CEDIFOP

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le foto si riferiscono alle attività del CEDIFOP, nei vari livelli di addestramento

lunedì 25 giugno 2012

Pulizia in cavitazione al corso IDSA Level 2

Marco Montanari, in qualità di Coordinatore Nazionale NOS, ha partecipato al corso IDSA Level 2 organizzato dal CEDIFOP (http://www.cedifop.it/), durante il quale ha illustrato le capacità della Caviblaster, pulitrice subacquea in cavitazione. Un esemplare di Caviblaster viene dato da NOS in uso al CEDIFOP, affinchè possa procedere alla formazione pratica degli OTS sull'utilizzo di questa innovativa tecnologia, l'unica certificata e autorizzata.


Giugno 2012 - Corso di FP per il rilascio della certificazione IDSA level 2 
Cantieri Navali Porto di Palermo.



Idrogetto cavitazionale: le nuove tecnologie: esercitazioni con la CAVIBLASTER, omologata CE dal marzo 2010 e con certificazione ambientale TUV. Si tratta di una applicazione che sfrutta l'effetto della cavitazione in ambiente subacqueo che tipicamente si genera quando un elica supera il suo ottimale regime di rotazione. Impiegata in tutto il mondo, questa tecnologia americana - ampiamente utilizzata con pieno successo - non usa il getto d'acqua come uno scalpello meccanico ma lo utilizza invece come una sorgente di cavitazioni le cui implosioni generano shock waves. Se opportunamente indirizzate e focalizzate esse scaricano la loro energia per la disincrostazione di strutture in immersione. E'così possibile la pulizia di carene, tubazioni, cavi elettrici e quant'altro senza minimamente abradere le eventuali vernici protettive presenti. Le attrezzature che utilizzano questa tecnologia hanno anche il vantaggio di operare in condizioni di estrema sicurezza per il subacqueo, poiché il getto risulta inoffensivo a più di 7-8 centimetri dall'ugello di uscita. La manovrabilità di questi utensili a "getto cavitazionale" e con impugnatura "a pistola" è ottima grazie ad un speciale sistema di bilanciamento a "retro-getto" che ne compensa totalmente la spinta naturale, rendendo il lavoro leggero, più preciso e sicuro. Le dimensioni compatte consentono un ottimo lavoro anche su superficie e strutture molto complicate. 

domenica 24 giugno 2012

Corso TOP UP italiano e riconoscimenti HSE


Per la prima volta in Italia ad un percorso Italiano, HSE ha riconosciuto la certificazione TOP UP.

La risposta positiva, dopo un lunghissimo iter fatto di controlli e verifiche delle attività svolte, ecc, apre la strada ai successivi corsisti.

La prima approvazione è arrivata in data 19 giugno 2012:

“HSE has considered your professional diving qualification, and can confirm that you may work as a diver in British Waters using Surface Supplied, Surface-Orientated Diving Techniques to a maximum depth of 50 metres. Your details and qualification have been put on HSE’s database of approved qualifications.”

Il titolo dell’attestato riconosciuto dall’HSE per il livello “SURFACE SUPPLIED TOP UP” è

“OPERATORE TECNICO SUBACQUEO – TOP UP – IDSA LEVEL 3”

CEDIFOP è l'UNICA scuola in Italia che effettua questo corso



corso TOP UP del CEDIFOP - campana chiusa e TUP


corso TOP UP del CEDIFOP - "salto in camera"

corso TOP UP del CEDIFOP - campana aperta

corso TOP UP del CEDIFOP - basket


Percorso didattico per il TOP UP:

corso 01 - OTS (secondo standard IDSA) - minimo 3 mesi
corso 02 - corso IMCA per DIVER MEDIC - 10 giorni
corso 03 - "OTS - Saldatore subacqueo - IDSA level 2" - 20 giorni
corso 04 - TOP UP - 20 giorni

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Attenzione! Questa sequenza di corsi, tempi e riconoscimenti connessi, riguardano ESCLUSIVAMENTE I PERCORSI FORMATIVI  PROPOSTI DAL CEDIFOP,  e non va assolutamente interpretata come indicazione generica o applicabile ai percorsi formativi proposti da altri enti di formazione in Italia.

CEDIFOP, non prende in considerazione richieste di partecipazione, ai corsi per "OTS - IDSA Level 2", o "TOP UP", che non soddisfano i requisiti per l'ammissione, cioè con attestati che provengono da scuole, che non rientrano negli standard e non hanno i tempi di fondo realizzati con percorsi, attività e tempi indicati dall'IDSA, richiesti per l'accesso.

In questi casi, possiamo solo consigliare, a chi vuole proseguire questo percorso in Italia, di ripetere ex novo il corso, a partire da quello base da OTS,

giovedì 21 giugno 2012

Idrogetto cavitazionale: le nuove tecnologie


Dal marzo 2010 è stata omologata CE nella direttiva macchina e nella direttiva applicazioni una strumentazione rivoluzionaria, che potrebbe essere la miglior soluzione per gran parte dei problemi di lavoro subacqueo. Si tratta di una applicazione che sfrutta l’effetto della cavitazione in ambiente subacqueo che tipicamente si genera quando un elica supera il suo ottimale regime di rotazione. Essa nel 2003 ha ricevuto la certificazione della U.S. NAVY. Impiegata in tutto il mondo, questa tecnologia americana – ampiamente utilizzata con pieno successo – non usa il getto d'acqua come uno scalpello meccanico ma lo utilizza invece come una sorgente di cavitazioni le cui implosioni generano shock waves. Se opportunamente indirizzate e focalizzate esse scaricano la loro energia per la disincrostazione di strutture in immersione. E’così possibile la pulizia di carene, tubazioni, cavi elettrici e quant’altro senza minimamente abradere le eventuali vernici protettive presenti. Le attrezzature che utilizzano questa tecnologia hanno anche il vantaggio di operare in condizioni di estrema sicurezza per il subacqueo, poiché il getto risulta inoffensivo a più di 7-8 centimetri dall’ugello di uscita. La manovrabilità di questi utensili a “getto cavitazionale” e con impugnatura “a pistola” è ottima grazie ad un speciale sistema di bilanciamento a “retro-getto” che ne compensa totalmente la spinta naturale, rendendo il lavoro leggero, più preciso e sicuro. Le dimensioni compatte consentono un ottimo lavoro anche su superficie e strutture molto complicate.

