CEDIFOP

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le foto si riferiscono alle attività del CEDIFOP, nei vari livelli di addestramento

sabato 21 giugno 2014

Sicilia e formazione professionale, storia di un isola felice che non c’è più

(di Manos Kouvakis)


C’era una volta, in un isola felice, un collaudato percorso per la gestione dei corsi di formazione professionale che si divideva in due grandi settori:
  • la formazione con fondi nazionali ed europei, realizzata a seguito di bandi pubblici a cui regolarmente partecipavano tutti gli enti che ritenevano di poter gestire e realizzare progetti innovativi e specialistici, e
  • una formazione “ordinaria” di progetti formativi finanziati con fondi regionali, la cosiddetta legge 24, e la regione, con i propri mezzi li finanziava seguendo logiche “particolari”, … (LR 24 del 6-03-1976 – art.24 “…. Agli oneri ricadenti negli esercizi finanziari successivi a quello in corso, valutati in lire 1.000 milioni, si provvede con parte dell' incremento del gettito delle entrate tributarie della Regione.”)
Ma a un certo punto, dal 2003 in poi, i fondi regionali sono venuti a mancare e i rubinetti di flusso continuo di risorse pubbliche chiusi o deviati ad “annaffiare” altro tipo di “coltivazioni”(all’epoca era subentrato il problema dell’inserimento degli ex articolisti ed altri lavoratori il cui mantenimento veniva man mano caricato su fondi regionali, togliendo la possibilità di investire in altri settori). Questo ha creato sofferenza alla regione, che decide di non promuovere più bandi come quelli del primo settore, provando a finanziare solo la formazione del secondo tipo con fondi nazionali ed europei destinati al primo settore.

Cosi si firma nel 2005 un protocollo d’intesa (all’epoca l’assessore al lavoro era l’On. Francesco Scoma) con la comunità europea, con cui si stabilisce che la CE da una parte garantiva un flusso di denaro per la formazione professionale siciliana, mentre la regione Sicilia si impegnava a garantire all’Europa una serie di condizioni obbligatorie come il diritto di libera concorrenza, di partecipazione aperta a tutti coloro che rispettano le clausole europee, cioè a tutti gli enti accreditati che possono gestire corsi di formazione professionale in Sicilia; infatti leggiamo nel Decreto Assessoriale del 13/04/2006, pubblicato nella GURS di 30/06/2006, supl. Ord. n.2 :”Considerato che, in conformità ai principi fissati negli articoli 28 e 49 del trattato istitutivo della Comunità europea, appare necessario che la regione assicuri libertà di stabilimento e di libera prestazione di servizi a tutti i soggetti che intendono proporre attività di orientamento e formazione professionale nell’ambito del territorio regionale, fermo restando che l'esercizio di tali attività è subordinato all'accreditamento delle sedi operative;”

Sembra tutto semplice, ma il realtà non lo è. E’ semplicemente l’inizio dei “guai” che ancora oggi stanno portando allo sbaraglio migliaia di famiglie siciliane che in tutti questi anni hanno vissuto con i proventi attribuiti agli enti che facevano formazione professionale “ordinaria”.

Termini come “consolidato”, o “enti storici”, “garanzia occupazionale”, che abbiamo sentito tante, tantissime volte, diventati negli ultimi 10 anni gli obiettivi della regione, parimenti diventano sempre più distanti da quei principi di libertà sottoscritti con la comunità europea.

