CEDIFOP

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le foto si riferiscono alle attività del CEDIFOP, nei vari livelli di addestramento

martedì 3 luglio 2012

INTERROGAZIONE N. 2691 - ARS - Assemblea Regionale Siciliana - Interrogazione Parlamentare N. 2691 del 29.06.12


ARS - Assemblea Regionale Siciliana

Interrogazione Parlamentare  N. 2691 del 29.06.12 (Annuncio Aula Seduta n. 360) - Notizie sulla valutazione dei progetti di cui al c.d. 'Avviso 20' e sulle eventuali irregolarità in sede di attribuzione dei punteggi.



  XV  Legislatura ARS

                             INTERROGAZIONE
                            (risposta orale)

  N. 2691 - Notizie sulla valutazione dei progetti  di  cui  al
           c.d. 'Avviso 20' e sulle eventuali  irregolarità  in
           sede di attribuzione dei punteggi.

              Al Presidente della  Regione e all'Assessore  per
           l'iIstruzione   e   la   formazione   professionale,
           premesso che:

              il Dipartimento Regionale dell'Istruzione e della
           Formazione, con Avviso n.20, approvato  con  Decreto
           del Direttore Generale n.3699 del 12 agosto 2011, ha
           indetto una procedura finalizzata all'acquisizione e
           selezione   di   'Percorsi    formativi    per    il
           rafforzamento dell'occupabilità e  dell'adattabilità
           della forza lavoro siciliana';

              il  detto  Avviso  indicava,  fra  i  criteri  di
           attribuzione dei punteggi per  la  formazione  delle
           graduatorie, la c.d.  'esperienza  continuativa  nel
           territorio  regionale'  (punto  1.1),   rilevata   a
           partire dalla valutazione dei corsi  realizzati  nel
           quinquennio precedente alla  data  di  pubblicazione
           dell'avviso;

              il  citato  punto  escludeva,  esplicitamente,  i
           corsi realizzati  in  ambito  OIF,  IFTS,  dell'alta
           formazione,  dell'apprendistato,  della   formazione
           continua anche con fondi interprofessionali;

              egualmente, al  successivo  punto  1.2,  dove  si
           indicavano i criteri di valutazione  dell'esperienza
           maturata     nell'ambito     di     attività      di
           formazione/orientamento/istruzione e  politiche  del
           lavoro, finanziate nel triennio antecedente al bando
           con  risorse  regionali,   statali   e   comunitarie
           congruenti  con  le   specifiche   dell'Avviso,   si
           escludevano i corsi OIF, IFTS, ecc;

              la   ratio   della   detta   esclusione   è    da
           individuarsi, verosimilmente, nella diversa  natura,
           rispetto ai corsi  formativi  PROF,  delle  attività
           sopracitate, alcune  soggette  ad  altra  e  diversa
           disciplina (OIF, IFTS, formazione  continua),  altri
           comunque non sottoposti alle funzioni  di  controllo
           esercitate dall'amministrazione regionale;

              atteso che:

              i c.d. 'corsi liberi', ovvero  i  corsi  che,  in
           forza di quanto espressamente previsto  dal  decreto
           23  luglio  2003  dell'Assessore  per   il   lavoro,
           risultano tenuti a 'essere presentati ed attuati con
           le modalità previste per  le  attività  cofinanziate
           dal Fondo sociale europeo (FSE), fissate nell'avviso
           n. 3/2002 'P.O.R. Sicilia 2000-2006  -  Modalità  di
           presentazione delle istanze e di  svolgimento  delle
           azioni  cofinanziate  dal  Fondo  sociale  europeo',
           pubblicato nel S.O. nella Gazzetta  Ufficiale  della
           Regione Siciliana (P.I.) n. 34 del  26  luglio  2002
           (n. 25) e successive modifiche ed integrazioni,  per
           quanto  con  esse   compatibili   e   con   espressa
           esclusione  di   tutte   le   norme   di   carattere
           economicofinanziario';

              i detti corsi, tra  l'altro,  sono  soggetti,  in
           tutto e per tutto, al pari di  quelli  a  suo  tempo
           finanziati e regolamentati dalla legge  regionale  6
           marzo 1976, n.24, ai poteri di vigilanza e controllo
           da  parte  dell'amministrazione  regionale  ed  alle
           disposizioni    sull'accreditamento    delle    sedi
           formative;

              in sintesi, può tranquillamente  affermarsi   che
           si è determinata una vera  e  propria  equiparazione
           fra i  progetti  finanziati  con  fondi  pubblici  e
           quelli  autofinanziati,  considerato  che  gli  enti
           accreditati   operano   progetti    formativi    che
           realizzano un interesse pubblico senza gravare sulle
           finanze pubbliche;

              in  forza  di  quanto  sopra  richiamato   appare
           evidente come, in sede di valutazione delle proposte
           progettuali, con specifico riferimento ai punti  1.1
           e   1.2,   le   attività    accreditate,    ancorché
           autofinanziate,    avrebbero    dovuto    concorrere
           all'attribuzione dei punteggi;