Cercheremo ora di offrire una spiegazione semplice del complesso principio fisico-idrodinamico che è il cuore del sistema: da ogni unità a “getto cavitazionale”  l’acqua in pressione fuoriesce dall’ugello di emissione sotto forma di una nuvola di microbolle o, più precisamente, di microcavità cariche di energia in uno stato instabile, e così mantenute da microscopici moti vorticosi. Essi sono dotati di vita brevissima, ma sufficiente a garantire l'efficienza operativa del getto. L'energia del fascio d'acqua è quindi fornita non solo dall'energia cinetica dovuta alla velocità di fuoriuscita, ma anche da un'energia interna instabile dovuta al moto caotico-microvorticoso che mantiene in vita le micro cavità per quel “micro tempo” indispensabile a lasciarle lavorare. Quando il getto incontra una superficie solida, impregnando gli interstizi, le incrostazioni ecc, le micro-cavità collassano in una miriade di implosioni, e queste shock waves trasferiscono praticamente tutta l’ energia impiegata per generarle all'azione di separazione e sgretolamento delle incrostazioni. La forza distruttiva del getto dipende anche dal tipo e dalla consistenza del materiale colpito: tanto più questi è rigido, fratto e poroso, tanto più forte sarà l’effetto. Poiché la fase di formazione delle micro cavità avviene in tempi ben più lunghi della fase implosiva, questa produce risultati di qualche ordine di grandezza superiore a quelli ottenibili da un semplice getto ad alta pressione ma senza l’azione implosiva del “getto cavitazionale”. E’ qui opportuno ricordare che i fenomeni di micro-cavitazione sopra descritti non possono formarsi in ambiente subaereo. Questa strumentazione è pertanto di esclusivo impiego subacqueo, anche perché il retro-getto di compensazione emesso in aria potrebbe diventare pericoloso, non essendoci l’acqua ambiente a disperderlo, assorbirlo e ad ammortizzarlo.

Poiché le vernici protettive antifouling sono elastiche e compatte, esse subiscono passivamente  la “mitragliata” delle microimplosioni, assorbendo solo una minima parte della loro energia e quindi rimanendo intatte. Le incrostazioni calcaree tipiche del fouling – essendo formate da materiali cristallini (prevalentemente carbonato di calcio) molto rigidi e disomogenei – le assorbiranno totalmente e tenderanno a riempirsi di microfratture perdendo ogni potere di adesione. Analogamente si staccheranno facilmente anche organismi animali quali i classici “denti di cane”, le ostriche, e quant’altro abbia come collante un materiale cristallino e fragile. Allo stesso modo si staccheranno anche le cozze, il cui bisso è fissato al supporto mediante piccolissime placche calcaree.

Il fenomeno è particolarmente evidente durante la pulizia di tubi metallici, sui quali il “collante” delle incrostazioni può essere formato da ossidi ed idrossidi ferrosi, che possono trasformarsi in carbonati.  Tra i più comuni ricordiamo l’ Ankerite, la Goethite e  l’ Idrozincite,  tutti cristallini e  fragili. In questo caso succede spesso che dalla tubazione si stacchino delle placche, delle croste che ricordano lo sfogliarsi della corteccia degli alberi da sughero. Le superficie pulite con “getti cavitazionali” riacquistano normalmente la loro originaria lucentezza e/o levigatura; questo dimostra che tutto quanto vi si era naturalmente attecchito è stato totalmente asportato. Le idropulitrici tradizionali (la cui efficacia dipende da una pressione decisamente più elevata) tendono invece a lasciare superficie più rugose, “micro scolpite, ove il fouling si fissa e cresce molto più rapidamente. Mancando quell’effetto a scalpello dell’impatto di un getto d’acqua in pressione (come nelle idropulitrici), i “getti cavitazionali” sfruttando principi fisici diversi  possono essere tranquillamente impiegati anche su materiali tessili e/o legnosi, che vengono puliti senza alcun danneggiamento. Gli eventuali residui organici improbabilmente rimasti vengono “sterilizzati” dall’effetto cavitazionale che comporta la morte delle cellule vive rimaste.

Pertanto i “getti cavitazionali” possono essere considerati  la tecnologia ideale per la pulizia delle gabbie per gli allevamenti ittici in mare perché non solo non danneggia le strutture e le reti ma nemmeno i pesci all’interno che restano comunque fuori dal suo raggio d’azione.

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Confronti

Operativamente, tra una idropulitrice tradizionale ed una pulitrice cavitazionale le differenze sono molte ed importanti:


IDROPULITRICI TRADIZIONALI

-- La pressione di esercizio ha non meno di 200 Bar di pressione
-- il getto d’ acqua ad alta pressione scava un solco preciso, lungo, sottile e senza sbavature, di circa 1 cm2 di sezione
-- la manovra comporta movimenti ampi ed è più faticosa
-- il getto perde la sua pericolosità dopo almeno un’ ottantina di centimetri
-- è imputabile di inquinamento ambientale asportando in tutto od in parte le vernici antifouling
-- a parità di superficie e di tipologia di fouling il tempo di pulitura è 7-10 volte superiore



GETTI CAVITAZIONALI

-- La pressione di esercizio ha circa 150 Bar di pressione
-- l’ugello emette un cono di micro vortici con un angolo di apertura di circa 30 gradi e che perde la sua efficienza dopo circa 8 -10 centimetri
-- la superficie di impatto (ove pulisce) è un ovoide largo circa cm 4 e lungo circa cm 7
-- la sua manovra, a parità di pressione di alimentazione, è meno faticosa e più sicura
-- rispettando le vernici antifouling non produce inquinamento ambientale
-- a parità di superficie e di tipologia di fouling il tempo di pulitura è 7-10 volte inferiore





http://www.nos-italia.com/nos-italia/news/Voci/2012/6/21_Apertura_nuova_sede_operativa_NOS.html


lunedì 11 giugno 2012

Decompressione ad ossigeno o "salto in camera"

Tecniche usate durante l'addestramento per il TOP UP: decompressione ad ossigeno o "salto in camera", nelle immersioni di Basso Fondale, nei percorsi del CEDIFOP


(di Manos Kouvakis)



Nella subacquea sportiva ricreativa, l’immersione per raggiungere profondità elevate e risalire, viene pianificata, spesso, diminuendo al massimo il tempo di permanenza sul fondo. Ma questo problema si ingigantisce, a volte, di fronte ad una immersione che prevede la permanenza sul fondo per eseguire dei lavori, come succede nella subacquea industriale.Tutti sappiamo che il tempo di decompressione a cui uno subacqueo deve sottoporsi nella risalita in superficie, è direttamente proporzionale sia al tempo di permanenza sott'acqua, sia alla profondità di immersione.

Considerando una immersione che supera alcune decine di metri, se la permanenza è abbastanza lunga, la decompressione è lunghissima, a volte impossibile da eseguire in acqua e spesso comporta rischi veri e propri per la salute del sommozzatore. Facciamo un esempio: a circa 48 metri di profondità e permanenza di 10 minuti, il tempo di risalita è di circa 6 minuti, con una tappa di decompressione di 2 minuti a 6 metri. Se alla medesima profondità il diver fosse rimasto per circa 50 minuti, il tempo totale di risalita, decompressione inclusa, diventa di circa 270 minuti. Troppo tempo in cui un diver dovrebbe rimanere in acqua, specialmente se siamo in mare aperto e con temperature rigide.

