc) hanno, giustamente, dopo aver individuato in questa mancanza di legislazione un problema non indifferente di sicurezza, emanato delle ordinanze specifiche per le attività nel territorio di loro competenza, al di fuori delle aree portuali, ma nel contempo hanno creato delle zone “controllate” e zone “franche” di pertinenza di altre capitanerie (quelle accanto) che non hanno emesso ordinanze similari pertanto in quegli ambiti si può operare senza alcun controllo previsto da una legislazione specifica.



Il DDL sottolinea che le attività subacquee costituiscono elemento di assoluto rilievo per l’economia ed il sistema produttivo siciliano. Accanto alle attività della subacquea a fini turistici ed amatoriali, che sono escluse dalla proposta legislativa, operano in Sicilia diverse imprese che svolgono le più disparate attività in ambiente marino, quali installazione, manutenzione, rimozione di impianti subacquei, di tubazioni e strutture tecnologiche connesse con le attività portuali, minerarie ed industriali.

Nel contesto regionale, peraltro, tali attività hanno un peculiare rilievo in ragione della condizione di insularità e del correlato sviluppo costiero, delle attività connesse all'estrazione, al trasporto e alla lavorazione degli idrocarburi (piattaforme petrolifere, gasdotti, oleodotti, impianti costieri, raffinerie, ecc…), senza considerare le ulteriori attività svolte nelle acque marine ed interne.



L’assenza di un’organica legislazione nazionale del settore ha posto e pone la problematica del riconoscimento delle qualifiche professionali e la disciplina dei contenuti formativi indispensabili allo svolgimento, in condizioni di sicurezza, delle attività subacquee. Purtroppo, la mancanza di tale disciplina ha permesso, sovente, che i lavori in immersione venissero svolti da personale non adeguatamente qualificato con conseguenze drammatiche, oppure ha costretto le imprese a ricorrere forzatamente a personale straniero o comunque formato all'estero, spesso con corsi di formazione che non conferiscono una idonea preparazione per affrontare in sicurezza questo tipo di attività.

Ulteriore problematica, peraltro, si pone in relazione al riconoscimento delle qualifiche rispetto alle previsioni dell’ordinamento comunitario (Direttiva 2005/36/CE), determinando in pratica un’incomprensibile penalizzazione per le imprese ed i lavoratori siciliani, complicando le relazioni economiche e commerciali con gli altri competitor e privandoli di una importante opportunità di occupazione e reddito.



Il DDL si propone di adottare una serie di norme che disciplinino lo svolgimento professionale delle attività della subacquea industriale e regolamentino i contenuti ed i percorsi formativi con riguardo alle qualifiche internazionalmente riconosciute, garantendo così la qualità dei servizi offerti, lo svolgimento degli stessi in condizioni di sicurezza, nel rispetto dell’ambiente e la possibilità, per i soggetti che conseguano in Sicilia le qualifiche, di vedere riconosciute le stesse nel mercato del lavoro europeo, anche in considerazione dell’intrinseca natura internazionale delle imprese operanti nel comparto.

L’articolo 1 reca le generalità della norma, mentre l’articolo 2 reca le definizioni, descrivendo in dettaglio compiti e mansioni degli operatori, con riferimento agli standard comunemente riconosciuti ed adottati nel settore.




L’articolo 3 disciplina le qualifiche professionali, enumerandole nei tre livelli internazionalmente riconosciuti, il primo che abilita ad operare fino a 30 metri di profondità, il secondo che abilita ad operare fino ai 50 metri di profondità (TOP UP) e il terzo, quello di “altofondalista” che abilita ad operare a profondità superiori ai 50 metri.

L’articolo 4 istituisce e disciplina il Registro degli Operatori della Subacquea Industriale, che insisterà presso il Dipartimento regionale del Lavoro, ove potranno iscriversi i soggetti interessati allo svolgimento delle attività disciplinate dalla presente legge in possesso dei titoli formativi e delle iscrizioni richieste dalla disciplina statale (Libretto di Ricognizione). 