              è altresì da rimarcare come gli  enti  che  hanno
           promosso  'corsi   liberi'   risultino   ancor   più
           'meritevoli' in quanto, pur sottostando alle  stesse
           regole relative  ai  corsi  finanziati  con  risorse
           pubbliche, hanno avuto la  capacità  di  'stare  sul
           mercato' e trovare  allievi  cui  hanno  chiesto  il
           pagamento di  corrispettivi,  evidenziandosi  perciò
           che i contenuti formativi  ed  i  titoli  conseguiti
           riscontrano effettiva 'spendibilità' nel mercato del
           lavoro;

              rilevato che:

              in sede di valutazione dei  progetti,  il  nucleo
           all'uopo incaricato (verbale n.1 del 26/01/2012), ha
           proceduto ad escludere  dalla  valutazione  i  corsi
           autofinanziati;

              tale decisione  NON  trova  riscontro  in  quanto
           previsto dall'Avviso 20, che in nessuna sua parte ed
           in alcun modo (neppure  in  forma  indiretta  ovvero
           desumibile in via analogica  da  altre  disposizioni
           del vigente ordinamento) indica di escludere i corsi
           liberi  dalla  valutazione;

              il  comportamento  del  nucleo  appare   pertanto
           palesemente  illegittimo  nella  parte  in  cui   ha
           ritenuto di introdurre una previsione  ultronea  che
           ha alterato e falsato quanto sancito dall'Avviso, il
           cui contenuto, ad ogni effetto, va considerato  come
           lex specialis che l'Amministrazione  sarebbe  tenuta
           ad osservare scrupolosamente;

              va altresì rilevato  come  l'operato  del  nucleo
           appaia  egualmente  in  palese  contraddizione   con
           quanto  indicato  a  riguardo  dal  'Manuale   delle
           Procedure  dell'ADG  Por-FSE  nella  parte  in   cui
           prescrive (cap. 5.1) che '... la  selezione  avviene
           sulla  base  di  requisiti  di  ammissibilità  e  di
           criteri  di  valutazione  definiti   nel   documento
           approvato dal Comitato di Sorveglianza' e che '(...)
           Il Nucleo di valutazione,  verificherà  valuterà  le
           proposte progettuali presentate, tenendo  conto  dei
           criteri di valutazione riportati nell'avviso.';

              in tal senso va rimarcato che,  sempre  ai  sensi
           del citato Manuale, 'la responsabilità diretta per l
           affidamento     delle     attività     da      parte
           dell'Amministrazione   regionale   e   quella    del
           controllo sugli affidamenti da parte degli organismi
           intermedi è in capo all'Autorità di Gestione' e che,
           pertanto,  è  all'ADG  che   vanno   ricondotte   le
           eventuali responsabilità in merito, ivi  compresi  i
           casi  in  cui  l'operato  del  Nucleo  non   risulti
           legittimo;

              considerato che:

              quanto  sopra  esposto  mette  in  questione   la
           legittimità dell'intera  procedura  e,  soprattutto,
           della  graduatoria  scaturente   dalla   valutazione
           effettuata;

              l'esclusione dei 'corsi liberi' ha determinato  e
           determina un grave pregiudizio  a  danno  di  alcuni
           enti che, come detto, hanno realizzato e  realizzano
           finalità di pubblico interesse senza gravare fin qui
           sulle finanze pubbliche  ed  i  corsi  dagli  stessi
           promossi  hanno  riscontrato  e  riscontrano   vasto
           successo nella platea dei potenziali interessati;

              quanto   detto   vale   -   a   fortiori   -   in
           considerazione  del  carattere   pluriennale   della
           programmazione prevista dall'Avviso 20 e si risolve,
           nei fatti, in un danno  per  l'utenza  del  servizio
           formativo, privata della  possibilità  di  scegliere
           percorsi   che,   verosimilmente,   riscontrerebbero
           maggiore interesse;

              da  notizie  di  stampa   si   apprende   altresì
           dell'esistenza   di   ricorsi,   di   fronte    alla
           giurisdizione amministrativa,  promossi  proprio  in
           ragione  delle  irregolarità  sopra  evidenziate;

              i  contenziosi  determinatisi,   che   vedrebbero
           verosimilmente     soccombere      l'amministrazione
           regionale, rischiano  di  mettere  in  questione  il
           regolare avvio dell'intero complesso delle  attività
           formative, con pesanti conseguenze  sull'occupazione
           e sul reddito dei ben 8 mila operatori del comparto;

              un intervento immediato in  sede  amministrativa,
           volto a ripristinare la legittimità delle  procedure
           selettive e a rimuovere le  cause  dei  contenziosi,
           eviterebbe il blocco delle attività  ed  il  rischio
           che  i  competenti   organi   comunitari,   da   cui
           provengono le risorse che  finanziano  le  attività,
           sanzionino le eventuali irregolarità compiute  dalla
           Regione  (si  rammenta   in   tal   senso   che   il
           Dipartimento, quale soggetto attuatore, assume tutte
           le responsabilità a riguardo);

              per sapere:

              se si ritengano legittime le  procedure  adottate
           e,  in  particolare,  se  appaia  o  meno  legittimo
           l'operato del nucleo di valutazione nella  parte  in
           cui ha introdotto un criterio ultroneo (peraltro  in
           carenza di  un  sottostante  interesse  pubblico)  e
           quali interventi s'intenda adottare per  individuare
           e sanzionare le eventuali responsabilità;