(Foto dal corso TOP UP del CEDIFOP - anno 2011)

Questo comporta, oltre al disagio del subacqueo di una lunghissima permanenza di diverse ore sott'acqua, anche spreco di risorse economiche: personale addetto alla sicurezza, salute della persona immersa, imbarcazione bloccata fino alla fine delle operazioni di recupero del diver. Il fattore economico ha svolto un ruolo importante nel cercare di trovare soluzioni sicure e alternative al modo classico di effettuare questa tipologia di immersioni, specialmente nella subacquea industriale.

Due sono le soluzioni: immersione in saturazione (miscele in cui viene sostituito l’azoto con elio), tecnica inizialmente applicata a profondità di – 50 metri fino a profondità attorno a -300 metri (alto fondale), dove il sommozzatore può, utilizzando le tecnologie adatte e se ha avuto un addestramento adeguato (secondo gli standard della didattica IDSA level 4, o certificazione closed bell dell’HSE_UK, o certificazione francese di Classe 3 mention A, o similari) affrontare anche per interi giorni profondità e attività lavorative e ritornare velocemente in superficie usando la campana chiusa, restando poi in un comodo impianto iperbarico di superficie a fare la decompressione che può durare anche diversi giorni.

Naturalmente questa tecnica implica attrezzature di un certa importanza tecnologica che non tutte le ditte possiedono. La semplicità di questa tipologia di immersione e anche la economicità nella gestione del subacqueo in acqua, a volte porta l’applicazione di queste tecnologie anche a profondità non storicamente accostate alle immersioni per altofondale, cioè a immersioni anche a profondità inferiori dei -50 metri. Così sempre più spesso abbiamo applicazioni di altofondale, cioè immersioni in saturazione, che sconfinano sempre di più nelle profondità storicamente attribuite al basso fondale (da 0 ai -50 metri, con immersioni ad aria o aria arricchita).

Quando non è possibile usare la tecnica di saturazione, per mancanza di questa tecnologia, o perché l’immersione non è troppo lunga o a profondità di basso fondale, quindi nelle immersioni ad aria, si può ricorrere ad immersioni con la tecnica del “salto in camera” o di decompressione in superficie ad ossigeno. Anche questo tipo di immersione riduce al massimo i tempi di permanenza in acqua, per un subacqueo addestrato, e può essere applicata per medie e lunghe permanenze in acqua a profondità vicine ai – 50 metri. Questa tecnica è stata utilizzata anche dai sommozzatori della SMIT durante il loro intervento sulla Concordia.

(Foto dal corso TOP UP del CEDIFOP - anno 2011)

Inoltre, va specificato che questa tipologia di immersione, per profondità da –30 a -50 metri, con l’obbligo dell’uso di una campana aperta o di un basket (secondo gli standard della didattica IDSA), è più comunemente nota come TOP UP. CEDIFOP attualmente è l’unica scuola in Italia ad avere programmato corsi specifici con queste tecniche di immersione. Durante questo percorso, completati i tempi previsti dalla didattica IDSA per i 0-30 metri e dopo aver conseguito il brevetto IMCA per DIVER MEDIC, l’allievo può accedere al corso Italiano per il TOP UP, che prevede per prima le immersioni fino ai -50 metri con il basket, raggiungendo i tempi previsti dalla didattica IDSA, per passare successivamente alle tecniche del salto in camera, cioè della decompressione veloce con l’uso di ossigeno. Questa tecnica consiste nel realizzare una prima decompressione veloce in acqua, salire in tempi brevi ma in sicurezza in superficie ed essere ricompresi in una camera iperbarica, che si trova sul posto, ad una profondità calcolata, per effettuare una decompressione ad ossigeno e ad aria, ma nella comodità di un impianto iperbarico che si trova in superficie (il corso per il Top Up del Cedifop, si completa con l’utilizzo della campana aperta, della hot water suite e con una immersione con la campana chiusa e T.U.P. quest’ultima introduttiva alle tecniche di alto fondale).

L’addestramento del personale, che usa queste tecniche, deve essere fatto in modo serio e la loro buona preparazione è fondamentale per la loro stessa incolumità fisica, visto che durante il salto in camera ci sono tempi ben precisi da rispettare, raggiungibili facilmente con un adeguato addestramento. Abbiamo pubblicato sul sito del CEDIFOP, il video di un salto in camera, effettuato da nostri allievi, da una profondità di 46 metri con una permanenza sott'acqua di 45 minuti. Naturalmente, superati i -30 metri, l’immersione è stata effettuata con l’uso di un basket (ma può essere usata anche una campana aperta). In condizioni normali, con la decompressione in acqua, il tempo di risalita avrebbe dovuto essere di circa 180 minuti seguendo le tabelle di decompressione, ciò con maggiori difficoltà di assistenza e aumento di incognite e pericoli.

E se la profondità o il tempo di permanenza aumenta? Per esempio alla stessa profondità, se il tempo di permanenza passa da 45 minuti a 70 minuti, il tempo complessivo di decompressione passa dai 180 minuti a 414 minuti circa. Tempi improponibili soprattutto per l'incolumità del Diver, oltre che per un cantiere di lavoro, specialmente se l’immersione è in mare aperto, dove possono intervenire anche altri fattori (correnti, freddo, ecc). Ecco perché diventa obbligatorio trovare alternative, come l’immersione in saturazione ove possibile (naturalmente d’obbligo se si superano i – 50 metri), o usare la tecnica del “salto in camera”, cioè una risalita veloce con una prima tappa di breve decompressione ad aria effettuata in acqua, e successivo “salto”, cioè risalita in superficie, togliendo muta e entrando nella camera iperbarica sul posto, nell'arco di un tempo limitato, (5 minuti dall'inizio della prima decompressione), ma sufficiente per il personale che ha avuto un addestramento in tal senso, e passaggio alla camera iperbarica per effettuare una prima decompressione ad ossigeno, completandola con una decompressione ad aria. Il grande vantaggio di questa tecnica è che il sommozzatore si trova ormai in superficie, dove qualsiasi intervento o assistenza è più semplice da effettuare.
Questo tipo di immersione necessita di una camera iperbarica con un sistema per respirazione ad ossigeno. Entrando in camera iperbarica, il sub viene pressurizzato ad una profondità di – 12 metri in breve tempo (circa un minuto). Il tempo totale trascorso dalla prima tappa in acqua del sub al raggiungimento della camera iperbarica e compressione non deve superare i 5 minuti (salto).

