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le foto si riferiscono alle attività del CEDIFOP, nei vari livelli di addestramento
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mercoledì 16 agosto 2017

Esistono dei livelli di addestramento nel commercial diver, come nella subacquea sportiva, in base alla profondità?

(di Manos Kouvakis)


Si, nel commercial diving, in ambito internazionale, da sempre ci sono stati. Ad esclusione dell'Italia, dove fino all'anno scorso (2016) esisteva solo una gran confusione, sia nella terminologia, che nelle competenze. Ora grazie alla L.R. 07/2016, anche in Italia percorsi e definizioni hanno cominciato a seguire la strada che a livello internazionale è da sempre esistita.

Andiamo in ordine, nella subacquea sportiva ricreativa esiste un percorso formativo, proposto dalle varie didattiche esistenti, che tramite una serie di "brevetti" scompleta un percorso, che nelle varie didattiche e a livello internazionale è più o meno lo stesso.
In particolare, possiamo parlare di un percorso di questo  tipo, noto a tutti:
  • OPEN WATER DIVER: 18 metri
  • ADVANCED OPEN WATER DIVER: 30 metri
  • RESCUE DIVER: 30 metri
  • DIVEMASTER, ASSISTANT INSTRUCTOR, ISTRUTTORE: 40 metri
ecc, percorso tipo utilizzato da più didattiche (PADI, IDEA, SNSI, SSI, ecc) anche altre didattiche propongono percorsi molto simili.

Analogamente, nella subacquea industriale (commercial diver), dove a livello internazionale esiste una sola didattica, che è l'IDSA, esiste un percorso accettato in tutti i paesi nel mondo, con piccole sfumature locali, che in Italia non esisteva fino al 2016.

Successivamente dall'aprile 2016, grazie alla L.R. 07/2016 e al DM 13.01.1979, anche in Italia si è delineato un percorso chiaro e preciso, anzi si può affermare, che è uno dei migliori percorsi esistenti a livello mondiale come qualità, che è il seguente:

  1. HARBOUR DIVER = OTS (Operatore Tecnico Subacqueo), titolo definito dal DM 13.01.1979, prevede l'iscrizione al "Registro Sommozzatori" del Ministero dei Trasposti, presso una Capitaneria di Porto in Italia, per il rilascio del "Libretto di Ricognizione", per attività all'interno dei porti. Profondità: è quella del porto in cui si opera. Le immersioni: sono in Basso Fondale cioè con l'utilizzo di miscele Ossigeno/Azoto (Aria).
  2. INSHORE AIR DIVER = titolo definito dall'Articolo 2.1a della L.R. 07/2016 "Disciplina dei contenuti formativi per l’esercizio delle attività della subacquea industriale", prevede l'iscrizione al primo livello del "Repertorio Telematico", previsto dalla legge, presso l'Assessorato al Lavoro della Regione Sicilia, per il rilascio della "CARD del COMMERCIAL DIVER ITALIANO" per il livello INSHORE AIR DIVER. Profondità: max  -30 metri, fuori dall'ambito portuale. Le immersioni: sono in Basso Fondale cioè con l'utilizzo di miscele Ossigeno/Azoto (Aria).
  3. OFFSHORE AIR DIVER/TOP UP = titolo definito dall'Articolo 2.1b della L.R. 07/2016"Disciplina dei contenuti formativi per l’esercizio delle attività della subacquea industriale", prevede l'iscrizione al secondo livello del "Repertorio Telematico", previsto dalla legge, presso l'Assessorato al Lavoro della Regione Sicilia, per il rilascio della "CARD del COMMERCIAL DIVER ITALIANO" per il livello OFFSHORE AIR DIVER/TOP UP. Profondità: max  -50 metri, fuori dall'ambito portuale. Le immersioni: sono in Basso Fondalecioè con l'utilizzo di miscele Ossigeno/Azoto (Aria).
  4. OFFSHORE SAT DIVER/SATURAZIONE = titolo definito dall'Articolo 2.1c della L.R. 07/2016"Disciplina dei contenuti formativi per l’esercizio delle attività della subacquea industriale", prevede l'iscrizione al terzo livello del "Repertorio Telematico", previsto dalla legge, presso l'Assessorato al Lavoro della Regione Sicilia, per il rilascio della "CARD del COMMERCIAL DIVER ITALIANO" per il livello OFFSHORE SAT DIVER/SATURAZIONE. Profondità: oltre i -50 metri, fuori dall'ambito portuale. Le immersioni sono in Alto Fondale cioè con l'utilizzo di miscele Ossigeno/Elio (Heliox).

Esistono corsi di OTS (Operatore Tecnico Subacqueo) a 50 metri, validi per le acque territoriali Italiane?

(di Manos Kouvakis)

NO, l'OTS è un operatore che opera SOLO all'interno dei porti, cosi com'è specificato dagli articoli 1 e 2 del DM 13/01/1979, questo concetto è descritto ottimamente anche in un documento del 2012 della Capitaneria di Porto di Livorno, in occasione dei lavori sul relitto della Costa Concordia:





Quindi il DM 13.01.1979, regola solo le attività sommozzatorie all'interno delle aree portuali, con la prevista iscrizione al Registro Sommozzatori del Ministero dei Trasporti, presso una Capitaneria di Porto in Italia.