              quali iniziative s'intenda assumere per garantire
           la legalità  e  legittimità  della  selezione  delle
           proposte progettuali di cui all'Avviso 20,  evitando
           che possano determinarsi le  gravissime  conseguenze
           sopra   evidenziate   (blocco   dell'intero    PROF,
           intervento e sanzioni in sede comunitaria);

              quali   iniziative   s'intenda   complessivamente
           adottare  per  garantire  che  la  programmazione  e
           gestione  dei  corsi  di  formazione   professionale
           risultino  ispirate  ai  criteri  costituzionalmente
           sanciti di imparzialità, trasparenza ed  efficienza,
           garantendo al meglio  ai  siciliani  l'accesso  alle
           opportunità formative più  utili  e  spendibili  sul
           mercato del lavoro.

              (L'interrogante   chiede   lo   svolgimento   con
           urgenza)

              (29 giugno 2012)
                                                   LENTINI








lunedì 2 luglio 2012

International Diving Schools Association (IDSA) INFORMATION SHEET


THE ASSOCIATION


The Association was formed in 1982 as a result of a meeting between Schools attending the American Diving Contractors Conference in New Orleans.  The aims of the Association were then, and are now ;-

·            To provide a means of effective communication between schools.
·            To work towards common International Standards of Training.
·            To improve the quality of commercial diving education
·            To work towards improved standards of safety, emergency drills and procedures.
·            To provide a common and collective voice to government industrial agencies on any matter affecting members.
·            To co-operate on matters which may improve placement opportunities for graduates from member schools.
·            To promote any activity, idea or subject which may improve the international operations of the Association.

The Association is concerned with all divers - Offshore, Inshore and Inland - as well as non diving qualifications e.g. Supervisor, DMT and LST.  The Association has established International Diver Training Standards based on the consensus opinion of its many members, they are available in a separate publication.  The Standards provide both a yardstick for those responsible for either administering existing National Standards or creating new ones, and a guide for Clients, Diving Contractors and Divers themselves. It is considered that the introduction of these Internationally agreed diver training standard will have the effect of ;-

·       Equating Standards Internationally.
·       Providing Guidance to Organisations setting Standards for the first time.
·       Improving Safety.
·       Providing Contractors with a direct input to the Diver Training Syllabus.
·       Enabling Contractors to bid across National Borders on a more even playing field.
·       Improving Diver quality.
·       Providing Divers with greater Job Opportunities.

Some governments have and will, set their own National Diver Training Standards.  The IDSA programme provides a means of equating them by maintaining a Table of Equivalence - see the Publications section of the Association’s Website.


International Diving Schools Association

47 Faubourg de la Madeleine
56140 Malestroit
Brittany, France 
Phone :            +33 (0)2 9773 7261
E Mail :            info@idsaworldwide.org
Web :               www.idsaworldwide.org



TYPES of MEMBERSHIP



There are 5 types of Membership :.

FULL                             This type of membership is divided into 2 categories:

1.              Full Member (Diver Training)
2.              Full Member (Specialist Diving)

ASSOCIATE          Schools who are either considering Full Membership or who wish to be associated with the work of the Association.

AFFILIATE            Government Departments, Diving Contractors and other Organisations concerned with or interested in the work of the Association.

INDUSTRIAL         Clients, Diving Contractors, Suppliers, Manufacturers and other relevant organisations who wish to show their support for the work of the Association in the form of Sponsorship.

RECIPROCAL     An exchange of Membership with Organisations whose aims are similar to those of IDSA, and                                from which both sides can benefit.  This type of Membership is agreed by an exchange


The IDSA DIVER TRAINING STANDARDS



The IDSA Diver Training System is based on a modular approach. Each Standard, or Level of Competence, is made up from a combination of modules (see Tables 1 and 2 on page 3).  The modules may be taught in two ways :

Either        Combined as an integrated course,
Modules may be combined to run a course leading to one of the IDSA Levels, for example, if modules A & B are combined, successful students would be eligible to receive the IDSA Level 1 (SCUBA) qualification.

Or             Individually

                    Note :      The order in which the elements of each Module or combination of Modules are taught may be                     altered to suit the facilities, staff and equipment available, provided they are progressive.

The current Modules are described in the Tables which follow.

TABLE 1 : The IDSA DIVER TRAINING MODULES


MODULE TYPE
DETAIL


A
Preparatory
Diving principles and theory common to both SCUBA and Surface Supply. Must be combined with either the SCUBA or Standard Surface Supply Modules.
Theory only
B
SCUBA
Training and assessment in the use of SCUBA and simple work t   tasks
30m
C
Surface Supply Inshore
Training and assessment in the use of Surface Orientated Air    Diving Equipment and common inland/inshore work tasks
30m
D
Surface Supply Offshore

Training and assessment in air diving operations using an open (wet)     bell acting as Bellman and Diver and/or using a Hot Water suit.
50m
E
Closed Bell/
Mixed Gas
Training and assessment in the use and operation of a closed bell – acting as Bellman and Diver using the appropriate breathing gas mixture
100m