(Foto dal corso TOP UP del CEDIFOP - anno 2011)

I sub iniziano a respirare ossigeno puro da una mascherina dal momento in cui entrano in camera, interrompendo ogni 30 minuti, con intervalli di 5 minuti respirando aria (detta "lavaggio ad aria"), questo avviene quando devono effettuare lunghi periodi di respirazione di ossigeno. Nella programmazione dei tempi, il "lavaggio ad aria", va considerata come "tempo morto". In caso di guasto del sistema di erogazione dell'ossigeno, è importante avere familiarità con i programmi per effettuare la decompressione appropriata in camera, usando aria. Se il sistema si guasta, mentre i sub sono in acqua, i sub passano ad applicare le tabelle standard di decompressione ad aria; medesimo discorso se il guasto si verifica quando sono in superficie. Ma la cosa fondamentale è che queste tecniche avanzate, vanno usate solo da personale altamente addestrato. 

domenica 10 giugno 2012

Corsi di formazione, ipotesi brogli su valutazioni Cedifop sul piede di guerra: faremo ricorso al Tar

LA SICILIA - Sabato 09 Giugno 2012 Economia, pagina 13

Palermo. La richiesta di audizione alla Commissione Cultura, formazione e lavoro è stata presentata ieri, ma già nelle scorse settimane il caso era stato segnalato con un esposto-denuncia alla Corte dei conti. Adesso, a pochi giorni dalla pubblicazione della graduatoria definitiva del Piano di formazione 2012 che sblocca l'avvio dei corsi, il Cedifop prepara un ricorso al Tar sollevando lo spettro di: "falsificazione in atto pubblico". Secondo il direttore dell'Ente Manos Kouvakis e i suoi legali che, qualche settimana fa hanno ottenuto l'accesso agli atti, nel verbale di valutazione sarebbero stati inseriti "criteri non previsti nel bando che hanno influito nel calcolo del punteggio da assegnare all'Ente, escludendolo così dall'ammissione ai finanziamenti". "Nel bando la scheda di valutazione - spiega Kouvakis - attribuisce al progetto 1271 presentato dal Cedifop 43 punti su 100, 15 punti in meno per rientrare fra le proposte finanziate e 24 in meno rispetto a quelli che avremmo dovuto avere di diritto. Il fatto grave è che questo accade perché è stato inserito un criterio di esclusione non pubblicato nell'avviso 20/2011 e cioè l'esclusione dal punteggio dei corsi autofinanziati".
"Legittimo che gli enti presentino ricorso se sono convinti di avere subito un torto - dice il direttore generale Ludovico Albert - Sono certo della correttezza del lavoro svolto dai valutatori. Finora i tribunali ci hanno dato ragione nel maggior numero di casi". Ad essere sul piede di guerra sono però anche altri enti. Tra questi l'Isvime che nella prima graduatoria provvisoria risultava tra gli enti ammessi e che ora è fuori. Intanto, due giorni fa, la Corte dei conti ha registrato la nuova "long list" dei valutatori esterni presso l'assessorato all'Istruzione e alla Formazione Professionale per proposte progettuali in materia di istruzione, formazione, lavoro e inclusione sociale.
Gioia Sgarlata




sabato 9 giugno 2012

Pulizia in cavitazione eseguita dalla cooperativa NOS, da ex allievi CEDIFOP.

Questa tecnica ha ottenuto la certificazione CEE ed una certificazione TUV di NON inquinamento ambientale, ciò implica la possibilità di fare attività di pulizia e carenaggio anche all'interno delle aree portuali, con grande risparmio sui costi.

Questa tecnica, grazie alla donazione della N.O.S. (Nucleo Operatori Sommozzatori) al CEDIFOP, di una macchina per la pulizia a cavitazione, è stata inserita nei corsi CEDIFOP di 1 livello (Operatore Tecnico Subacqueo Specializzato - della durata di 60 giorni) e di 2° livello (OTS - Saldatore Subacqueo - della durata di 20 giorni), come quello che si sta svolgendo nel mese di giugno 2012 - corso libero autorizzato dalla Regione Sicilia (n. 04/PA/2012).





venerdì 8 giugno 2012

Come si vincono gli appalti in Sicilia

LOMBARDO, CENTORRINO ed ALBERT stanno semplicemente offendendo la nostra intelligenza con le loro dichiarazioni:

Ecco come stanno veramente le cose:

Mentre l'anno scorso hanno inaugurato il principio che alla Formazione Professionale (in Sicilia) possono partecipare enti con progetti che NON hanno, in modo chiaro ed inequivocabile, i requisiti specifici previsti dal bando stesso (vedi corso approvato all'ENFAP sul cui tema attualmente esiste anche una interrogazione parlamentare - la N. 2010 - Chiarimenti circa il corso per 'operatore tecnico subacqueo' per bassi fondali inserito nel PROF 2011 - Presentazione 26 lug 2011 Annuncio Aula Seduta n. 274 AULA - ma senza ancora nessuna risposta - http://www.cedifop.it/ots_enfap.pdf ); quest'anno, evolvendo le loro "tecniche", hanno fatto un passo avanti, escludendo chi ha i requisiti, facendo ad hoc dei verbali che

DISTORCONO I CRITERI DI SELEZIONE PUBBLICATI NEL BANDO, introducendo REGOLE DI ESCLUSIONE NON PREVISTE NEL BANDO STESSO, COSTRUITE SU MISURA DAL NUCLEO DI VALUTAZIONE DURANTE L'ESAME DELLE PRATICHE, OTTENENDO GRADUATORIE VOLUTE MA ILLEGITTIME, 

in barba a tutti i regolamenti della Comunità Europea. Con l'arroganza di chi, gestendo un potere "FINALMENTE LIBERATO DALLA POLITICA" può applicare regole da dittatore.

Ma allora perché fare i bandi stessi? perché non chiamare direttamente le persone a cui si vogliono dare soldi ed appalti?

Perché fare tutti questi giri con bandi avvisi ecc?

Consegnare direttamente agli interessati le somme appare più efficiente visto che cosi si fa prima!!!!

mercoledì 6 giugno 2012

Richiesta di audizione dalla V commissione A.R.S.


Al Presidente della V Commissione Legislativa Permanente A.R.S.
On. Salvatore Lentini,
via fax 091 7054565


Oggetto:
Sollecito Richiesta di audizione


Lo scrivente, in rappresentanza dell'ente CEDIFOP, sollecita alla S.V.I. la richiesta di audizione, presentata con lettera del 14 Maggio 2012 (fax), dalla Commissione da Lei presieduta, in relazione alle problematiche insorte a seguito della pubblicazione delle graduatorie provvisorie relative all'Avviso 20/2011.