Per le attività fuori dall'ambito portuale, bisogna fare riferimento alla Legge della Regione Sicilia n.07/2016, che stabilisce le regole per le immersioni lavorative fuori dai porti, in ambito INSHORE e OFFSHORE.

Infatti una delle ultime interrogazioni parlamentari presentata al Senato della Repubblica Italiana nel 2017, cita cosi: Legge 07/2016  "... la formazione che deve ricevere un lavoratore che effettua un'attività subacquea fuori dall'ambito portuale, affinché si ottemperi ai requisiti previsti dal decreto legislativo, non può fare riferimento al decreto ministeriale 13 gennaio 1979, che, all'art. 2 specifica "I sommozzatori in servizio locale esercitano la loro attività entro l'ambito del porto", ma alla legge regionale siciliana n. 7 del 2016, all'interno della quale vengono definiti i livelli di addestramento e di qualifica, con percorsi formativi minimi, che garantiscono ai lavoratori un idoneo livello di esperienza volto alla tutela sia del datore di lavoro, in quanto gli garantisce un livello "minimo" di competenza per operare in sicurezza, sia alle istituzioni che attualmente espongono i lavoratori del settore a gravi rischi, a causa delle diverse ordinanze emesse per queste attività, dalle molteplici Capitanerie di porto sul territorio nazionale italiano;
di conseguenza, attualmente, soltanto i lavoratori iscritti al repertorio telematico gestito dall'Assessorato per il lavoro della Regione Siciliana e in possesso della card di "commercial diver italiano" possono essere considerati idonei per effettuare un tipo di attività fuori dalle aree portuali;..." 

Il mio consiglio: chi vi parla di corsi per OTS, validi per attività FUORI dalle aree portuali, ai - 50 metri (ma anche di meno), senza i requisiti per iscriversi al 2° livello dell'Albo (Repertorio) previsto dalla LR 07/2016 (http://www.gurs.regione.sicilia.it/Gazzette/g16-18o1/g16-18o1.pdf) , dichiara il FALSO.
In questi casi, rivolgetevi ad un avvocato, se vi ha imbrogliati!!






martedì 15 agosto 2017

Quale è la profondità max prevista per un corso da OTS (Operatore Tecnico Subacqueo)?

(di Manos Kouvakis)

I tre (3) decreti ministeriali che stabiliscono le competenze degli OTS, cioè il DM 13/01/1979DM 31/03/1981 e DM 02/02/1982, non specificano alcuna profondità, essendo quest'ultima stabilita dalla profondità del porto in cui opera un OTS, essendo lo stesso un operatore in ambito portuale, cosi com'è stabilito dagli articoli 1 e 2 del DM 13/01/1979, che cita cosi: 

"Decreto Ministeriale 13 gennaio 1979 - (in Gazz. Uff., 16 febbraio, n. 47): Istituzione della categoria dei sommozzatori in servizio locale.
...
Art. 1. Istituzione della categoria dei sommozzatori in servizio locale:
E’ istituita la categoria dei sommozzatori in servizio locale, quale personale addetto ai servizi portuali.
Art. 2. Attività dei sommozzatori.
I sommozzatori in servizio locale esercitano la loro attività entro l'ambito del porto presso il cui ufficio sono iscritti e nelle adiacenze e possono esercitare temporaneamente anche in altri porti, previa autorizzazione dell'autorità marittima del porto di iscrizione. Il comandante del porto deve accertare la rispondenza degli equipaggiamenti tecnici individuali alle norme vigenti..."

Quindi non esiste una profondità specifica alla quale si immerge un OTS, dal punto di vista legislativo, anche se di solito è quella di pochi metri, che coincidono con la profondità della maggiore parte dei porti Italiani

domenica 21 maggio 2017

CEDIFOP - Molo Sammuzzo, Porto di Palermo: La legge 07/2016 della Regione Siciliana: l’impor...

CEDIFOP - Molo Sammuzzo, Porto di Palermo: La legge 07/2016 della Regione Siciliana: l’impor...: La formazione degli operatori nel settore della metalmeccanica subacquea, in Italia, fino al 2016 era stata regolamentata, a livello ...

La legge 07/2016 della Regione Siciliana: l’importanza di una corretta formazione degli operatori subacquei industriali per la tutela dell’ambiente marittimo




La formazione degli operatori nel settore della metalmeccanica subacquea, in Italia, fino al 2016 era stata regolamentata, a livello legislativo, da una serie di atti amministrativi, cioè da 3 decreti ministeriali emanati dal ministero della Marina Mercantile, oggi Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, negli anni 1979, 1981 e 1982. 