TABLE 2 : The IDSA DIVER TRAINING STANDARDS

IDSA STANDARDS
MADE UP of MODULES
DETAIL
Note 1
IDSA Level 1

Commercial SCUBA Diver

A + B
Competent to dive safely using open circuit self-contained air breathing equipment. Has a working knowledge of the following  tasks  :- , Elementary rigging, the Use of Lifting Bags, Diver Search Techniques, the Use of Hand Tools and Visual Inspection - see Note 2

30m
IDSA Level 2

Surface Supplied Inshore Air Diver

A + B + C
Competent to dive safely both inland & inshore using open circuit self-contained air breathing equipment and surface orientated air diving equipment.  Has a working knowledge of the Level 1 tasks  plus Chamber Operations, the use of Power Tools, thermal Arc Cutting equipment, Air Lifts and Jetting equipment, simple Underwater Construction tasks - see Note 2.  The principles of the following subjects are also taught, but in-water experience is not mandatory ;-Bolt Guns, Explosives, Wet Welding, Diving in Polluted Waters

30m
IDSA Level 3 Surface Supplied Offshore Air Diver

A + B+ C + D
Competent to dive inland, inshore & offshore using, open circuit self-contained air breathing equipment, surface orientated air diving equipment, and from an open bell.  Able to use a hot-water suit. Has a working knowledge of the work tasks listed in Levels 1 & 2.

50m
IDSA Level 4 Closed Bell/Mixed Gas Diver

All Modules
A level 3 diver who is competent to take part in closed bell operations, acting as Bellman and Diver, using the appropriate breathing gas mixture

100m


NOTES :

1. Depth Limits : The depths shown in the right hand column of the tables are those which a diver is competent to achieve on successful completion of training.  He/she may go deeper with further experience and/or training as assessed by a Diving Contractor and allowed by National Legislation.

2. Task training  The Task training set out in the modules will provide the trainee with a general appreciation of the techniques and problems involved in carrying out the specified underwater work. For the diver to be considered a competent worker it will generally be necessary for further specialist training to be undertaken, especially for cutting, welding, explosives, NDT and offshore air diving.

IDSA PUBLICATIONS


Full details of the way in which the Association operates are contained in two documents - The 'Diver Training Standards' (DTS) and the 'Operational and Administrative Procedures' (OAP).  Both documents may be downloaded from our Website www.idsaworldwide.org and are designed to give a complete framework for the Approval of Schools and the Standards they should teach.  They are particularly relevant to Countries which as yet do not have their own National Standards.  They have the advantage of being independent as they have been created by the consensus view of the Members, and are therefore not influenced by any national allegiance. The Standards contain details of the 5 IDSA Diver Training Standards, information concerning Applications for Membership : Auditing : the Issue of Qualification cards and other relevant matters.








lunedì 25 giugno 2012

Pulizia in cavitazione al corso IDSA Level 2

Marco Montanari, in qualità di Coordinatore Nazionale NOS, ha partecipato al corso IDSA Level 2 organizzato dal CEDIFOP (http://www.cedifop.it/), durante il quale ha illustrato le capacità della Caviblaster, pulitrice subacquea in cavitazione. Un esemplare di Caviblaster viene dato da NOS in uso al CEDIFOP, affinchè possa procedere alla formazione pratica degli OTS sull'utilizzo di questa innovativa tecnologia, l'unica certificata e autorizzata.


Giugno 2012 - Corso di FP per il rilascio della certificazione IDSA level 2 
Cantieri Navali Porto di Palermo.



Idrogetto cavitazionale: le nuove tecnologie: esercitazioni con la CAVIBLASTER, omologata CE dal marzo 2010 e con certificazione ambientale TUV. Si tratta di una applicazione che sfrutta l'effetto della cavitazione in ambiente subacqueo che tipicamente si genera quando un elica supera il suo ottimale regime di rotazione. Impiegata in tutto il mondo, questa tecnologia americana - ampiamente utilizzata con pieno successo - non usa il getto d'acqua come uno scalpello meccanico ma lo utilizza invece come una sorgente di cavitazioni le cui implosioni generano shock waves. Se opportunamente indirizzate e focalizzate esse scaricano la loro energia per la disincrostazione di strutture in immersione. E'così possibile la pulizia di carene, tubazioni, cavi elettrici e quant'altro senza minimamente abradere le eventuali vernici protettive presenti. Le attrezzature che utilizzano questa tecnologia hanno anche il vantaggio di operare in condizioni di estrema sicurezza per il subacqueo, poiché il getto risulta inoffensivo a più di 7-8 centimetri dall'ugello di uscita. La manovrabilità di questi utensili a "getto cavitazionale" e con impugnatura "a pistola" è ottima grazie ad un speciale sistema di bilanciamento a "retro-getto" che ne compensa totalmente la spinta naturale, rendendo il lavoro leggero, più preciso e sicuro. Le dimensioni compatte consentono un ottimo lavoro anche su superficie e strutture molto complicate. 

domenica 24 giugno 2012

Corso TOP UP italiano e riconoscimenti HSE


Per la prima volta in Italia ad un percorso Italiano, HSE ha riconosciuto la certificazione TOP UP.

La risposta positiva, dopo un lunghissimo iter fatto di controlli e verifiche delle attività svolte, ecc, apre la strada ai successivi corsisti.