L’articolo 5 disciplina i contenuti ed i percorsi formativi occorrenti per l’iscrizione al Registro. I titoli potranno essere rilasciati da istituti pubblici o enti di formazione professionale accreditati, facendo puntuale riferimento riguardo ai contenuti formativi ed ai “tempi di fondo” definiti a livello internazionale dall’I.D.S.A. (International Diving Schools Association, organismo mondiale che raggruppa scuole di formazione di subacquea industriale). Il riconoscimento di titoli rilasciati da altre Regioni o riconoscibili ai sensi della Direttiva 2005/36/CE è subordinato alla validità degli stessi in relazione alle rispettive norme ed al rispetto degli eguali standard di formazione e sicurezza. 




L’articolo 6 disciplina lo svolgimento delle attività formative in ambito regionale, prevedendo come le stesse debbano conformarsi ai citati standard anche in relazione alle attività eventualmente svolte presso le aziende del settore. Per lo svolgimento di attività formative volte alla qualificazione della manodopera del settore è previsto il finanziamento di corsi ed attività con risorse extraregionali, ferma restando la possibilità di svolgimento di “corsi liberi” (ovvero senza finanziamento pubblico ma comunque soggetti alla disciplina qui dettata).

Il DDL 698, anche se regionale, ha un ampio riscontro di carattere nazionale e internazionale, perché permette l’iscrizione all’albo di qualsiasi operatore interessato (ambito UE) che abbia effettuato con corsi specifici la parte tecnica richiesta per l’iscrizione. L’iscrizione a tale albo, inoltre, è diversa dall'iscrizione al Registro Sommozzatori presso una Capitaneria di Porto, normata e disciplinata dai Decreti Ministeriali del 1979, 1981 e 1982 e valida per le attività lavorative all'interno delle aree portuali, in quanto tali decreti non stabiliscono regole per lavorare nelle acquee interne e fuori dai porti, sia in inshore che in offshore.

sabato 21 giugno 2014

Sicilia e formazione professionale, storia di un isola felice che non c’è più

(di Manos Kouvakis)


C’era una volta, in un isola felice, un collaudato percorso per la gestione dei corsi di formazione professionale che si divideva in due grandi settori:
  • la formazione con fondi nazionali ed europei, realizzata a seguito di bandi pubblici a cui regolarmente partecipavano tutti gli enti che ritenevano di poter gestire e realizzare progetti innovativi e specialistici, e
  • una formazione “ordinaria” di progetti formativi finanziati con fondi regionali, la cosiddetta legge 24, e la regione, con i propri mezzi li finanziava seguendo logiche “particolari”, … (LR 24 del 6-03-1976 – art.24 “…. Agli oneri ricadenti negli esercizi finanziari successivi a quello in corso, valutati in lire 1.000 milioni, si provvede con parte dell' incremento del gettito delle entrate tributarie della Regione.”)
Ma a un certo punto, dal 2003 in poi, i fondi regionali sono venuti a mancare e i rubinetti di flusso continuo di risorse pubbliche chiusi o deviati ad “annaffiare” altro tipo di “coltivazioni”(all’epoca era subentrato il problema dell’inserimento degli ex articolisti ed altri lavoratori il cui mantenimento veniva man mano caricato su fondi regionali, togliendo la possibilità di investire in altri settori). Questo ha creato sofferenza alla regione, che decide di non promuovere più bandi come quelli del primo settore, provando a finanziare solo la formazione del secondo tipo con fondi nazionali ed europei destinati al primo settore.

Cosi si firma nel 2005 un protocollo d’intesa (all’epoca l’assessore al lavoro era l’On. Francesco Scoma) con la comunità europea, con cui si stabilisce che la CE da una parte garantiva un flusso di denaro per la formazione professionale siciliana, mentre la regione Sicilia si impegnava a garantire all’Europa una serie di condizioni obbligatorie come il diritto di libera concorrenza, di partecipazione aperta a tutti coloro che rispettano le clausole europee, cioè a tutti gli enti accreditati che possono gestire corsi di formazione professionale in Sicilia; infatti leggiamo nel Decreto Assessoriale del 13/04/2006, pubblicato nella GURS di 30/06/2006, supl. Ord. n.2 :”Considerato che, in conformità ai principi fissati negli articoli 28 e 49 del trattato istitutivo della Comunità europea, appare necessario che la regione assicuri libertà di stabilimento e di libera prestazione di servizi a tutti i soggetti che intendono proporre attività di orientamento e formazione professionale nell’ambito del territorio regionale, fermo restando che l'esercizio di tali attività è subordinato all'accreditamento delle sedi operative;”