Stabilivano le regole di base per questa categoria di operatori, per operare all’interno dei porti in Italia, creando cosi la figura degli OTS, Operatori Tecnici Subacquei, figura che nasce con il Decreto ministeriale del 02 febbraio 1982

Nessun atto legislativo è mai stato emanato, invece, per le attività fuori dai porti Italiani.

Senza tenere conto dei 16 disegni di legge presentati dal 1997 ad oggi, sia alla Camera dei deputati che al Senato, mai trasformati in legge, ma che sottolineavano l’importanza di questa figura; senza tenere conto di una serie di ordinanze che le varie Capitanerie di Porto, a partire dal 1992 con la capitaneria di Porto di Ravenna, dopo un incidente mortale nel suo territorio, hanno cominciato ad emanare, o di norme private e volontarie, come quelle UNI, che ha pubblicato nel 2010 la norma 11366, nessun atto legislativo è mai stato approvato per la formazione e le attività di questi operatori.




Arriviamo così al mese di Aprile 2016, momento in cui è stata promulgata dal presidente della Regione Siciliana la legge regionale n. 7, "Disciplina dei contenuti formativi per l'esercizio delle attività della subacquea industriale", pubblicata sulla Gazzetta ufficiale della Regione Siciliana il 29 aprile successivo e della quale nella riunione del Consiglio dei ministri n. 121 del 20 giugno 2016, è stata deliberata la non impugnativa. 



La legge della Regione Siciliana n. 07/2016 definisce i "Sommozzatori e lavoratori subacquei" come coloro che eseguono, in immersione, attività lavorative subacquee anche in via non esclusiva o in modo non continuativo, operando in acque marittime inshore ed offshore o interne, fuori dall'ambito portuale; e prevede dei titoli formativi rilasciati al termine di percorsi formativi, soggetti alle procedure e modalità di registrazione e vidimazione previste a livello generale per le attività di formazione professionale, ai sensi della vigente disciplina, titoli che sono riconoscibili ai sensi della direttiva 2005/36/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 7 settembre 2005 sull'intero territorio comunitario. La legge si propone di regolamentare la formazione degli operatori subacquei per le attività fuori dall'ambito portuale, mentre quelle in aree portuali restano agli OTS e al decreto ministeriale del 1979 che li ha creati.



La legge 07/2016, stabilisce percorsi formativi articolati "in tre livelli di qualificazione": di primo livello (inshore diver) o "sommozzatore" per le attività fino ai - 30 metri, di secondo livello (offshore air diver) detto anche di categoria "TOP UP" per le attività fino ai - 50 metri e di terzo livello (offshore sat diver), detto anche di categoria "altofondalista" (saturazione) per le attività oltre i - 50 metri; inoltre prevede l'iscrizione ad un repertorio telematico, gestito dalla regione Sicilia, con numerazione progressiva individuale e il rilascio all'iscritto di una card nominativa corredata dei dati integrali di iscrizione, valida per le attività svolte in ambito inshore, offshore o nelle acquee interne, con livelli di addestramento nettamente superiori a quelli previsti per coloro che sono iscritti al registro sommozzatori in servizio locale gestito dalle capitanerie di Porto, gli OTS, di cui al decreto ministeriale 13 gennaio 1979.



Cosi, mentre il decreto ministeriale del 1979, sancisce l'iscrizione al registro sommozzatori in servizio locale, solo agli operatori che prestano servizio all'interno dei porti, senza un preciso limite di profondità, essendo quest'ultima, nella maggioranza dei casi, circoscritta a pochi metri; l'iscrizione al repertorio telematico della Regione Siciliana, ESSENDO COME LEGISLAZIONE L'UNICA ESISTENTE SUL TERRITORIO NAZIONALE ITALIANO, ANCHE SE DI CARATETRE REGIONALE, rappresenta il requisito minimo per la corretta applicazione del decreto legislativo n. 81 del 2008, recante il testo unico in materia di sicurezza sul lavoro, stabilendo cosi 4 livelli di addestramento per questa categoria che possiamo sintetizzare nel seguente video: 


La legge 07/2016 stabilisce percorsi formativi, validi in tutta Europa, grazie alla direttiva Europea del 2005, la cui regionalità sta esclusivamente nella gestione, tramite l'Assessorato al Lavoro della Regione Sicilia, del repertorio telematico per il rilascio della card del commercial diver italiano, in base al livello di profondità delle immersioni, con percorsi formativi, stabiliti dall'articolo 3.2 della legge, per tutti coloro che gli hanno realizzato, sia in Sicilia che fuori, purché siano in regola con quanto stabilito dall'articolo 3.2 della legge stessa, che stabilisce che essi" ... devono essere conformi nei contenuti agli standard internazionalmente riconosciuti, con riferimento ai tempi di immersione e di fondo ed alle attività in acqua, dall’International Diving Schools Association (IDSA)..." e continua cosi "...ai controlli che devono essere effettuati per il rispetto di obblighi e requisiti generali in materia di salute, sicurezza ed ambiente (HSE), anche in conformità alle linee guida di International Marine Contractors Association (IMCA)...", cioè stabilisce un numero minimo di immersioni e di attività in acqua che devono essere eseguite durante i percorsi formativi per avere diritto all'iscrizione al repertorio telematico, regole valide per la prima volta in Italia per tutte le attività svolte, dai lavoratori METALMECCANICI subacquei, fuori dall'ambito portuale che resta riservato agli OTS.