Il motivo dell’urgenza  risiede nella gravità del comportamento di funzionari e dirigenti dell’Assessorato che hanno modificato nei verbali di valutazione i criteri di valutazione pubblicati nell’Avviso 20, illecitamente, provocando l’esclusione del CEDIFOP. In particolare: dalla copia conforme del verbale n. 1 del 26/01/2012 stilato dal nucleo di valutazione, si evince, che la frase riportata nella pagina 19 dell'avviso 20  "In relazione alla congruenza, a titolo esemplificativo, sono da considerare esclusi i finanziamenti ricevuti per interventi di obbligo di istruzione e formazione (OIF), di IFTS, di alta formazione, di apprendistato, di formazione continua anche con i fondi interprofessionali ecc.", è stata TRASFORMATA in "Sono esclusi dalla suddetta valutazione i corsi realizzati nell'ambito dell'OIF, dell'IFTS, e dell'alta formazione, dell'apprendistato, della formazione continua anche con i fondi interprofessionali, ed i corsi autofinanziati dichiarati dal soggetto proponente", introducendo un criterio di esclusione non pubblicato nell'avviso 20/2011, falsificando in tal modo i criteri iniziali riportati nell'avviso 20/2011 per la valutazione, stravolgendo a regola d'arte significati e valutazioni.

Va sottolineato che l’avviso 20 è stato redatto secondo le regole previste nel “programma operativo Regionale – Sicilia – Per il fondo Sociale Europeo 2007-2013 – Decisione n. CE/2007/6722 del 18 dicembre 2007, dove al punto 5.5 Rispetto della normativa comunitaria/appalti pubblici, si fa esplicito riferimento alle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE.

E’ palese la non applicazione delle norme a cui fa riferimento l’avviso stesso.

Distinti saluti
Il direttore del CEDIFOP
  Kouvakis Emmanouil


sabato 2 giugno 2012

corsi IMCA per DIVER MEDIC a CEDIFOP

Completati 2 corsi IMCA presso il CEDIFOP. Il primo con 8 allievi che ha visto la partecipazione di operatori del settore provenienti da varie aziende dell'Offshore Italiano che hanno mandato alcuni loro dipendenti per il corso Refresher di Diver Medic, che è un corso di aggiornamento triennale per chi già possiede questa qualifica, della durata di 5 giorni e un corso IMCA base per Diver Medic della durata di 10 giorni, con 6 allievi, alcuni neo OTS. Cedifop è una delle 20 scuole al mondo autorizzate dall'IMCA per il rilascio di questi brevetti.

corso DIVER MEDIC/IMCA  Refresher n.05
(Palermo Maggio 2012)


Le altre scuole sono oltre che in Italia in: Norvegia, Sud Africa, UK, Francia, Egitto, Singapore, India, Canada, Malesia e Honduras 
(http://www.imca-int.com/divisions/diving/profile/personnel/training/courses-medic.html)

corso DIVER MEDIC TRAINING/IMCA  n.04
(Palermo Maggio 2012)

giovedì 24 maggio 2012

‘Spigolando’ sull’Avviso 20 abbiamo notato che…


http://www.linksicilia.it/2012/05/spigolando-sullavviso-20-abbiamo-notato-che/#comment-5385


di Arnaldo De Louis (23/5/2012)


Anche stasera, cari lettori di LinkSicilia, nuovo appuntamento con l’Avviso 20. Il tema non è la Corte dei Conti. Per l’occasione, ci siamo permessi – sulla base dell’elenco provvisorio dei ‘morti & feriti’, cioè degli enti di formazione professionale che sono stati provvisoriamente ammessi al finanziamento e degli enti che, invece, sono sono stati ammessi – di fare un ragionamento su numeri. Certo, ci sarebbe piaciuto ragionare sugli elenchi definitivi. Ma non possiamo costringere il governo della Regione a rendere pubblico l’elenco degli enti finanziati con i fondi pubblici. Non abbiamo questa pretesa.

La politica sta cambiando. E oggi la vera ‘trasparenza’, nella pubblica amministrazione siciliana, è quella che non si vede. Ma andiamo ai nostri modesti calcoli.

Dovete sapere, cari lettori, che l’Avviso 20 – un mega piano di formazione professionale da 286 milioni di euro in tre anni – si articola in tre grandi aree tematiche. La prima è la ‘Formazione ambiti speciali’ (Fas). La seconda è la ‘Formazione permanente’ (Fp). La terza è la ‘Formazione per i giovani (Forgio). I fondi di ogni area tematica vengono ripartiti tra gli enti di formazione presenti nelle nove province siciliane.

Bene. Leggendo le carte abbiamo notato due anomalie che segnaliamo ai nostri lettori. La prima anomalia riguarda la ‘Formazione ambiti speciali’.

Per la provincia di Agrigento lo stanziamento per questo tipo di formazione ammonta a oltre 10 milioni di euro, con un’economia pari a circa 18 mila euro.

In provincia di Caltanissetta lo stanziamento è di oltre 4 milioni di euro con economia ari a circa 896 mila euro.

In provincia di Catania lo stanziamento supera i 14 milioni di euro con economie pari a circa 362 mila euro.

In provincia di Enna 4 milioni e 400 mila euro circa di stanziamento con 2 mila e 800 di economie.

In provincia di Messina lo stanziamento supera i 18 milioni di euro con quasi 74 mila euro di economie.

In provincia di Palermo 27 milioni e mezzo di euro circa di stanziamento e quasi 350 mila euro di economie.

In provincia di Ragusa quasi 2 milioni di euro di stanziamento e 173 mila euro circa di economie.

A Siracusa 5 milioni e mezzo di euro circa di stanziamento e 462 mila euro di economie.

La provincia di Trapani si differenzia dalle altre otto: su uno stanziamento di 15 milioni di euro circa non ci sono economie ma, al contrario, una ‘diseconomia’ di circa un milione di euro. In pratica, nel Trapanese, 15 milioni e rotti di euro non bastano e ci vorrebbe un altro milione di euro. Come mai? Che cosa rende, la provincia trapanese, in materia di formazione, diversa dalle altre otto? Credeteci: non riusciamo a farci una risposta. Chissà, magari i nostri lettori ne sanno più di noi.

Ribadiamo che la nostra analisi fa riferimento all’elenco provvisorio. Sarà interessante – non appena avremo la possibilità di accedere ai dati – appurare se nell’elenco definitivo le cose sono cambiate o sono rimaste le stesse.

Un altro elemento – che, lo ribadiamo, andrà poi confrontato con i calcoli da effettuare sull’elenco definitivo dei ‘morti & feriti’ – riguarda la formazione per i giovani. Abbiamo notato che, per alcune fasce di età, l’offerta formativa è superiore alla domanda. Ciò significa che in questo settore si stanziano più risorse finanziarie di quante effettivamente ne servano.