Sembra tutto semplice, ma il realtà non lo è. E’ semplicemente l’inizio dei “guai” che ancora oggi stanno portando allo sbaraglio migliaia di famiglie siciliane che in tutti questi anni hanno vissuto con i proventi attribuiti agli enti che facevano formazione professionale “ordinaria”.

Termini come “consolidato”, o “enti storici”, “garanzia occupazionale”, che abbiamo sentito tante, tantissime volte, diventati negli ultimi 10 anni gli obiettivi della regione, parimenti diventano sempre più distanti da quei principi di libertà sottoscritti con la comunità europea.

Si possono fare tantissimi esempi ma mi limito di citare alcuni fra quelli riportati nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, che cita la direttiva 2004/18/CE del parlamento Europeo e del consiglio del 31 marzo 2004, relativa al” coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori, di forniture e di servizi”, dove troviamo frasi come “Gli Stati membri dovrebbero provvedere affinché la partecipazione di un offerente che è un organismo di diritto pubblico a una procedura di aggiudicazione di appalto pubblico non causi distorsioni della concorrenza nei confronti di offerenti privati.” Oppure “Le specifiche tecniche fissate dai committenti pubblici dovrebbero permettere l’apertura degli appalti pubblici alla concorrenza.” La formazione siciliana adotta invece tutti i concetti diametralmente opposti a quanto ribadito anche nel documento della UE Europa 2020 “Attuando la politica di concorrenza, la Commissione farà in modo che il mercato unico rimanga un mercato aperto, assicurando anche in futuro pari opportunità alle imprese e lottando contro il protezionismo nazionale. Ma la politica di concorrenza darà un ulteriore contributo al conseguimento degli obiettivi di Europa 2020.” 

Ma vediamo quello che è successo in questi ultimi anni nella formazione professionale siciliana

Il 2006 è trascorso tranquillo, mentre nel 2007 la situazione comincia a diventare esplosiva e la regione cerca di limitare i danni, dando la minor pubblicità possibile, ad un operato che negli anni successivi si trasforma in una bomba ad orologeria che si sta amplificando sempre di più

Nel 2008 il Prof (Piano Regionale dell’Offerta Formativa), viene impugnato dal commissario dello stato, ma dalla politica arrivano le “garanzie di una corretta gestione”, per cui si trova la soluzione di ri-adottare il piano dell’anno precedente, a garanzia degli enti storici, e naturalmente di coloro che si avvantaggiano di questa situazione per un altro anno.

Nel 2009 non potendo più ripetere il giochetto dell’anno precedente, si inventa la linea 1 (enti storici) e la linea 2 (tutti gli altri enti), cosi come prevede il regolamento della comunità europea per poter usufruire dei finanziamenti( – avviso n.12 del 4/11/2009 – formazione permanente linea 2 P.O.R. FSE Sicilia 2007-2013 asse II occupabilità), per poter mettere di nuovo le mani illegittimamente sui finanziamenti della comunità europea. Naturalmente la linea 1 parte subito, finanziata dalla CE, mentre la linea 2, dopo aver svolto il suo ruolo, cioè buttare fumo negli occhi e permettere l’accesso ai finanziamenti CE alla linea 1, non avendo più motivo di “esistere” scompare e ad oggi ancora si aspetta l’avvio di quei pochi corsi entrati in graduatoria nella linea 2, ma volutamente poi accantonati. Anche un altro avviso, il n.8 del 29/05/2009: Programma operativo obbiettivo convergenza 2007-2013 FSE Asse II – Occupabilità, creato ad arte per calmare gli animi inquieti, ha svolto la sua parte in quel periodo, perché ha permesso di avere poche lamentele da parte di chi non era stato inserito in un “blindato” Prof 2009, naturalmente anche l’avviso n. 8, dopo aver svolto il ruolo di specchietto per le allodole, subito dopo è stato smontato ad arte. Stesso fine fanno anche 2 delle 4 linee dell’avviso “Infomare”, ( non si nono mai fatte neanche le graduatorie), mentre la linea 4 ha superato lo sbarramento di fuoco di tutti, chi sa perché.