Così, tale iscrizione diventa obbligatoria per il rispetto del decreto legislativo n. 81 del 2008, per tutti gli operatori delle aziende che operano fuori dai porti in Italia, come per esempio aziende iscritte nella categoria merceologica dell' "acquacoltura" in acqua di mare, salmastra o lagunare, piccole o grandi imprese di lavori subacquei, ma anche negli impianti offshore, operanti fuori dall'area portuale.



In Italia, la legge regionale è prevista dall'art. 117 della Costituzione ed ha la stessa posizione nella gerarchia delle fonti del diritto della legge ordinaria statale; la legge regionale n. 7 del 2016 della Regione Siciliana, nel pieno rispetto dei principi fondamentali del decreto legislativo n. 81 del 2008, costituisce in Italia l'unico atto legislativo relativo ai contenuti della formazione inerente al settore della subacquea industriale, motivo per il quale la formazione che deve ricevere un lavoratore che effettua un'attività subacquea fuori dall'ambito portuale, affinché si ottemperi ai requisiti previsti dal suddetto decreto legislativo, non può fare riferimento al decreto ministeriale 13 gennaio 1979, che all'art. 2 specifica "I sommozzatori in servizio locale esercitano la loro attività entro l'ambito del porto", ma alla legge regionale siciliana n. 7 del 2016, all'interno della quale vengono definiti i livelli di addestramento e di qualifica, con percorsi formativi minimi, che garantiscono ai lavoratori un idoneo livello di esperienza volto alla tutela sia della loro salute, sia del datore di lavoro, in quanto gli garantisce un livello "minimo" di competenza per operare in sicurezza, sia alle istituzioni che attualmente espongono i lavoratori del settore a gravi rischi, ed in particolare a causa delle diverse ordinanze emesse per queste attività, dalle molteplici Capitanerie di porto sul territorio nazionale italiano non essendo ancora uniformati alla legge.



Questo è il motivo principale per cui diverse interrogazioni parlamentari sia alla Camera dei Deputati sia al Senato asseriscono che "...di conseguenza, attualmente, soltanto i lavoratori iscritti al repertorio telematico gestito dall'Assessorato per il lavoro della Regione Siciliana e in possesso della card di "commercial diver italiano" possono essere considerati idonei per effettuare un tipo di attività fuori dalle aree portuali...".

Una evoluzione/rivoluzione di un settore che ha aspettato ben 35 anni per avere una sua regolamentazione parlamentare, che stabilisce percorsi formativi idonei a svolgere in sicurezza questo tipo di attività, che coinvolge più di 4.000 aziende in tutto il territorio nazionale e circa 20.000 lavoratori, che hanno operato fino a ieri con scarse condizioni di sicurezza nei settori delle acquee interne, inshore e offshore.



Una legge che finalmente dà il via all'inizio di un nuovo percorso, che permetterà all'Italia di rientrare in questo settore, ai livelli che le spettano di diritto nel panorama internazionale, ma che sono stati negati negli anni per la mancanza di leggi e regole certe che ora finalmente hanno cominciato ad indicarci la strada maestra da seguire in questo settore. 

L'apertura del repertorio telematico della regione siciliana e il rilascio della card del commercial diver italiano agli aventi diritto, apre altre prospettive, mai raggiunte, e non solo dall'Italia, come quello di far rientrare questi percorsi di formazione dei "commercial divers Italiani" previsti dalla LR 7/2016 fra quelli richiamati dalla comunità Europea, anche se oggetto di una disciplina regionale. Nel database Europeo si possono trovare vari esempi similari fra gli stati ad ordinamento federale o con ampie autonomie regionali, come ad esempio il Galles.

Fino ad oggi ha pesato moltissimo l’assenza dell’Italia dai documenti dell'IMCA, come nell’ultimo documento n. 016 del 2016 che fa riferimento solo ai Paesi che hanno una chiara legislazione per il livello offshore, livelli di addestramento che in Italia mancavano fino all'arrivo della legge 07/2016 della regione siciliana. Ora ci sono i presupposti per una integrazione anche dell'Italia fra gli altri paesi, per i livelli 2 e 3 previsti dal repertorio telematico della regione siciliana.

Sicuramente una corretta formazione degli operatori subacquei industriali, in coerenza con le tre tipologie di standard presenti in ambito internazionale e cioè gli standard formativi stabiliti dall'IDSA, gli standard operativi IMCA, applicabili nel cantiere, e gli Standard di sicurezza HSE, cosi come prevede l'articolo 3.2 della legge 07/2016 della regione siciliana, possono garantire una maggiore spendibilità della qualifica del sommozzatore italiano a livello internazionale, riportando la categoria al livello che le spetta per la storia e per le competenze che la caratterizzano.