Se le cose stanno così forse sarebbe corretto informare Bruxelles. Per evitare il ‘rischio’ – che in Sicilia è assolutamente ‘remoto’, che i soldi della formazione professionale vengano spesi per finalità ‘altre’. Per fortuna queste degenerazioni non riguardano la Sicilia. La nostra, grazie a Dio!, è una terra dove i soldi della formazione professionale non sono mai stati utilizzati per finanziare in modo surrettizio partiti politici e sindacati…

mercoledì 23 maggio 2012

Avviso 20, blitz della Corte dei Conti negli uffici del dipartimento Formazione professionale

di Arnaldo De Louis (22/5/2012) 



http://www.linksicilia.it/2012/05/avviso-20-blitz-dei-funzionari-della-corte-dei-conti-negli-uffici-del-dipartimento-formazione-professionale/

Dicono che stanno passando a setaccio una mole impressionante di documenti. Numeri, enti coinvolti, ripartizione dei fondi provincia per provincia. Sono i cinque funzionari della Corte dei Conti che lunedì mattina sono piombati, con un vero e proprio blitz, negli uffici del dipartimento regionale della Formazione professionale per controllare, uno per uno, tutti gli atti amministrativi che hanno portato alla ‘messa a punto’ del cosiddetto Avviso 20 – 286 milioni di euro la spesa prevista in tre anni – un mega piano di formazione professionale che ha suscitato aspre polemiche.



La presenza dei cinque funzionari della magistratura contabile non era stata messa nel conto dagli uffici del Regione siciliana. I vertici di questa branca dell’amministrazione, retta dall’assessore alla Formazione professionale, Mario Centorrino, e dal dirigente generale, Ludovico Albert, non immaginavano un epilogo così irrituale.


C’i sono stati, è vero, dei ritardi. Legati all’approvazione e alla pubblicazione del bilancio della Regione. Due passaggi amministrativi interconnessi. Non a caso, dopo la pubblicazione del bilancio sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana (o meglio, dopo la pubblicazione del bilancio senza le parti impugnate dal commissario dello Stato) tutta la documentazione relativa all’Avviso 20 è stata spedita, come di consueto, agli uffici della Corte dei Conti.


Tutto sembrava a posto. Poi, lunedì scorso, a sorpresa, i funzionari della magistratura contabile si sono presentati negli uffici del dipartimento regionale della Formazione professionale. Da allora non hanno fatto altro che controllare tutta la documentazione. Una verifica che è ancora in corso.


L’Avviso 20 – come già ricordato – ha suscitato aspre polemiche sia per il merito (cioè per gli enti che sono stati finanziati e per quelli che sono stati esclusi), sia per il metodo seguito dagli uffici dell’assessorato.


Sul metodo le notizie, fino ad ora, sono frammentarie. Si sa che, qualche mese fa, gli uffici dell’assessorato regionale alla Formazione professionale hanno reso noto l’elenco provvisorio dei ‘fortunati’, cioè degli enti di formazione professionale che dovrebbero essere finanziati con i 286 milioni di euro. Il condizionale è d’obbligo perché, per l’appunto, si tratta dell’elenco provvisorio.


Le polemiche sono insorte perché, a fronte di enti formativi siciliani storici non finanziati, sono stati beneficiati enti formativi che non hanno nulla in più – in termini di gestione manageriale e professionale – di quelli non finanziati. Anzi, per essere più precisi, ‘qualcosa’ in più ce lo’hanno: sono enti riconducibili a parlamentari regionali e nazionali del Pd, ad esponenti dell’Mpa, di Fli, del Pdl, della Cisl e della Uil. In pratica, una lottizzazione partitica e sindacale (si calcola che oltre l’85 per cento 


dei 286 milioni di euro dell’Avviso 20 verrebbero assegnati a enti riconducibili a partiti o sindacati, con il dubbio che questi fondi, almeno in parte, possano essere utilizzati per finalità che poco hanno a che vedere con la formazione professionale: e questo sarebbe un fatto gravissimo, perché si tratta di di risorse finanziarie del Fondo sociale europeo che debbono, per legge, essere utilizzate solo per attività formative).




Alle polemiche legate alla spartizione dei 286 milioni tra partiti e organizzazioni sindacali (si ipotizza che tali risorse possano essere utilizzate, in modo surrettizio, da partiti e sindacati) si sommano le polemiche degli enti esclusi. Con circa 9 mila lavoratori posti in Cassa integrazione ‘teorica’. Perché teorica? Perché, di fatto, la Regione non ha versato all’Inps le risorse finanziarie – circa 10 milioni di euro – per consetire a questi 9 mila disoccupati di percepire la disoccupazione.




Non solo. All’atto della consegna della documentazione agli uffici della Corte dei Conti il governo della Regione ha deciso di non renderenota la graduatoria definitiva degli enti che dovrebbero  essere finanziati con le risorse dell’avviso 20. Una decisione discutibile, perché i 286 milioni di euro non sono di ‘proprietà’ del presidente della Regione, Raffaele Lombardo, non sono di proprietà dell’assessore al ramo, Mario Centorrino, non sono di ‘proprietà’ del dirigente generale del dipartimento regionale della Formazione professionale, Ludovico Albert. Si tratta, al contrario, di risorse pubbliche messe a disposizione da Bruxelles con il Fondo sociale europeo (Fse)
.




Trattandosi di fondi pubblici, e non essendo, il governo Lombardo – almeno fino a questo momento – una ‘tirannide’, sarebbe auspicabile rendere pubblica la graduatoria degli enti finanziati ed esclusi.

sabato 19 maggio 2012

Avviso 20, le bugie hanno le gambe lunghe

http://www.linksicilia.it/2012/05/avviso-20-le-bugie-hanno-le-gambe-lunghe/#comment-5203



da Antonio Spallino

Di promesse non mantenute, di propositi annunciati e mai realizzati e d’impegni sottoscritti e puntualmente disattesi potremmo riempirne pagine intere. L’ormai tristemente famoso trio LAC (Lombardo, Albert e Centorrino) di assicurazioni e garanzie ne hanno date tante che nessuno ormai ci crede. L’esempio più clamoroso, recentissimo, è la vicenda dell’Avviso 20.

Per prima cosa avevano solennemente affermato che l’avvio delle attività formative finanziate con l’Avviso in questione doveva coincidere con la chiusura del PROF 2011, in pratica a dicembre. Se ciò si fosse realizzato, la quasi totalità degli operatori sarebbero rientrati dalla CIGD e ripreso regolarmente servizio. Cosi pur troppo non è accaduto. Siamo già alla fine di maggio 2012 e d’avvio delle attività non se ne parla nemmeno. Non è così, Professor Centorrino?


Altra questione di non secondaria importanza è il mancato coofinanziamento regionale dell’Avviso 20. Più di qualcuno, fino a pochi giorni fa, ha sostenuto testardamente che il coofinanziamento regionale non era necessario. Notizia di pochi giorni fa, diramata dai Presidenti degli enti Forma e Cenfop, affermava che la Regione siciliana si era impegnata, tempo fa, con i funzionari dell’UE di coofinanziare l’Avviso 20 partecipando alla spesa con trenta milioni d’euro. Non è così Professor, Centorrino? Ed allora se è vero che la Regione siciliana deve coofinanziare l’Avviso 20 perché Lei o il Presidente Lombardo non avete previsto lo stanziamento della somma nell’apposito capitolo di bilancio della Regione?