La prima approvazione è arrivata in data 19 giugno 2012:

“HSE has considered your professional diving qualification, and can confirm that you may work as a diver in British Waters using Surface Supplied, Surface-Orientated Diving Techniques to a maximum depth of 50 metres. Your details and qualification have been put on HSE’s database of approved qualifications.”

Il titolo dell’attestato riconosciuto dall’HSE per il livello “SURFACE SUPPLIED TOP UP” è

“OPERATORE TECNICO SUBACQUEO – TOP UP – IDSA LEVEL 3”

CEDIFOP è l'UNICA scuola in Italia che effettua questo corso



corso TOP UP del CEDIFOP - campana chiusa e TUP


corso TOP UP del CEDIFOP - "salto in camera"

corso TOP UP del CEDIFOP - campana aperta

corso TOP UP del CEDIFOP - basket


Percorso didattico per il TOP UP:

corso 01 - OTS (secondo standard IDSA) - minimo 3 mesi
corso 02 - corso IMCA per DIVER MEDIC - 10 giorni
corso 03 - "OTS - Saldatore subacqueo - IDSA level 2" - 20 giorni
corso 04 - TOP UP - 20 giorni

                                                         =========================
Attenzione! Questa sequenza di corsi, tempi e riconoscimenti connessi, riguardano ESCLUSIVAMENTE I PERCORSI FORMATIVI  PROPOSTI DAL CEDIFOP,  e non va assolutamente interpretata come indicazione generica o applicabile ai percorsi formativi proposti da altri enti di formazione in Italia.

CEDIFOP, non prende in considerazione richieste di partecipazione, ai corsi per "OTS - IDSA Level 2", o "TOP UP", che non soddisfano i requisiti per l'ammissione, cioè con attestati che provengono da scuole, che non rientrano negli standard e non hanno i tempi di fondo realizzati con percorsi, attività e tempi indicati dall'IDSA, richiesti per l'accesso.

In questi casi, possiamo solo consigliare, a chi vuole proseguire questo percorso in Italia, di ripetere ex novo il corso, a partire da quello base da OTS,

giovedì 21 giugno 2012

Idrogetto cavitazionale: le nuove tecnologie


Dal marzo 2010 è stata omologata CE nella direttiva macchina e nella direttiva applicazioni una strumentazione rivoluzionaria, che potrebbe essere la miglior soluzione per gran parte dei problemi di lavoro subacqueo. Si tratta di una applicazione che sfrutta l’effetto della cavitazione in ambiente subacqueo che tipicamente si genera quando un elica supera il suo ottimale regime di rotazione. Essa nel 2003 ha ricevuto la certificazione della U.S. NAVY. Impiegata in tutto il mondo, questa tecnologia americana – ampiamente utilizzata con pieno successo – non usa il getto d'acqua come uno scalpello meccanico ma lo utilizza invece come una sorgente di cavitazioni le cui implosioni generano shock waves. Se opportunamente indirizzate e focalizzate esse scaricano la loro energia per la disincrostazione di strutture in immersione. E’così possibile la pulizia di carene, tubazioni, cavi elettrici e quant’altro senza minimamente abradere le eventuali vernici protettive presenti. Le attrezzature che utilizzano questa tecnologia hanno anche il vantaggio di operare in condizioni di estrema sicurezza per il subacqueo, poiché il getto risulta inoffensivo a più di 7-8 centimetri dall’ugello di uscita. La manovrabilità di questi utensili a “getto cavitazionale” e con impugnatura “a pistola” è ottima grazie ad un speciale sistema di bilanciamento a “retro-getto” che ne compensa totalmente la spinta naturale, rendendo il lavoro leggero, più preciso e sicuro. Le dimensioni compatte consentono un ottimo lavoro anche su superficie e strutture molto complicate.

Cercheremo ora di offrire una spiegazione semplice del complesso principio fisico-idrodinamico che è il cuore del sistema: da ogni unità a “getto cavitazionale”  l’acqua in pressione fuoriesce dall’ugello di emissione sotto forma di una nuvola di microbolle o, più precisamente, di microcavità cariche di energia in uno stato instabile, e così mantenute da microscopici moti vorticosi. Essi sono dotati di vita brevissima, ma sufficiente a garantire l'efficienza operativa del getto. L'energia del fascio d'acqua è quindi fornita non solo dall'energia cinetica dovuta alla velocità di fuoriuscita, ma anche da un'energia interna instabile dovuta al moto caotico-microvorticoso che mantiene in vita le micro cavità per quel “micro tempo” indispensabile a lasciarle lavorare. Quando il getto incontra una superficie solida, impregnando gli interstizi, le incrostazioni ecc, le micro-cavità collassano in una miriade di implosioni, e queste shock waves trasferiscono praticamente tutta l’ energia impiegata per generarle all'azione di separazione e sgretolamento delle incrostazioni. La forza distruttiva del getto dipende anche dal tipo e dalla consistenza del materiale colpito: tanto più questi è rigido, fratto e poroso, tanto più forte sarà l’effetto. Poiché la fase di formazione delle micro cavità avviene in tempi ben più lunghi della fase implosiva, questa produce risultati di qualche ordine di grandezza superiore a quelli ottenibili da un semplice getto ad alta pressione ma senza l’azione implosiva del “getto cavitazionale”. E’ qui opportuno ricordare che i fenomeni di micro-cavitazione sopra descritti non possono formarsi in ambiente subaereo. Questa strumentazione è pertanto di esclusivo impiego subacqueo, anche perché il retro-getto di compensazione emesso in aria potrebbe diventare pericoloso, non essendoci l’acqua ambiente a disperderlo, assorbirlo e ad ammortizzarlo.