La legge 07/2016 inserisce l’Italia in quel circuito internazionale, dove fanno parte paesi che operano da anni con leggi e regole certe e similari, contribuendo sensibilmente anche alla tutela dell’ambiente marittimo e marino, sia per evitare danni intenzionali, a seguito di comportamenti scorretti, per lo più riconducibili ad una scarsa formazione inadeguata e non mirata sulla professionalità degli operatori e sulla conoscenza e il rispetto degli ambienti marini.

Spesso i danni accidentali, causati involontariamente dagli operatori, possono derivare, tra l’altro, dall’incuria e dalle oggettive difficoltà per la mancanza di un corretto addestramento che prevede come operare rispettando l’ambiente circostante.

Certamente le attività dei metalmeccanici subacquei sono quelle che teoricamente possono comportare un impatto relativamente moderato sull’ambiente, soprattutto se realizzate secondo alcuni principi comportamentali. Viceversa, in assenza di una adeguata gestione, un’elevata pressione antropica di operatori non adeguatamente qualificati ed addestrati, può determinare uno stress ambientale difficilmente sostenibile da parte dell’ecosistema marino. 

E qui, oltre al problema legislativo, che attualmente trova la sua soluzione nella legge 07/2016 della regione Sicilia, manca qualcosa di più organico a livello nazionale, che permetterebbe un inquadramento più preciso di società ed operatori del settore, e quindi la necessità, operando in ambito nazionale di un censimento sotto un unico tetto delle piccole medie e grandi imprese che operano in tutti quei settori coinvolti dalla legge 07/2016 della regione siciliana, come per esempio aziende iscritte nella categoria merceologica "acquacoltura" in acqua di mare, salmastra o lagunare, piccole o grandi imprese di lavori subacquei, ma anche negli impianti offshore, operanti fuori dall'area portuale sia in ambito inshore che offshore, ma anche degli operatori stessi che operano in questi ambienti, non solo per la tutela e salvaguardia del territorio ma anche come riconoscimento preciso della loro professionalità e competenza, dimostrabile con la testimonianza della loro iscrizione al registro sommozzatori delle capitanerie di porto per le attività all’interno dei porti italiani e al repertorio telematico della regione siciliana per le attività fuori dall’ambito portuale.

Circa un anno fa, questa evoluzione/rivoluzione legislativa, in questo settore, dopo circa 35 anni di latitanza, ha avuto inizio, ricominciando il suo percorso dalla Sicilia, e ora ha bisogno di tutti noi per crescere, mettere radici, e portare la categoria dei sommozzatori italiani a quei livelli che le spettano storicamente di diritto, recuperando velocemente il tempo perduto.


domenica 23 aprile 2017

L'importanza della legge 07/2016 della regione Sicilia

di Manos Kouvakis

Il settore dei lavoro subacquei, in Italia, fino al 2016 è stato regolamentato, a livello legislativo, da 3 Decreti Ministeriali, del 1979,1981 e 1982. Ma, andando a vedere il significato del termine "Decreto Ministeriale", su Wikipedia, esso viene definito come "un atto amministrativo emanato da un ministro della Repubblica Italiana nell'ambito delle materie di competenza del suo dicastero, che non ha forza di legge".

Nel mese di Aprile del 2016, è stata promulgata dal presidente della Regione Siciliana la legge regionale n. 7, "Disciplina dei contenuti formativi per l'esercizio delle attività della subacquea industriale", pubblicata sulla Gazzetta ufficiale regionale il 29 aprile successivo, della quale, nella riunione del Consiglio dei ministri n. 121 del 20 giugno 2016, è stata deliberata la non impugnativa. Essa, definisce come "Sommozzatori e lavoratori subacquei" coloro che eseguono, in immersione, attività lavorative subacquee anche in via non esclusiva o in modo non continuativo, operando in acque marittime inshore ed offshore o interne, fuori dall'ambito portuale, specificando che i titoli rilasciati al termine dei percorsi formativi sono soggetti alle procedure e modalità di registrazione e vidimazione previste a livello generale per le attività di formazione professionale ai sensi della vigente disciplina e sono riconoscibili ai sensi della direttiva 2005/36/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 7 settembre 2005 sull'intero territorio comunitario. La stessa legge si propone di regolamentare la formazione degli operatori per le attività fuori dall'ambito portuale, lasciando le attività subacquee in aree portuali agli OTS e al decreto ministeriale del 1979 che li ha creati.

La legge , stabilisce dei percorsi formativi articolati "in tre livelli di qualificazione": di primo livello (inshore diver) o "sommozzatore" per le attività fino ai - 30 metri, di secondo livello (offshore air diver) detto anche di categoria "TOP UP" per le attività fino ai - 50 metri e di terzo livello (offshore sat diver), detto anche di categoria "altofondalista" (saturazione) per le attività oltre i - 50 metri; e prevede l'iscrizione ad un repertorio telematico, gestito dalla regione Sicilia, secondo numerazione progressiva individuale e il rilascio all'iscritto di una card nominativa corredata dei dati integrali di iscrizione, valida per le attività svolte in ambito inshore, offshore o nelle acquee interne, livelli di addestramento nettamente superiori a quelli previsti per coloro che sono iscritti al registro sommozzatori gestito dalle capitanerie di Porto, come OTS, di cui al decreto ministeriale 13 gennaio 1979.