Si possono fare tantissimi esempi ma mi limito di citare alcuni fra quelli riportati nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, che cita la direttiva 2004/18/CE del parlamento Europeo e del consiglio del 31 marzo 2004, relativa al” coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori, di forniture e di servizi”, dove troviamo frasi come “Gli Stati membri dovrebbero provvedere affinché la partecipazione di un offerente che è un organismo di diritto pubblico a una procedura di aggiudicazione di appalto pubblico non causi distorsioni della concorrenza nei confronti di offerenti privati.” Oppure “Le specifiche tecniche fissate dai committenti pubblici dovrebbero permettere l’apertura degli appalti pubblici alla concorrenza.” La formazione siciliana adotta invece tutti i concetti diametralmente opposti a quanto ribadito anche nel documento della UE Europa 2020 “Attuando la politica di concorrenza, la Commissione farà in modo che il mercato unico rimanga un mercato aperto, assicurando anche in futuro pari opportunità alle imprese e lottando contro il protezionismo nazionale. Ma la politica di concorrenza darà un ulteriore contributo al conseguimento degli obiettivi di Europa 2020.” 

Ma vediamo quello che è successo in questi ultimi anni nella formazione professionale siciliana

Il 2006 è trascorso tranquillo, mentre nel 2007 la situazione comincia a diventare esplosiva e la regione cerca di limitare i danni, dando la minor pubblicità possibile, ad un operato che negli anni successivi si trasforma in una bomba ad orologeria che si sta amplificando sempre di più

Nel 2008 il Prof (Piano Regionale dell’Offerta Formativa), viene impugnato dal commissario dello stato, ma dalla politica arrivano le “garanzie di una corretta gestione”, per cui si trova la soluzione di ri-adottare il piano dell’anno precedente, a garanzia degli enti storici, e naturalmente di coloro che si avvantaggiano di questa situazione per un altro anno.

Nel 2009 non potendo più ripetere il giochetto dell’anno precedente, si inventa la linea 1 (enti storici) e la linea 2 (tutti gli altri enti), cosi come prevede il regolamento della comunità europea per poter usufruire dei finanziamenti( – avviso n.12 del 4/11/2009 – formazione permanente linea 2 P.O.R. FSE Sicilia 2007-2013 asse II occupabilità), per poter mettere di nuovo le mani illegittimamente sui finanziamenti della comunità europea. Naturalmente la linea 1 parte subito, finanziata dalla CE, mentre la linea 2, dopo aver svolto il suo ruolo, cioè buttare fumo negli occhi e permettere l’accesso ai finanziamenti CE alla linea 1, non avendo più motivo di “esistere” scompare e ad oggi ancora si aspetta l’avvio di quei pochi corsi entrati in graduatoria nella linea 2, ma volutamente poi accantonati. Anche un altro avviso, il n.8 del 29/05/2009: Programma operativo obbiettivo convergenza 2007-2013 FSE Asse II – Occupabilità, creato ad arte per calmare gli animi inquieti, ha svolto la sua parte in quel periodo, perché ha permesso di avere poche lamentele da parte di chi non era stato inserito in un “blindato” Prof 2009, naturalmente anche l’avviso n. 8, dopo aver svolto il ruolo di specchietto per le allodole, subito dopo è stato smontato ad arte. Stesso fine fanno anche 2 delle 4 linee dell’avviso “Infomare”, ( non si nono mai fatte neanche le graduatorie), mentre la linea 4 ha superato lo sbarramento di fuoco di tutti, chi sa perché.

Nel 2010: non potendo più ripetere i “trucchi” degli anni precedenti, con uno sforzo enorme, il Prof, viene finanziato con proventi regionali e non europei, ma anche nel 2010 sono state cercate tutte le scappatoie possibili per mettere le mani sui finanziamenti della CE, come per esempio le diarie degli allievi pagate con quei soldi ecc.

Nel 2011 si arriva perfino a mettere paletti per impedire l’ingresso di enti che diversamente avrebbero avuto diritto di partecipazione, a volte stravolgendo i criteri di selezione, per accaparrarsi per l’ennesima volta i finanziamenti europei e gestirli con modalità diametralmente opposte a quelle sottoscritte con l’Europa (libera concorrenza, trasparenza, qualità, ecc.).