Poiché le vernici protettive antifouling sono elastiche e compatte, esse subiscono passivamente  la “mitragliata” delle microimplosioni, assorbendo solo una minima parte della loro energia e quindi rimanendo intatte. Le incrostazioni calcaree tipiche del fouling – essendo formate da materiali cristallini (prevalentemente carbonato di calcio) molto rigidi e disomogenei – le assorbiranno totalmente e tenderanno a riempirsi di microfratture perdendo ogni potere di adesione. Analogamente si staccheranno facilmente anche organismi animali quali i classici “denti di cane”, le ostriche, e quant’altro abbia come collante un materiale cristallino e fragile. Allo stesso modo si staccheranno anche le cozze, il cui bisso è fissato al supporto mediante piccolissime placche calcaree.

Il fenomeno è particolarmente evidente durante la pulizia di tubi metallici, sui quali il “collante” delle incrostazioni può essere formato da ossidi ed idrossidi ferrosi, che possono trasformarsi in carbonati.  Tra i più comuni ricordiamo l’ Ankerite, la Goethite e  l’ Idrozincite,  tutti cristallini e  fragili. In questo caso succede spesso che dalla tubazione si stacchino delle placche, delle croste che ricordano lo sfogliarsi della corteccia degli alberi da sughero. Le superficie pulite con “getti cavitazionali” riacquistano normalmente la loro originaria lucentezza e/o levigatura; questo dimostra che tutto quanto vi si era naturalmente attecchito è stato totalmente asportato. Le idropulitrici tradizionali (la cui efficacia dipende da una pressione decisamente più elevata) tendono invece a lasciare superficie più rugose, “micro scolpite, ove il fouling si fissa e cresce molto più rapidamente. Mancando quell’effetto a scalpello dell’impatto di un getto d’acqua in pressione (come nelle idropulitrici), i “getti cavitazionali” sfruttando principi fisici diversi  possono essere tranquillamente impiegati anche su materiali tessili e/o legnosi, che vengono puliti senza alcun danneggiamento. Gli eventuali residui organici improbabilmente rimasti vengono “sterilizzati” dall’effetto cavitazionale che comporta la morte delle cellule vive rimaste.

Pertanto i “getti cavitazionali” possono essere considerati  la tecnologia ideale per la pulizia delle gabbie per gli allevamenti ittici in mare perché non solo non danneggia le strutture e le reti ma nemmeno i pesci all’interno che restano comunque fuori dal suo raggio d’azione.

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Confronti

Operativamente, tra una idropulitrice tradizionale ed una pulitrice cavitazionale le differenze sono molte ed importanti:


IDROPULITRICI TRADIZIONALI

-- La pressione di esercizio ha non meno di 200 Bar di pressione
-- il getto d’ acqua ad alta pressione scava un solco preciso, lungo, sottile e senza sbavature, di circa 1 cm2 di sezione
-- la manovra comporta movimenti ampi ed è più faticosa
-- il getto perde la sua pericolosità dopo almeno un’ ottantina di centimetri
-- è imputabile di inquinamento ambientale asportando in tutto od in parte le vernici antifouling
-- a parità di superficie e di tipologia di fouling il tempo di pulitura è 7-10 volte superiore



GETTI CAVITAZIONALI

-- La pressione di esercizio ha circa 150 Bar di pressione
-- l’ugello emette un cono di micro vortici con un angolo di apertura di circa 30 gradi e che perde la sua efficienza dopo circa 8 -10 centimetri
-- la superficie di impatto (ove pulisce) è un ovoide largo circa cm 4 e lungo circa cm 7
-- la sua manovra, a parità di pressione di alimentazione, è meno faticosa e più sicura
-- rispettando le vernici antifouling non produce inquinamento ambientale
-- a parità di superficie e di tipologia di fouling il tempo di pulitura è 7-10 volte inferiore





http://www.nos-italia.com/nos-italia/news/Voci/2012/6/21_Apertura_nuova_sede_operativa_NOS.html


lunedì 11 giugno 2012

Decompressione ad ossigeno o "salto in camera"

Tecniche usate durante l'addestramento per il TOP UP: decompressione ad ossigeno o "salto in camera", nelle immersioni di Basso Fondale, nei percorsi del CEDIFOP


(di Manos Kouvakis)



Nella subacquea sportiva ricreativa, l’immersione per raggiungere profondità elevate e risalire, viene pianificata, spesso, diminuendo al massimo il tempo di permanenza sul fondo. Ma questo problema si ingigantisce, a volte, di fronte ad una immersione che prevede la permanenza sul fondo per eseguire dei lavori, come succede nella subacquea industriale.Tutti sappiamo che il tempo di decompressione a cui uno subacqueo deve sottoporsi nella risalita in superficie, è direttamente proporzionale sia al tempo di permanenza sott'acqua, sia alla profondità di immersione.