Se la memoria non m’inganna sia Lei, assessore, sia il Presidente della Regione vi siete opposti alle richieste fatte dai vari deputati regionali appartenenti a quasi tutti le forze politiche. Non è così Professor Centorrino?

Arriviamo cosi al 27 aprile 2012, giorno in cui, a firma del dirigente generale del dipartimento regionale della Formazione professionale, dottor Ludovico Albert, compare sul sito dell’assessorato la seguente notizia: “Si comunica che con ddg n 1346 del 27/04/12 sono state approvate le graduatorie definitive dell’Avviso 20 e trasmesse alla Corte dei Conti per la registrazione per il tramite la ragioneria centrale del dipartimento dell’istruzione e della Formazione professionale”.

Questa notizia non è risultata veritiera. La prova sta nel fatto che la trasmissione alla Corte dei Conti è avvenuta l’altro ieri. Il perché è presto detto: il ddg 1346 del 27 aprile 2012 non poteva essere trasmesso alla Corte dei Conti perché all’appello mancava il coofinziamento regionale. Non è cosi, Professor Centorrino?

Lei, chiarissimo Professor Centorrino, continua, per il tramite la stampa, ad assicurare gli operatori che tutto è a posto e che l’Avviso 20 sarà registrato al più presto dalla Corte dei Conti. Personalmente mi auguro che sia come Lei dice. Come si usa dire, però, la domanda nasce spontanea. Mi vuole spiegare allora perché gli Enti, a cui sarebbero stati finanziati i corsi, continuano a mantenere il personale in Cassa integrazione guadagni in deroga, anzi mi correggo, continuano a mettere in Cassa integrazione guadagni?

C’è sicuramente qualcosa che va… Ritiene, Lei, che sia corretto il comportamento degli Enti?

Per ultimo Le vorrei ricordare che gli operatori già posti in CIGD nel 2011 non hanno ricevuto l’integrazione del 20 per cento posto a carico della Regione. E ancora: perché non pubblica l’albo regionale ad esaurimento del personale con contratto a tempo indeterminato alla data del 31 dicembre 2008?

venerdì 18 maggio 2012

FP in Sicilia tra ‘banditi’, ingiustizie e collusioni


FP in Sicilia tra ‘banditi’, ingiustizie e collusioni

http://www.formazioneprofessionalesicilia.it/joomla/ultime/fp-in-sicilia-tra-banditi-ingiustizie-e-collusioni

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Avviso 20: enti esclusi pronti al ricorso

http://www.qds.it/9841-avviso-20-enti-esclusi-pronti-al-ricorso.htm

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Chef/ Scusi, mi dà tre etti di Avviso 20?

http://www.linksicilia.it/2012/05/chef-mi-da-tre-etti-di-avviso-20/

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Formazione, Castiglione: "Situazione drammatica, sbloccare i fondi subito"

http://agrigento.blogsicilia.it/formazione-castiglione-situazione-drammatica-sbloccare-i-fondi-subito/87223/

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MANI BUCATE L’entedi formazione fallisce, ma rinasce con i fondi europei (e assume mille persone)

http://manibucate.com/2012/05/08/mani-bucate-lente-di-formazione-fallisce-ma-rinasce-con-i-fondi-europei-e-assume-mille-persone/

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Formazione professionale, il gioco al massacro di Lombardo, Centorrino e Albert

http://www.linksicilia.it/2012/05/formazione-professionale-il-gioco-al-massacro-di-lombardo-centorrino-e-albert/

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martedì 8 maggio 2012

Certificazione medica D-20 / IMCA e corso IMCA per DIVER MEDIC del CEDIFOP


I partecipanti al corso IMCA del CEDIFOP per DIVER MEDIC (maggio e gennaio di ogni anno), possono ottenere la certificazione medica D-20 IMCA, con le visite internazionali al costo di € 50,00. La visita la farà la dott.ssa Laura Vernotico, riconosciuta dall'IMCA come medico, per gli esami di DIVER MEDIC del CEDIFOP.

I partecipanti al corso devono portare gli esami che hanno già fatto per l'iscrizione alla Capitaneria (il certificato IMCA in tal caso scadrà contestualmente alle visite per la capitaneria) oppure devono rifare almeno la prova da sforzo e la spirometria (che possono fare anche a Palermo dal Dott. Francavilla oppure dove vogliono loro). In tal caso la visita sarà completata dalla Dott.ssa L.Vernotico ed il certificato avrà validità di un anno.

Per ulteriori informazioni contattare la Dott.ssa Laura Vernotico, Specialista in Medicina dello Sport e Medicina del Nuoto e delle Attività Subacquee,
E-Mail : info@lauravernotico.com - Web: www.lauravernotico.com



Il prossimo corso IMCA per DIVER MEDIC del CEDIFOP: 
24/05/2012 - 02/06/2012

per info: 338.3756051 - 091.426935




domenica 29 aprile 2012

Differenze fra la subacquea ricreativa ed industriale


Open Water Diver, Advanced Open Water Diver, Emergency First Response, Rescue Diver, Divemaster e poi istruttore subacqueo. Ecco un percorso della subacquea sportivo/ricreativa per diventare  da appassionato ed inesperto un semiprofessionista (Divemaster) e successivamente un professionista (istruttore) in questo settore.

Nessuno penserebbe di “saltare” i livelli obbligatori in questo percorso, passando direttamente alla qualifica di Divemaster o di Istruttore senza prima acquisire i livelli intermedi previsti.

Ma quello che sembra ovvio e normale nella subacquea sportivo/ricreativa, diventa di difficile comprensione (purtroppo solo in Italia) se si applica all’altro scomparto della subacquea che è la subacquea industriale. Scomparti diversi fra di loro per la tipologia delle attrezzature usate, le tecniche di immersione, ma principalmente per i concetti base.

Facciamo alcuni esempi: l’uso dell’erogatore, normale nella subacquea sportiva, va considerato pericoloso, quindi “vietato” nella subacquea industriale.
Analizziamo il perché: l’operatore, inserito nella categoria dei metalmeccanici (sia in Italia che nel resto del mondo, come qualifica), è un lavoratore in un cantiere subacqueo, dove come in tutti i cantieri di lavoro, esiste la probabilità di un incidente durante il quale l’operatore può anche restare privo di sensi. Ora l’uso dell’erogatore può mettere in serio rischio l’incolumità dell’operatore, mentre “l’uso di idonei caschi che consentano la respirazione” (previsti in Italia sin dal 1992 dall’ Ordinanza n.77 della Capitaneria di Porto di Ravenna), può scongiurare questo pericolo.

