CEDIFOP

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le foto si riferiscono alle attività del CEDIFOP, nei vari livelli di addestramento

domenica 29 aprile 2012

Differenze fra la subacquea ricreativa ed industriale


Open Water Diver, Advanced Open Water Diver, Emergency First Response, Rescue Diver, Divemaster e poi istruttore subacqueo. Ecco un percorso della subacquea sportivo/ricreativa per diventare  da appassionato ed inesperto un semiprofessionista (Divemaster) e successivamente un professionista (istruttore) in questo settore.

Nessuno penserebbe di “saltare” i livelli obbligatori in questo percorso, passando direttamente alla qualifica di Divemaster o di Istruttore senza prima acquisire i livelli intermedi previsti.

Ma quello che sembra ovvio e normale nella subacquea sportivo/ricreativa, diventa di difficile comprensione (purtroppo solo in Italia) se si applica all’altro scomparto della subacquea che è la subacquea industriale. Scomparti diversi fra di loro per la tipologia delle attrezzature usate, le tecniche di immersione, ma principalmente per i concetti base.

Facciamo alcuni esempi: l’uso dell’erogatore, normale nella subacquea sportiva, va considerato pericoloso, quindi “vietato” nella subacquea industriale.
Analizziamo il perché: l’operatore, inserito nella categoria dei metalmeccanici (sia in Italia che nel resto del mondo, come qualifica), è un lavoratore in un cantiere subacqueo, dove come in tutti i cantieri di lavoro, esiste la probabilità di un incidente durante il quale l’operatore può anche restare privo di sensi. Ora l’uso dell’erogatore può mettere in serio rischio l’incolumità dell’operatore, mentre “l’uso di idonei caschi che consentano la respirazione” (previsti in Italia sin dal 1992 dall’ Ordinanza n.77 della Capitaneria di Porto di Ravenna), può scongiurare questo pericolo.

La stessa ENI spa, nel documento Lettera HSE/SIC Prot. 16 del 21/5/2008 dal titolo "REQUISITI HSE PER I SUBAPPALTATORI DI LAVORI SUBACQUEI" scrive  testualmente:
“Gli autorespiratori autonomi ad aria (A.R.A.) presentano limiti e difficoltà intrinseci (le immersioni con attrezzatura subacquea alimentata dalla superficie costituiscono il metodo più sicuro e da preferire per le operazioni subacquee). Le attrezzature A.R.A. pertanto, non dovranno essere utilizzate nelle attività subacquee legate a costruzione, riparazione e manutenzione.”
Anche il concetto dell’immersione in coppia è una tecnica obbligatoria solo nella subacquea sportivo/ricreativa, ma non nella subacquea industriale, dove è possibile l’immersione anche di un solo operatore, per postazione, ma con una intera squadra che lo assiste e monitorizza dalla superficie (comunicazione, trasmissione aria, gestione ombelicale/cima, standby ecc).

(foto dal corso per OTS del CEDIFOP - attività formativa 2012)

Nella subacquea industriale possiamo parlare di immersioni in SCUBA (Self Contained Underwater Breathing Apparatus), cioè  aria presa da una bombola alle spalle e di immersione in SURFACE, cioè aria presa tramite un cavo ombelicale dalla superficie.
Faccio un semplice esempio per sottolineare la differenza: Un operatore che usa un casco rigido o morbido, collegato ad una bombola alle spalle è in Scuba, collegato con un ombelicale alla superficie è in Surface, lo stesso se usa un granfacciale, se collegato con la bombola è in Scuba, con la superficie tramite ombelicale è in Surface. Un operatore in immersione con l’erogatore è semplicemente “fuori norma” se l’immersione rientra nei parametri della subacquea industriale (immersione di attività lavorativa all’interno di un cantiere subacqueo).

Il contatto con la superficie, nella subacquea industriale, è obbligatorio e deve essere costante e continuo fra la squadra di superficie e l’operatore in immersione. Ciò avviene tramite il cavo ombelicale se è previsto (immersione in Surface), diversamente con una semplice cima (immersione in Scuba), che collega l’operatore in immersione con la squadra in superficie. Anche qui, la motivazione è principalmente la sicurezza; anche se l’immersione avviene in area portuale ad una profondità di qualche metro, siamo sempre all’interno di un cantiere dove può capitare un incidente che potrebbe coinvolgere l’operatore in immersione che può restare svenuto e intrappolato. Ora dalla superficie non sempre è possibile conoscere la posizione esatta dove si trova l’operatore in immersione, e in una eventuale ricerca, anche alcuni minuti per individuarne la posizione, possono risultare fatali per l’operatore che ha bisogno di un aiuto immediato. Mentre il collegamento, anche con una semplice cima, permetterebbe allo standby di intervenire, individuando immediatamente la posizione dell’infortunato, seguendo semplicemente la cima o l’ombelicale, offrendo assistenza immediata, che a volte può fare la differenza. Inoltre la cima può essere usata anche per una elementare comunicazione con la superficie.