Nel 2010: non potendo più ripetere i “trucchi” degli anni precedenti, con uno sforzo enorme, il Prof, viene finanziato con proventi regionali e non europei, ma anche nel 2010 sono state cercate tutte le scappatoie possibili per mettere le mani sui finanziamenti della CE, come per esempio le diarie degli allievi pagate con quei soldi ecc.

Nel 2011 si arriva perfino a mettere paletti per impedire l’ingresso di enti che diversamente avrebbero avuto diritto di partecipazione, a volte stravolgendo i criteri di selezione, per accaparrarsi per l’ennesima volta i finanziamenti europei e gestirli con modalità diametralmente opposte a quelle sottoscritte con l’Europa (libera concorrenza, trasparenza, qualità, ecc.).

In pratica la regione ha portato avanti negli ultimi anni un sistema protezionistico, con bandi e avvisi diversi, ma identici nel risultato di finanziare non i progetti, ma la platea di lavoratori della formazione. Le stesse dichiarazioni del Dott. Albert, che risultano dai verbali ufficiali della seduta della V commissione lavoro e formazione dell’ARS n.287 del 26.6.2012 dove “…… rileva che il suo mandato era quello di portare a compimento il bando…” (riporto la parte scritta nei verbali, naturalmente non tutta la dichiarazione espressa davanti alla commissione).

Questa gestione è una delle cause per la quale gli ispettori dell’OLAF, arrivano in Sicilia bocciando quasi tutto, mentre contemporaneamente partono le inchieste della magistratura che da anni aveva sotto osservazione queste attività

Ma non è possibile smontare dall’oggi al domani un carrozzone che negli anni, le varie amministrazioni, lontane dai riflettori e dalla trasparenza, hanno costruito, ora è diventato un problema impossibile gestire

Credo che la verità sia sotto gli occhi di tutti: La formazione professionale è ormai, da anni, in balia di lotte di spartizione e di interessi avallati di volta in volta da chi a turno viene chiamato a gestire i finanziamenti che la comunità europea manda in Sicilia, in una situazione ormai irrecuperabile.

Dopo la bocciatura da parte della comunità europea, unica possibilità di portare avanti la seconda ed eventualmente la terza annualità dell’Avviso 20, è quella di “lasciare” i finanziamenti esistenti della comunità europea (a patto di rispettarne i criteri di assegnazione) e trovare delle soluzioni alternative. Cosi con una serie di alchimie, quasi impossibili, con genialità si è trovata una soluzione praticabile per la seconda annualità, che però visto da un’angolazione diversa, ha penalizzato ancora di più i giovani siciliani, anche se è riuscita ad allontanare per un po’ la catastrofe annunciata.

Premesso che ogni volta che la comunità europea finanzia una attività da realizzare, questo finanziamento non è mai al 100%, ma una parte, pari al 20- 30% viene coperta dallo stato o dalle regioni destinatarie del finanziamento, così, nel piano finanziario che prevedeva la seconda annualità formativa, tenendo conto che nel bilancio dello stato erano stati accantonati sia i finanziamenti della comunità europea sia (la minor parte) quelli dello stato e della regione, consapevoli che quelli della comunità europea, anche se rappresentavano la parte più cospicua, era impossibile averli, si arriva alla la tremenda decisione: Si rinuncia alle somme che la comunità europea aveva stanziato per la formazione in Sicilia, si sposta invece la piccola percentuale dal bilancio dell’anno precedente a quello attuale, e con queste rimanenti somme si cerca di “accontentare” per quanto possibile gli enti formativi.