Cosi, mentre il decreto ministeriale del 1979, sancisce l'iscrizione al registro sommozzatori in
servizio locale solo agli operatori che prestano servizio all'interno dei porti, senza un preciso limite di profondità, essendo quest'ultima, nella maggioranza dei casi, circoscritta a pochi metri, l'iscrizione al repertorio telematico della Regione Siciliana, rappresenta il requisito minimo per la corretta applicazione del decreto legislativo n. 81 del 2008, recante il testo unico in materia di sicurezza sul lavoro, perché garantisce ai lavoratori un idoneo livello di esperienza volto alla tutela sia del datore di lavoro, in quanto gli garantisce un livello di competenza, affinché possa operare in sicurezza, sia alle istituzioni che attualmente espongono i lavoratori del settore a gravi rischi.
Essendo la legge 07/2016 una legge che stabilisce esclusivamente dei percorsi formativi, validi in tutta Europa, grazie alla direttiva Europea del 2005, la regionalità della legge sta esclusivamente nella gestione, tramite l'Assessorato al Lavoro della Regione Sicilia, del repertorio telematico per il rilascio della card del commercial diver italiano, in base al livello di profondità abilitato dai percorsi formativi, stabiliti dall'articolo 3.2 della legge, a tutti coloro che hanno realizzato dei percorsi formativi, sia in Sicilia che fuori, purché siano in regola con quanto stabilito dall'articolo 3.2 della legge stessa, che stabilisce che i percorsi formativi, validi per l'iscrizione al repertorio telematico " ... devono essere conformi nei contenuti agli standard internazionalmente riconosciuti, con riferimento ai tempi di immersione e di fondo ed alle attività in acqua, dall’International Diving Schools Association (IDSA)..." e continua cosi"...ai controlli che devono essere effettuati per il rispetto di obblighi e requisiti generali in materia di salute, sicurezza ed ambiente (HSE), anche in conformità alle linee guida di International Marine Contractors Association (IMCA)...", cioè stabilisce il numero delle immersioni e le attività in acqua che devono essere eseguite durante i percorsi formativi per avere diritto all'iscrizione al repertorio telematico, regole valide per la prima volta in Italia per tutte le attività svolte, dai lavoratori subacquei, fuori dall'ambito portuale che resta  riservato agli OTS.
Così, tale iscrizione diventa obbligatoria per il rispetto del decreto legislativo n. 81 del 2008, per tutti gli operatori delle aziende che operano fuori dai porti in Italia, come per esempio aziende iscritte nella categoria merceologica "acquacoltura" in acqua di mare, salmastra o lagunare, piccole o grandi imprese di lavori subacquei, ma anche negli impianti offshore, operanti fuori dall'area portuale.
In Italia, la legge regionale è prevista dall'art. 117 della Costituzione ed ha la stessa posizione nella gerarchia delle fonti del diritto della legge ordinaria statale; la legge regionale n. 7 del 2016 della Regione Siciliana, nel pieno rispetto dei principi fondamentali del decreto legislativo n. 81 del 2008, costituisce in Italia l'unico atto legislativo relativo ai contenuti della formazione inerente al settore della subacquea industriale, motivo per il quale la formazione che deve ricevere un lavoratore che effettua un'attività subacquea fuori dall'ambito portuale, affinché si ottemperi ai requisiti previsti dal suddetto decreto legislativo, non può fare riferimento al decreto ministeriale 13 gennaio 1979, che all'art. 2 specifica "I sommozzatori in servizio locale esercitano la loro attività entro l'ambito del porto", ma alla legge regionale siciliana n. 7 del 2016, all'interno della quale vengono definiti i livelli di addestramento e di qualifica, con percorsi formativi minimi, che garantiscono ai lavoratori un idoneo livello di esperienza volto alla tutela sia del datore di lavoro, in quanto gli garantisce un livello "minimo" di competenza per operare in sicurezza, sia alle istituzioni che attualmente espongono i lavoratori del settore a gravi rischi, a causa delle diverse ordinanze emesse per queste attività, dalle molteplici Capitanerie di porto sul territorio nazionale italiano non essendo ancora uniformati alla legge.

Questo è il motivo principale per cui diverse interrogazioni parlamentari sia alla Camera dei Deputati sia al Senato asseriscono che "...di conseguenza, attualmente, soltanto i lavoratori iscritti al repertorio telematico gestito dall'Assessorato per il lavoro della Regione Siciliana e in possesso della card di "commercial diver italiano" possono essere considerati idonei per effettuare un tipo di attività fuori dalle aree portuali...".