In pratica la regione ha portato avanti negli ultimi anni un sistema protezionistico, con bandi e avvisi diversi, ma identici nel risultato di finanziare non i progetti, ma la platea di lavoratori della formazione. Le stesse dichiarazioni del Dott. Albert, che risultano dai verbali ufficiali della seduta della V commissione lavoro e formazione dell’ARS n.287 del 26.6.2012 dove “…… rileva che il suo mandato era quello di portare a compimento il bando…” (riporto la parte scritta nei verbali, naturalmente non tutta la dichiarazione espressa davanti alla commissione).

Questa gestione è una delle cause per la quale gli ispettori dell’OLAF, arrivano in Sicilia bocciando quasi tutto, mentre contemporaneamente partono le inchieste della magistratura che da anni aveva sotto osservazione queste attività

Ma non è possibile smontare dall’oggi al domani un carrozzone che negli anni, le varie amministrazioni, lontane dai riflettori e dalla trasparenza, hanno costruito, ora è diventato un problema impossibile gestire

Credo che la verità sia sotto gli occhi di tutti: La formazione professionale è ormai, da anni, in balia di lotte di spartizione e di interessi avallati di volta in volta da chi a turno viene chiamato a gestire i finanziamenti che la comunità europea manda in Sicilia, in una situazione ormai irrecuperabile.

Dopo la bocciatura da parte della comunità europea, unica possibilità di portare avanti la seconda ed eventualmente la terza annualità dell’Avviso 20, è quella di “lasciare” i finanziamenti esistenti della comunità europea (a patto di rispettarne i criteri di assegnazione) e trovare delle soluzioni alternative. Cosi con una serie di alchimie, quasi impossibili, con genialità si è trovata una soluzione praticabile per la seconda annualità, che però visto da un’angolazione diversa, ha penalizzato ancora di più i giovani siciliani, anche se è riuscita ad allontanare per un po’ la catastrofe annunciata.

Premesso che ogni volta che la comunità europea finanzia una attività da realizzare, questo finanziamento non è mai al 100%, ma una parte, pari al 20- 30% viene coperta dallo stato o dalle regioni destinatarie del finanziamento, così, nel piano finanziario che prevedeva la seconda annualità formativa, tenendo conto che nel bilancio dello stato erano stati accantonati sia i finanziamenti della comunità europea sia (la minor parte) quelli dello stato e della regione, consapevoli che quelli della comunità europea, anche se rappresentavano la parte più cospicua, era impossibile averli, si arriva alla la tremenda decisione: Si rinuncia alle somme che la comunità europea aveva stanziato per la formazione in Sicilia, si sposta invece la piccola percentuale dal bilancio dell’anno precedente a quello attuale, e con queste rimanenti somme si cerca di “accontentare” per quanto possibile gli enti formativi.

Due gli immediati risultati: Non esistono fondi europei per far partire una formazione di qualità, e pur gestendo tutto in economia, facendo tesoro delle cifre rimanenti, con la magistratura che ha cominciato a scoperchiare il vaso di pandora, siamo arrivati alla situazione di oggi che tutti conosciamo.

E il futuro?

Di certo non si possono gestire in questo modo le risorse della comunità europea, e non ci saranno in futuro somme accantonate da anni precedenti per poter essere utilizzati.

Unica soluzione è quella di un ritorno alla vecchia legge LR 24 del 6-03-1976 da dove tutto era partito, con finanziamenti regionali che di certo non è facile reperire.

Quindi la grande “cura dimagrante” ha come scopo di snellire le future spese della regione, riducendo al minimo le unità da soccorrere.

Da qui nasce l’idea di una mega struttura, che in futuro verrà finanziata con fondi regionali. Cioè è prevedibile un vero e proprio ritorno a quello che succedeva prima del 2003. 

Ma tutto questo sarà possibile?