Mi viene in mente l’incidente subacqueo, del 24 febbraio 2012, dove l’operatore che stava riparando una boa alla profondità di 20 metri, ha avuto un improvviso malore ed è stato recuperato privo di vita alla profondità di 50 metri. A voi le riflessioni sull’accaduto.

(foto dal corso per OTS del CEDIFOP - attività formativa 2012)

La stessa IMCA sconsiglia l'uso di SCUBA (e vieta l’uso dell’erogatore) nel modulo D014  dal titolo “IMCA International Code of Practice for Offshore Diving”, capitolo 7.3.1., perché presenta dei limiti intrinseci e non è adeguato, mentre nel modulo IMCA  D033 dal titolo “Limitations in the Use of SCUBA Offshore”, rimanda l’utilizzo delle pratiche in SCUBA per il solo inshore (AODC065), (anche qui esclude l’uso dell’erogatore), criticando comunque questa tecnica, per la limitazione della quantità di aria che il subacqueo può portare con se, in particolar modo  se il diver sta lavorando sodo, respirando affannosamente. Inoltre il diver incontrerebbe un maggiore impedimento nei movimenti in ambienti ristretti aumentando la probabilità di rimanere impigliato; in tal caso la modalità in Surface fornirebbe aria illimitata finché il problema non si risolve.  Anche nel caso di decompressione con l’ausilio del computer,  tarato per le immersioni ricreative, può a volte  non essere affidabile per i più pesanti tipi di lavoro che si affrontano in questa attività.  Al contrario, un subacqueo che sta utilizzando attrezzature e tecnica di Surface ha un continuo monitoraggio dalla squadra di superficie, durante lo svolgimento delle sue attività.
Il supervisore può quindi controllare il tempo che trascorre il diver ad una determinata profondità e garantire che adeguate  procedure di decompressione vengano eseguite in maniera corretta. IMCA sottolinea inoltre che la maggiore mobilità vantata da un subacqueo in SCUBA potrebbe creare situazioni di pericolo nel caso di immersioni in mare aperto con forti correnti, dove in presenza di una situazione di emergenza il collegamento con la superficie può risultare determinante.

Si può facilmente capire che i concetti di base delle due tipologie di immersioni sono assolutamente diversi, niente di più pericoloso che voler mischiare i concetti e provare ad addestrare gli operatori a fare attività della subacquea industriale con tecniche della sportiva, cosa a cui purtroppo spesso assistiamo con risultati che spesso parlano di vittime, che in moltissimi casi potevano essere evitate.

Poi assistiamo alle solite reazioni, con la presentazione di qualche interpellanza in parlamento, ogni volta che un evento luttuoso riempie le cronache dei giornali, ma sono ben poca cosa e non risolvono un grave problema che coinvolge vite umane, in incidenti spesso evitabili, causa anche della legislazione vigente formulata da più di 30 anni.

giovedì 5 aprile 2012

Scuba, Surface, Top Up e legislazione Italiana


Negli ultimi decenni abbiamo assistito a diversi tentativi di proporre una legge specifica nel settore della subacquea con ben 9 proposte di legge presentate o elaborate nelle ultime legislature – 3 proposte durante la legislatura attuale - con diverse proposte di legge presentate e ripresentate nelle varie legislature, molte hanno cercato di fare delle “ammucchiate” fra le due tipologie di subacquea, sportiva ricreativa e subacquea industriale, creando solo più confusione, senza risolvere realmente i problemi di sicurezza e procedure connesse. 

Occorre una legge che recepisca queste differenze e le diverse esigenze fra le due tipologie di subacquea, cosa che era presente nella prima proposta legislativa, presentata nel 1997, “Disciplina delle attività subacquee ed iperbariche professionali”, con il Disegno di legge 2339 del senatore Battaglia rimodulata e rivista nel più recente disegno di legge 2369 “Disposizioni concernenti le attività professionali subacquee e iperbariche”, presentato dall’On. Lo Presti nel 2009, unici disegni di legge che affrontano i problemi del settore della subacquea senza mischiare la parte sportiva e la parte commerciale/industriale, fra le ben otto proposte legislative presentate dal 1997 ad oggi. 