Una evoluzione/rivoluzione di un settore che ha aspettato ben 35 anni per avere una sua regolamentazione parlamentare, che stabilisce percorsi formativi idonei a svolgere in sicurezza questo tipo di attività, che coinvolge più di 6.000 aziende in tutto il territorio nazionale e circa 30.000 lavoratori, che operavano fino a ieri con scarse condizioni di sicurezza nei settori delle acquee interne, inshore e offshore.


Una legge che finalmente dà il via all'inizio di un nuovo percorso,  che permetterà a tutta l'Italia di rientrare a fare parte in questo settore ai livelli che le spettano di diritto, ma che sono stati negati negli anni per la mancanza di leggi e  regole certe che finalmente hanno cominciato ad indicarci la strada maestra da seguire in questo settore.

sabato 27 giugno 2015

Grecia/ La crisi vista da un greco che vive da anni in Sicilia: “Sull’Euro Tsipras lascerà decidere il popolo”

di Manos Kouvakis

tratto da "LA VOCE DI NEW YORK":

L'OPINIONE/ Manos Kouvakis, da decenni in Sicilia, dove gestisce un Centro di alta formazione in subacquea industriale, racconta il suo Paese. I legami e le similitudini tra greci e siciliani. Il ruolo della volontà popolare nel possibile no alla Troika. E le porte aperte a Russia e Cina 



Manos Kouvakis è un greco che vive da tanti anni in Sicilia. Ma non ha mai perso il legame con la sua terra. Per lui, Grecia e Sicilia presentano tante similituduni: nei colori, nei sapori, nel modo di affrontare la vita. Dietro c'è una filosofia. Ma anche l'orgoglio di un greco che, oggi più di ieri, si sente rappresentato da Tsipras, un leader democratico diverso da chi l'ha preceduto che, a suo giudizio, interpreta le aspirazioni del popolo greco.

Nella trasmissione Prosopika della televisione nazionale greca Nerit del 5 aprile 2015, dal titolo La Grecia dell’Italia, la giornalista Elena Katritsi, nella sua intervista, ha cercato di riportare temi e opinioni dei greci che da anni vivono in Sicilia. Si parla dell’unicità della Sicilia e della sua similitudine con la Grecia, sia di tipo caratteriale ma anche di tipo politico-economico e della “vita che scorre nel suo quotidiano piena di sapori colori e musica”. Insomma, di una Sicilia legata alla Grecia da un filo invisibile.

Il rapporto tra Grecia e Sicilia si intreccia con le vicissitudini che l’attuale governo greco di Tsipras sta affrontando, dando un brusco cambio di rotta ad un ambiente consolidato dai governi passati che hanno portato il popolo ellenico a guardare con occhi diversi il passato. Sì, è vero che negli ultimi 40 anni della mia permanenza in Sicilia sono stato poco interessato all’andamento politico greco, ma è anche vero che l’elezione di Tsipras è stato un richiamo che ha attirato la mia attenzione sulle vicende del mio Paese.

Forse anche la conoscenza della lingua e i parenti rimasti in Grecia mi hanno coinvolto, ormai da mesi, in continue discussioni mai fatte prima sulle vicende politiche greche. Forse la sofferenza di un popolo che ha superato i confini dello stato greco e sta facendo da richiamo a tutti noi, cercando, come ha fatto sempre nei secoli passati, di alzare la testa e rompere ancora una volta le catene.

Tsipras (nella foto a destra con il Ministro dell'Economia greco, Varufakis)ha espresso la volontà della

maggioranza del popolo greco quando, nei giorni scorsi, ha dichiarato al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo: “Ci troviamo nel bel mezzo di una tempesta. Ma siamo gente di mare, siamo esperti della furia degli elementi e non temiamo di navigare su acque profonde, in nuovi mari, per raggiungere porti nuovi e più sicuri”. Mentre Yanis Varoufakis, ministro delle Finanze della Grecia nel Governo Tsipras parla dell’accordo che non si riesce a siglare fra le esigenze del popolo greco e i Paesi ‘duri’ dell’Unione Europea, non utilizzando la parola inglese agreement o agreed, ma l’equivalente parola greca: sinfonia, che suona come la melodia di un accordo che permetterebbe alle parti di portare avanti una politica comune, che metta in primo piano la crescita di un popolo. Sì, la crescita del popolo greco che, anche alla luce degli errori commessi dai governi precedenti, rifiuta di mantenere una Troika di sacrifici, sudore e sangue, a vantaggio degli interessi forti, interessi che nulla hanno a che fare con la solidarietà e la cooperazione, valori nel cui nome è stata costruita l’Eurozona. 

Il governo greco è pronto a far saltare gli “accordi subiti” e navigare verso porti nuovi, ma nello stesso tempo lotta affinché si trovi la “sinfonia” all’interno dell’eurogruppo, avendo la consapevolezza che in questo momento manca ai suoi interlocutori, che si trovano dall’altra parte del tavolo: ovvero la consapevolezza che l’uscita della Grecia dall’Euro, per quanto disastrosa possa essere nell’immediato per il governo greco, non è per nulla paragonabile alle macerie che lascerebbe alle sue spalle in tutti i Paesi che resteranno all’interno dell’Eurozona. In ogni caso si apriranno scenari impensabili, che in questo momento si possono solamente ipotizzare, ma nulla sarà come prima.