D’altra parte è giusto che i sindacati cercano di tutelare i lavoratori, e anche l’assessorato recepisce questa situazione, ma le risorse disponibili per questa tipologia di attività, cosi predisposte, non esistono, a meno che non si vadano a creare ancora situazioni poco chiare. Non si possono utilizzare in piena trasparenza i fondi UE per ragioni di tutela dei lavoratori della formazione, giuste o sbagliate che siano, perché, semplicemente questi fondi hanno destinazioni diverse. Non si mette in dubbio la legittimità delle intenzioni, ma è illegittimo l’utilizzo di questi fondi che sono stanziati per attività diverse.

Esistono oggi, molti moltissimo fondi che li arrivano dalla comunità europea ma per usarli deve rispettare le regole della comunità che sono diverse da quelle che vuole la regione.

I due punti di vista sono inconciliabili. Impossibile una loro coesistenza, e passando il tempo le distanze si allungano ancora di più, creando ancora più disagio, perché la verità continua ad essere sempre nascosta

Ma non dimentichiamo che nel 201, cioè durante la prima annualità sono state pubblicate tre tipi di graduatorie, la prima di coloro a cui i progetti sono stati approvati e finanziati perché esisteva la disponibilità economica, la seconda di progetti approvati ma non entrati nel finanziamento per mancanza di liquidità e terza di progetti non approvati.

Ora la regione, anche utilizzando fondi propri, durante la seconda annualità, ha tolto “l’appalto” a diversi enti, convogliando tutti i progetti verso una mega struttura che è quella di Priolo, ma, secondo me, si pone una domanda legittima e cioè, questo “dirottamento” rientra nella legittimità oppure essendo sempre delle graduatorie, approvate nella prima annualità, esse dovevano scorrere assegnando agli enti che avevano presentato progetti approvati ma non finanziati per mancanza di fondi, la possibilità di essere a loro volta inseriti nel finanziamento? Restando sempre in tema di formazione, ad esempio, all’allievo che si ritira da un corso subentra il primo in graduatoria (fra coloro che hanno superato la selezione) e non si inserisce un soggetto che non ha partecipato alla selezione, così mi chiedo, come è possibile che si revocano i finanziamenti ad alcuni enti e al loro posto subentra un altro ente, che non ha partecipato al bando né ha presentato quei progetti, e non è in graduatoria?

Certo, la situazione è gravissima, ma non è colpa dell’attuale amministrazione, perché non si può addossarle la responsabilità di tutto quello che le amministrazioni precedenti hanno “combinato”.

Non è colpa degli enti che si trovano a gestire una situazione che è più grande di loro, perché devono garantire i lavoratori anche quando i corsi non sono attivi, come se fossero dipendenti di una pubblica amministrazione. Ma non lo sono, perché sono semplicemente dei privarti assunti da un ente privato.

Certo non è colpa dei sindacati che cercano di tutelare e salvare il salvabile, ma in tutti questi anni perché non sono intervenuti?

Tutti sapevano..

Ora si stanno cercando nuove soluzioni, ma perché solo ora? Cosa si è fatto in tutti questi anni, quando si poteva intervenire senza creare la situazione drammatica di oggi.

E siamo solo all'inizio….

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giovedì 5 giugno 2014

Incontro a Palermo sul DDL 698 presso la libreria nautica "UN MARE DI LIBRI"

di Manos Kouvakis

Prosegue l’iter del DDL 698 all'interno della Commissione V, prima di approdare in aula per la votazione finale, nella speranza che possa risolvere un problema che emargina gli italiani da più di 35 anni.

In attesa degli ultimi sviluppi del DDL 698, si apre il ciclo di una serie di incontri, manifestazioni e convegni per la divulgazione delle motivazioni che hanno portato alla sua stesura, che modificherà tutto il settore della subacquea industriale con ripercussioni a livello regionale, nazionale e internazionale. 