Ma approfondiamo di più il mondo della subacquea industriale, sezionando ed analizzando un percorso tipo: parliamo delle due tipologie di immersioni secondo standard e canoni internazionali: le attività in Basso Fondale e attività in Alto Fondale. 



La differenza principale fra le due tipologie è semplicemente il gas che si respira durante l’immersione, se l’immersione è fatta ad aria (aria o aria arricchita) allora rientriamo nelle immersioni in Basso Fondale, mentre se si fa uso di miscele (elio al posto dell’azoto con percentuali variabili nelle diverse profondità, ma anche di attrezzature particolari come la campana chiusa ecc.), parleremo di immersioni in Alto Fondale. 

Tutte le immersioni rientrano in queste due tipologie, senza eccezioni e vie di mezzo, quindi nella subacquea industriale le immersioni o sono in basso o sono in alto fondale. 

La profondità massima per le immersioni in Basso Fondale non può superare i – 50 metri, oltre tale limite è obbligatorio usare durante le immersioni le tecniche dell’Alto Fondale. Questa limitazione assoluta verso il basso potrebbe diventare relativa per immersioni a profondità inferiori, dove a volte questi limiti possono essere abbassati, per praticità e maggiore sicurezza, lì dove esiste la possibilità di utilizzo di attrezzature per alto fondale (esempio: se facciamo una immersione in saturazione a – 40 metri, avremo un’immersione di alto fondale ai – 40 metri). 

Ma torniamo a parlare delle immersioni standard in basso fondale, cioè immersioni ad aria a profondità massima di – 50 metri. 

Esse vanno divise in 2 categorie: le immersioni ad aria, che avvengono dalla superficie, cioè il diver si immerge da una superficie (banchina o imbarcazione), l’ombelicale parte dalla superficie e nel caso di emergenza lo standby interviene dalla superficie. Queste immersioni, secondo le definizioni dell’HSE-UK, riguardano sia l’inshore diving che l’offshore diving (Diving at Work Regulations 1997 List of Approved Diving Qualifications dated 9 August 2011), e le immersioni ad aria con l’uso di un “basket” o di una “campana aperta”, con la particolarità dello standby che si immerge insieme con il diver nel basket o nella campana aperta, arrivando alla profondità programmata, dove il diver “esce” per effettuare l’attività prevista, mentre lo standby rimane in attesa all’interno della campana aperta o del basket, pronto ad intervenire in caso di necessità. Questo tipo di immersione è spesso conosciuta con il nome di “TOP UP” (trova applicazione solo nell’offshore diving, secondo le definizioni dell’HSE-UK). 

La prima categoria di immersione può arrivare fino ad un massimo di -30 metri di profondità, mentre la seconda (TOP UP) va dai -30 ai -50 metri. Ma anche qui con la specifica che se si effettua un’immersione con l’uso di un basket o di una campana aperta ad una profondità inferiore possiamo parlare di tecniche di TOP UP usate per profondità anche inferiore a -30 metri. 

Purtroppo qui la confusione regna sovrana in Italia, sia a causa di una legislazione specifica mancante, sia di tantissime informazioni errate pubblicate da “soggetti” che dovrebbero essere punto di riferimento per quanti vogliono conoscere questo mondo. 



Spesso leggiamo di corsi di formazione proposti dove, facendo un paragone, uno prima acquisisce la patente di guida per il camion e dopo quella per il … motorino (cioè in una elencazione di categorie, mettono prima lo SCUBA, poi l’altofondale e in seguito il… TOP UP), o si legge di corsi dove si pubblicizza il rilascio di attestati per profondità di – 50 metri (!!), con uso di tecniche sportive, addirittura in alcuni casi addizionano all’attestato per OTS il titolo di guida subacquea ... 3 stelle CMAS!!!. Ancora peggio, troviamo corsi per OTS fatti interamente in aula e senza alcuna immersione durante il periodo formativo. C’è, inoltre, chi usa questi corsi, per trovare manovalanza gratuita, usando i malcapitati studenti in cantieri di lavoro, camuffati da attività in stage e ancora chi pubblicizza di “brevetti” (e non attestati) OTS o, chi suggerisce come unico rimedio di rivolgersi all’estero per avere una formazione adeguata, mortificando ancora di più questo settore in Italia. 

Naturalmente tutto a discapito della sicurezza e dei ragazzi che poi si trovano in mano “carte” non spendibili in ambito lavorativo.