E’ possibile questa soluzione dell’uscita della Grecia dall’Euro? Penso di sì, perché nessuno ha veramente capito dopo tanti secoli lo spirito del popolo greco, che è il vero motore che fa muovere Tsipras, greco al cento per cento, che con le lacrime agli occhi ha tenuto i suoi discorsi nel Parlamento ellenico in piazza Syntagma ad Atene. Ora, Alexis Tsipras vuole la delega dalla maggioranza del popolo greco per andare avanti in una decisione storica, quale essa sia, decisione che dovrà prendere nei prossimi giorni nei tavoli delle trattative europee. Anche per lanciare un segnale forte ai Paesi dell’Eurozona. Che dirà? Da greco, penso che dirà non ci sono più margini e tempo, che non saranno più accettate condizioni transitorie che non risolvono niente, ma prolungano solo le sofferenze di un popolo già molto provato. Insomma, chiederà ai propri cittadini di dargli un mandato preciso, su cosa fare. E cioè:

a) rimanere nell’Euro e accettare il piano della Troika;

b) uscire dall’Euro e accettare la Dracma con tutte le conseguenze (e opportunità?) del caso.



Da grande politico, vuole che questa decisione storica sia condivisa dal popolo, lui vuole solo farsi portavoce della sua volontà, facendo partecipare ogni singolo cittadino a questo avvenimento, dove qualsiasi soluzione che verrà scelta diventerà storia: una storia che sarà raccontata alle generazioni future. Vuole sentire il polso di un popolo che si sente umiliato da questo trattamento, che vuole stare in Europa, ma come cittadino europeo e non come popolo sottomesso alle banche, di un popolo che vuole stare in una Europa diversa, come era stata pensata quando è stata creata e non come quella attuale. Un’Europa che oggi non sembra avere memoria di un popolo - il popolo greco - che non ha mai avuto paura ad alzare la testa e combattere contro nemici molto più potenti senza timore, e che la storia di secoli e secoli ha sempre premiato con la vittoria.

Nello stesso tempo Tsipras non chiuderà la strada ad alternative possibili, perché vuole trovarsi pronto ad ogni evenienza. Da qui l’importanza della sua presenza a San Pietroburgo, con riferimento all’intesa preliminare fra Russia e Grecia per il passaggio del gasdotto Turkish Stream sul territorio greco. Accordo che permetterà ad Atene di usufruire di un prestito pari al 100% dell’importo del gasdotto che avrà una capacità annua di 47 miliardi di metri cubi di gas, con un accordo che pone le basi per una ulteriore cooperazione con la Russia. Sullo sfondo c’è anche il mercato cinese, che attualmente ha molto investito in Grecia, come per esempio nel porto di Pireo. Una Cina che sta guardando con attenzione agli sviluppi della crisi greca ed è pronta ad intervenire.

Non va dimenticato un altro aspetto importantissimo, che attualmente non viene menzionato: la Grecia è ricca di risorse nel settore degli idrocarburi e il governo greco, ultimamente, ha annunciato la proroga del termine per la presentazione delle offerte per la seconda esplorazione e sfruttamento degli idrocarburi in 20 aree marine della Grecia occidentale e a sud di Creta. Questo potrebbe essere il naturale sviluppo di uno scenario internazionale nuovo, che porterà nei prossimi decenni a trasformare una zona del Mediterraneo (che include Cipro, Grecia, Sicilia e i Paesi nordafricani) in un polo di estrazione petrolifera. Opzione che porterà benessere economico alle popolazioni locali e che potrà sostituire, nei prossimi decenni, il polo dei Paesi del Nord, dove attualmente lo sfruttamento degli idrocarburi è spinto ai limiti dello sfruttamento economicamente accettabile.

Siamo all’inizio di nuove ere, che cambieranno in ogni caso concetti e visioni di un futuro davvero intrigante e interessante, ma anche con moltissime incognite e nodi che dovranno essere sciolti in tempi brevi, come in un romanzo di avventura, scritto dai migliori scrittori internazionali del settore, ma con attori e situazioni reali che noi vivremo in prima persona, perché la soluzione finale toccherà tutti noi, in qualsiasi parte del mondo viviamo.

Chiudo con una digressione su un settore che da anni mi vede protagonista in Sicilia: la formazione di personale altamente specializzato nella subacquea industriale. Il Centro di formazione che abbiamo aperto in Sicilia a Palermo - il Cedifop - in questo momento non può dialogare con Grecia. A meno che il mio Paese non adeguerà la propria legislazione alla normativa internazionale del settore. Passaggio che potrebbe avvenire nei prossimi anni vista l’importanza della subacquea industriale. Questo potrebbe diventare un settore che potrebbe unire Sicilia e Grecia in un Mediterraneo nel quale la domanda di queste particolari professionalità è in crescita.


(Foto tratta da nationalgeografiph.it)