Due gli immediati risultati: Non esistono fondi europei per far partire una formazione di qualità, e pur gestendo tutto in economia, facendo tesoro delle cifre rimanenti, con la magistratura che ha cominciato a scoperchiare il vaso di pandora, siamo arrivati alla situazione di oggi che tutti conosciamo.

E il futuro?

Di certo non si possono gestire in questo modo le risorse della comunità europea, e non ci saranno in futuro somme accantonate da anni precedenti per poter essere utilizzati.

Unica soluzione è quella di un ritorno alla vecchia legge LR 24 del 6-03-1976 da dove tutto era partito, con finanziamenti regionali che di certo non è facile reperire.

Quindi la grande “cura dimagrante” ha come scopo di snellire le future spese della regione, riducendo al minimo le unità da soccorrere.

Da qui nasce l’idea di una mega struttura, che in futuro verrà finanziata con fondi regionali. Cioè è prevedibile un vero e proprio ritorno a quello che succedeva prima del 2003. 

Ma tutto questo sarà possibile?

D’altra parte è giusto che i sindacati cercano di tutelare i lavoratori, e anche l’assessorato recepisce questa situazione, ma le risorse disponibili per questa tipologia di attività, cosi predisposte, non esistono, a meno che non si vadano a creare ancora situazioni poco chiare. Non si possono utilizzare in piena trasparenza i fondi UE per ragioni di tutela dei lavoratori della formazione, giuste o sbagliate che siano, perché, semplicemente questi fondi hanno destinazioni diverse. Non si mette in dubbio la legittimità delle intenzioni, ma è illegittimo l’utilizzo di questi fondi che sono stanziati per attività diverse.

Esistono oggi, molti moltissimo fondi che li arrivano dalla comunità europea ma per usarli deve rispettare le regole della comunità che sono diverse da quelle che vuole la regione.

I due punti di vista sono inconciliabili. Impossibile una loro coesistenza, e passando il tempo le distanze si allungano ancora di più, creando ancora più disagio, perché la verità continua ad essere sempre nascosta

Ma non dimentichiamo che nel 201, cioè durante la prima annualità sono state pubblicate tre tipi di graduatorie, la prima di coloro a cui i progetti sono stati approvati e finanziati perché esisteva la disponibilità economica, la seconda di progetti approvati ma non entrati nel finanziamento per mancanza di liquidità e terza di progetti non approvati.

Ora la regione, anche utilizzando fondi propri, durante la seconda annualità, ha tolto “l’appalto” a diversi enti, convogliando tutti i progetti verso una mega struttura che è quella di Priolo, ma, secondo me, si pone una domanda legittima e cioè, questo “dirottamento” rientra nella legittimità oppure essendo sempre delle graduatorie, approvate nella prima annualità, esse dovevano scorrere assegnando agli enti che avevano presentato progetti approvati ma non finanziati per mancanza di fondi, la possibilità di essere a loro volta inseriti nel finanziamento? Restando sempre in tema di formazione, ad esempio, all’allievo che si ritira da un corso subentra il primo in graduatoria (fra coloro che hanno superato la selezione) e non si inserisce un soggetto che non ha partecipato alla selezione, così mi chiedo, come è possibile che si revocano i finanziamenti ad alcuni enti e al loro posto subentra un altro ente, che non ha partecipato al bando né ha presentato quei progetti, e non è in graduatoria?

Certo, la situazione è gravissima, ma non è colpa dell’attuale amministrazione, perché non si può addossarle la responsabilità di tutto quello che le amministrazioni precedenti hanno “combinato”.

Non è colpa degli enti che si trovano a gestire una situazione che è più grande di loro, perché devono garantire i lavoratori anche quando i corsi non sono attivi, come se fossero dipendenti di una pubblica amministrazione. Ma non lo sono, perché sono semplicemente dei privarti assunti da un ente privato.

Certo non è colpa dei sindacati che cercano di tutelare e salvare il salvabile, ma in tutti questi anni perché non sono intervenuti?

Tutti sapevano..

Ora si stanno cercando nuove soluzioni, ma perché solo ora? Cosa si è fatto in tutti questi anni, quando si poteva intervenire senza creare la situazione drammatica di oggi.

E siamo solo all'inizio….

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