Considerando una immersione che supera alcune decine di metri, se la permanenza è abbastanza lunga, la decompressione è lunghissima, a volte impossibile da eseguire in acqua e spesso comporta rischi veri e propri per la salute del sommozzatore. Facciamo un esempio: a circa 48 metri di profondità e permanenza di 10 minuti, il tempo di risalita è di circa 6 minuti, con una tappa di decompressione di 2 minuti a 6 metri. Se alla medesima profondità il diver fosse rimasto per circa 50 minuti, il tempo totale di risalita, decompressione inclusa, diventa di circa 270 minuti. Troppo tempo in cui un diver dovrebbe rimanere in acqua, specialmente se siamo in mare aperto e con temperature rigide.

(Foto dal corso TOP UP del CEDIFOP - anno 2011)

Questo comporta, oltre al disagio del subacqueo di una lunghissima permanenza di diverse ore sott'acqua, anche spreco di risorse economiche: personale addetto alla sicurezza, salute della persona immersa, imbarcazione bloccata fino alla fine delle operazioni di recupero del diver. Il fattore economico ha svolto un ruolo importante nel cercare di trovare soluzioni sicure e alternative al modo classico di effettuare questa tipologia di immersioni, specialmente nella subacquea industriale.

Due sono le soluzioni: immersione in saturazione (miscele in cui viene sostituito l’azoto con elio), tecnica inizialmente applicata a profondità di – 50 metri fino a profondità attorno a -300 metri (alto fondale), dove il sommozzatore può, utilizzando le tecnologie adatte e se ha avuto un addestramento adeguato (secondo gli standard della didattica IDSA level 4, o certificazione closed bell dell’HSE_UK, o certificazione francese di Classe 3 mention A, o similari) affrontare anche per interi giorni profondità e attività lavorative e ritornare velocemente in superficie usando la campana chiusa, restando poi in un comodo impianto iperbarico di superficie a fare la decompressione che può durare anche diversi giorni.

Naturalmente questa tecnica implica attrezzature di un certa importanza tecnologica che non tutte le ditte possiedono. La semplicità di questa tipologia di immersione e anche la economicità nella gestione del subacqueo in acqua, a volte porta l’applicazione di queste tecnologie anche a profondità non storicamente accostate alle immersioni per altofondale, cioè a immersioni anche a profondità inferiori dei -50 metri. Così sempre più spesso abbiamo applicazioni di altofondale, cioè immersioni in saturazione, che sconfinano sempre di più nelle profondità storicamente attribuite al basso fondale (da 0 ai -50 metri, con immersioni ad aria o aria arricchita).

Quando non è possibile usare la tecnica di saturazione, per mancanza di questa tecnologia, o perché l’immersione non è troppo lunga o a profondità di basso fondale, quindi nelle immersioni ad aria, si può ricorrere ad immersioni con la tecnica del “salto in camera” o di decompressione in superficie ad ossigeno. Anche questo tipo di immersione riduce al massimo i tempi di permanenza in acqua, per un subacqueo addestrato, e può essere applicata per medie e lunghe permanenze in acqua a profondità vicine ai – 50 metri. Questa tecnica è stata utilizzata anche dai sommozzatori della SMIT durante il loro intervento sulla Concordia.

(Foto dal corso TOP UP del CEDIFOP - anno 2011)

Inoltre, va specificato che questa tipologia di immersione, per profondità da –30 a -50 metri, con l’obbligo dell’uso di una campana aperta o di un basket (secondo gli standard della didattica IDSA), è più comunemente nota come TOP UP. CEDIFOP attualmente è l’unica scuola in Italia ad avere programmato corsi specifici con queste tecniche di immersione. Durante questo percorso, completati i tempi previsti dalla didattica IDSA per i 0-30 metri e dopo aver conseguito il brevetto IMCA per DIVER MEDIC, l’allievo può accedere al corso Italiano per il TOP UP, che prevede per prima le immersioni fino ai -50 metri con il basket, raggiungendo i tempi previsti dalla didattica IDSA, per passare successivamente alle tecniche del salto in camera, cioè della decompressione veloce con l’uso di ossigeno. Questa tecnica consiste nel realizzare una prima decompressione veloce in acqua, salire in tempi brevi ma in sicurezza in superficie ed essere ricompresi in una camera iperbarica, che si trova sul posto, ad una profondità calcolata, per effettuare una decompressione ad ossigeno e ad aria, ma nella comodità di un impianto iperbarico che si trova in superficie (il corso per il Top Up del Cedifop, si completa con l’utilizzo della campana aperta, della hot water suite e con una immersione con la campana chiusa e T.U.P. quest’ultima introduttiva alle tecniche di alto fondale).

L’addestramento del personale, che usa queste tecniche, deve essere fatto in modo serio e la loro buona preparazione è fondamentale per la loro stessa incolumità fisica, visto che durante il salto in camera ci sono tempi ben precisi da rispettare, raggiungibili facilmente con un adeguato addestramento. Abbiamo pubblicato sul sito del CEDIFOP, il video di un salto in camera, effettuato da nostri allievi, da una profondità di 46 metri con una permanenza sott'acqua di 45 minuti. Naturalmente, superati i -30 metri, l’immersione è stata effettuata con l’uso di un basket (ma può essere usata anche una campana aperta). In condizioni normali, con la decompressione in acqua, il tempo di risalita avrebbe dovuto essere di circa 180 minuti seguendo le tabelle di decompressione, ciò con maggiori difficoltà di assistenza e aumento di incognite e pericoli.