Il primo incontro, per un dibattito sull'argomento, è stato programmato per sabato 28 giugno 2014 ore 18:30 presso la libreria nautica "UN MARE DI LIBRI" di Via Francesco Crispi, 88 - 90139 PALERMO (PA) tel.: 091325234 - www.unmaredilibri.com



Il dibattito si articolerà sui seguenti argomenti:
- legislazione italiana nella subacquea industriale negli ultimi 30 anni;
- proposte legislative presentate in Parlamento, le Ordinanze delle Capitanerie di Porto;
- la normativa UNI 11366;
- le tre tipologie di standard internazionali: formativi ISDA, operativi IMCA, sicurezza HSE;
- importanza del DDL 698 sul piano internazionale;
- importanza di un registro regionale aperto a tutti gli italiani ed ai cittadini della comunità europea.


Il DDL 698 "Norme per il riconoscimento della professione e disciplina dei contenuti formativi per l’esercizio delle attività della subacquea industriale", si può leggere integralmente su questo link: http://www.cedifop.it/CORSI_2014/DDL_698.htm

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domenica 1 giugno 2014

Attività e tempi realizzati dagli allievi del primo corso 2014 per OTS del CEDIFOP

di Manos Kouvakis

Questi sono i tempi realizzati dagli allievi del corso per OTS del CEDIFOP, n.07/PA/2013, alla chiusura delle attività corsuali. Tutti i tempi sono registrati e certificati nel diario personale di ciascun allievo.

Attività in acqua:
• numero di immersioni 561 di cui in SCUBA 266 e in SURFACE 308
• minuti in immersione totali: 18.073
• scuba da 0-19 metri - minuti: 8.333
• scuba da 20 - 30 metri - minuti: 2.039
• SSDE da 0-19 metri - minuti: 6.790
• SSDE da 20-30 metri - minuti: 356

Attività in superficie:
o minuti di attività in superficie totali: 24.505
o gestione del pannello per la comunicazione - minuti: 8.260
o gestione dell'ombelicale - minuti: 11.396
o assistenza alla vestizione - minuti: 4.450
o stand-by - minuti: 439


I suddetti tempi sono stati realizzati dal collettivo degli allievi che frequentano il corso per OTS (livello base) del CEDIFOP, che prevede l’apprendimento delle tecniche di immersione, in "SCUBA e SURFACE", dalla superficie e le procedure standard per la gestione in sicurezza di un cantiere subacqueo, secondo gli standard della didattica IDSA (International Diving Schools Association) con l’applicazione degli aggiornamenti dei programmi validati durante il meeting n. 30, di Seattle (USA) dell’agosto 2012, che aggiorna gli standard della revisione 4 del meeting di Palermo del 2009 (INTERNATIONAL DIVER TRAINING CERTIFICATION DIVER TRAINING STANDARDS Revision 4 - October 2009). Il percorso didattico ha il riconoscimento dell'HSE (Healt e Safety Esecutive) per il livello di “SCUBA e SURFACE”: 


Cedifop applica la didattica internazionale IDSA di cui è Full Member, una delle 17 scuole riconosciute al mondo, di cui 14 in Europa, unica in Italia, mentre come membro IMCA per la divisione Diving per Europa ed Africa, è autorizzata dall'IMCA ad affermare che i corsi del CEDIFOP sono in linea con i documenti guida dell’IMCA (Course content is in line with guidance document IMCA) D 015 (Mobile/Portable Surface Supplied System), IMCA D 023 (Diving Equipment Systems Inspection Guidance Note for Surface Orientated Diving System-Air), cosi come è richiesto, anche, nel documento dell’ENI SpA del 5 Agosto 2013 “Requisiti HSE per i fornitori di lavori subacquei”.



Va sottolineato che, per gestire con professionalità e sicurezza e in modo ottimale le attività subacquee al servizio dell’industria nei cantieri sia inshore che offshore, devono coesistere contemporaneamente le tre fondamentali tipologie di standard internazionali e cioè: standard formativi (IDSA), standard operativi (IMCA) e standard di sicurezza (HSE), standard che sono da anni alla base dei percorsi formativi del CEDIFOP.