E se la profondità o il tempo di permanenza aumenta? Per esempio alla stessa profondità, se il tempo di permanenza passa da 45 minuti a 70 minuti, il tempo complessivo di decompressione passa dai 180 minuti a 414 minuti circa. Tempi improponibili soprattutto per l'incolumità del Diver, oltre che per un cantiere di lavoro, specialmente se l’immersione è in mare aperto, dove possono intervenire anche altri fattori (correnti, freddo, ecc). Ecco perché diventa obbligatorio trovare alternative, come l’immersione in saturazione ove possibile (naturalmente d’obbligo se si superano i – 50 metri), o usare la tecnica del “salto in camera”, cioè una risalita veloce con una prima tappa di breve decompressione ad aria effettuata in acqua, e successivo “salto”, cioè risalita in superficie, togliendo muta e entrando nella camera iperbarica sul posto, nell'arco di un tempo limitato, (5 minuti dall'inizio della prima decompressione), ma sufficiente per il personale che ha avuto un addestramento in tal senso, e passaggio alla camera iperbarica per effettuare una prima decompressione ad ossigeno, completandola con una decompressione ad aria. Il grande vantaggio di questa tecnica è che il sommozzatore si trova ormai in superficie, dove qualsiasi intervento o assistenza è più semplice da effettuare.
Questo tipo di immersione necessita di una camera iperbarica con un sistema per respirazione ad ossigeno. Entrando in camera iperbarica, il sub viene pressurizzato ad una profondità di – 12 metri in breve tempo (circa un minuto). Il tempo totale trascorso dalla prima tappa in acqua del sub al raggiungimento della camera iperbarica e compressione non deve superare i 5 minuti (salto).

(Foto dal corso TOP UP del CEDIFOP - anno 2011)

I sub iniziano a respirare ossigeno puro da una mascherina dal momento in cui entrano in camera, interrompendo ogni 30 minuti, con intervalli di 5 minuti respirando aria (detta "lavaggio ad aria"), questo avviene quando devono effettuare lunghi periodi di respirazione di ossigeno. Nella programmazione dei tempi, il "lavaggio ad aria", va considerata come "tempo morto". In caso di guasto del sistema di erogazione dell'ossigeno, è importante avere familiarità con i programmi per effettuare la decompressione appropriata in camera, usando aria. Se il sistema si guasta, mentre i sub sono in acqua, i sub passano ad applicare le tabelle standard di decompressione ad aria; medesimo discorso se il guasto si verifica quando sono in superficie. Ma la cosa fondamentale è che queste tecniche avanzate, vanno usate solo da personale altamente addestrato. 

domenica 10 giugno 2012

Corsi di formazione, ipotesi brogli su valutazioni Cedifop sul piede di guerra: faremo ricorso al Tar

LA SICILIA - Sabato 09 Giugno 2012 Economia, pagina 13

Palermo. La richiesta di audizione alla Commissione Cultura, formazione e lavoro è stata presentata ieri, ma già nelle scorse settimane il caso era stato segnalato con un esposto-denuncia alla Corte dei conti. Adesso, a pochi giorni dalla pubblicazione della graduatoria definitiva del Piano di formazione 2012 che sblocca l'avvio dei corsi, il Cedifop prepara un ricorso al Tar sollevando lo spettro di: "falsificazione in atto pubblico". Secondo il direttore dell'Ente Manos Kouvakis e i suoi legali che, qualche settimana fa hanno ottenuto l'accesso agli atti, nel verbale di valutazione sarebbero stati inseriti "criteri non previsti nel bando che hanno influito nel calcolo del punteggio da assegnare all'Ente, escludendolo così dall'ammissione ai finanziamenti". "Nel bando la scheda di valutazione - spiega Kouvakis - attribuisce al progetto 1271 presentato dal Cedifop 43 punti su 100, 15 punti in meno per rientrare fra le proposte finanziate e 24 in meno rispetto a quelli che avremmo dovuto avere di diritto. Il fatto grave è che questo accade perché è stato inserito un criterio di esclusione non pubblicato nell'avviso 20/2011 e cioè l'esclusione dal punteggio dei corsi autofinanziati".
"Legittimo che gli enti presentino ricorso se sono convinti di avere subito un torto - dice il direttore generale Ludovico Albert - Sono certo della correttezza del lavoro svolto dai valutatori. Finora i tribunali ci hanno dato ragione nel maggior numero di casi". Ad essere sul piede di guerra sono però anche altri enti. Tra questi l'Isvime che nella prima graduatoria provvisoria risultava tra gli enti ammessi e che ora è fuori. Intanto, due giorni fa, la Corte dei conti ha registrato la nuova "long list" dei valutatori esterni presso l'assessorato all'Istruzione e alla Formazione Professionale per proposte progettuali in materia di istruzione, formazione, lavoro e inclusione sociale.
Gioia Sgarlata