La stessa ENI spa, nel documento Lettera HSE/SIC Prot. 16 del 21/5/2008 dal titolo "REQUISITI HSE PER I SUBAPPALTATORI DI LAVORI SUBACQUEI" scrive  testualmente:
“Gli autorespiratori autonomi ad aria (A.R.A.) presentano limiti e difficoltà intrinseci (le immersioni con attrezzatura subacquea alimentata dalla superficie costituiscono il metodo più sicuro e da preferire per le operazioni subacquee). Le attrezzature A.R.A. pertanto, non dovranno essere utilizzate nelle attività subacquee legate a costruzione, riparazione e manutenzione.”
Anche il concetto dell’immersione in coppia è una tecnica obbligatoria solo nella subacquea sportivo/ricreativa, ma non nella subacquea industriale, dove è possibile l’immersione anche di un solo operatore, per postazione, ma con una intera squadra che lo assiste e monitorizza dalla superficie (comunicazione, trasmissione aria, gestione ombelicale/cima, standby ecc).

(foto dal corso per OTS del CEDIFOP - attività formativa 2012)

Nella subacquea industriale possiamo parlare di immersioni in SCUBA (Self Contained Underwater Breathing Apparatus), cioè  aria presa da una bombola alle spalle e di immersione in SURFACE, cioè aria presa tramite un cavo ombelicale dalla superficie.
Faccio un semplice esempio per sottolineare la differenza: Un operatore che usa un casco rigido o morbido, collegato ad una bombola alle spalle è in Scuba, collegato con un ombelicale alla superficie è in Surface, lo stesso se usa un granfacciale, se collegato con la bombola è in Scuba, con la superficie tramite ombelicale è in Surface. Un operatore in immersione con l’erogatore è semplicemente “fuori norma” se l’immersione rientra nei parametri della subacquea industriale (immersione di attività lavorativa all’interno di un cantiere subacqueo).

Il contatto con la superficie, nella subacquea industriale, è obbligatorio e deve essere costante e continuo fra la squadra di superficie e l’operatore in immersione. Ciò avviene tramite il cavo ombelicale se è previsto (immersione in Surface), diversamente con una semplice cima (immersione in Scuba), che collega l’operatore in immersione con la squadra in superficie. Anche qui, la motivazione è principalmente la sicurezza; anche se l’immersione avviene in area portuale ad una profondità di qualche metro, siamo sempre all’interno di un cantiere dove può capitare un incidente che potrebbe coinvolgere l’operatore in immersione che può restare svenuto e intrappolato. Ora dalla superficie non sempre è possibile conoscere la posizione esatta dove si trova l’operatore in immersione, e in una eventuale ricerca, anche alcuni minuti per individuarne la posizione, possono risultare fatali per l’operatore che ha bisogno di un aiuto immediato. Mentre il collegamento, anche con una semplice cima, permetterebbe allo standby di intervenire, individuando immediatamente la posizione dell’infortunato, seguendo semplicemente la cima o l’ombelicale, offrendo assistenza immediata, che a volte può fare la differenza. Inoltre la cima può essere usata anche per una elementare comunicazione con la superficie.

Mi viene in mente l’incidente subacqueo, del 24 febbraio 2012, dove l’operatore che stava riparando una boa alla profondità di 20 metri, ha avuto un improvviso malore ed è stato recuperato privo di vita alla profondità di 50 metri. A voi le riflessioni sull’accaduto.

(foto dal corso per OTS del CEDIFOP - attività formativa 2012)

La stessa IMCA sconsiglia l'uso di SCUBA (e vieta l’uso dell’erogatore) nel modulo D014  dal titolo “IMCA International Code of Practice for Offshore Diving”, capitolo 7.3.1., perché presenta dei limiti intrinseci e non è adeguato, mentre nel modulo IMCA  D033 dal titolo “Limitations in the Use of SCUBA Offshore”, rimanda l’utilizzo delle pratiche in SCUBA per il solo inshore (AODC065), (anche qui esclude l’uso dell’erogatore), criticando comunque questa tecnica, per la limitazione della quantità di aria che il subacqueo può portare con se, in particolar modo  se il diver sta lavorando sodo, respirando affannosamente. Inoltre il diver incontrerebbe un maggiore impedimento nei movimenti in ambienti ristretti aumentando la probabilità di rimanere impigliato; in tal caso la modalità in Surface fornirebbe aria illimitata finché il problema non si risolve.  Anche nel caso di decompressione con l’ausilio del computer,  tarato per le immersioni ricreative, può a volte  non essere affidabile per i più pesanti tipi di lavoro che si affrontano in questa attività.  Al contrario, un subacqueo che sta utilizzando attrezzature e tecnica di Surface ha un continuo monitoraggio dalla squadra di superficie, durante lo svolgimento delle sue attività.
Il supervisore può quindi controllare il tempo che trascorre il diver ad una determinata profondità e garantire che adeguate  procedure di decompressione vengano eseguite in maniera corretta. IMCA sottolinea inoltre che la maggiore mobilità vantata da un subacqueo in SCUBA potrebbe creare situazioni di pericolo nel caso di immersioni in mare aperto con forti correnti, dove in presenza di una situazione di emergenza il collegamento con la superficie può risultare determinante.

Si può facilmente capire che i concetti di base delle due tipologie di immersioni sono assolutamente diversi, niente di più pericoloso che voler mischiare i concetti e provare ad addestrare gli operatori a fare attività della subacquea industriale con tecniche della sportiva, cosa a cui purtroppo spesso assistiamo con risultati che spesso parlano di vittime, che in moltissimi casi potevano essere evitate.

Poi assistiamo alle solite reazioni, con la presentazione di qualche interpellanza in parlamento, ogni volta che un evento luttuoso riempie le cronache dei giornali, ma sono ben poca cosa e non risolvono un grave problema che coinvolge vite umane, in incidenti spesso evitabili, causa anche della legislazione vigente formulata da più di 30 anni.

giovedì 5 aprile 2012

Scuba, Surface, Top Up e legislazione Italiana


Negli ultimi decenni abbiamo assistito a diversi tentativi di proporre una legge specifica nel settore della subacquea con ben 9 proposte di legge presentate o elaborate nelle ultime legislature – 3 proposte durante la legislatura attuale - con diverse proposte di legge presentate e ripresentate nelle varie legislature, molte hanno cercato di fare delle “ammucchiate” fra le due tipologie di subacquea, sportiva ricreativa e subacquea industriale, creando solo più confusione, senza risolvere realmente i problemi di sicurezza e procedure connesse. 

Occorre una legge che recepisca queste differenze e le diverse esigenze fra le due tipologie di subacquea, cosa che era presente nella prima proposta legislativa, presentata nel 1997, “Disciplina delle attività subacquee ed iperbariche professionali”, con il Disegno di legge 2339 del senatore Battaglia rimodulata e rivista nel più recente disegno di legge 2369 “Disposizioni concernenti le attività professionali subacquee e iperbariche”, presentato dall’On. Lo Presti nel 2009, unici disegni di legge che affrontano i problemi del settore della subacquea senza mischiare la parte sportiva e la parte commerciale/industriale, fra le ben otto proposte legislative presentate dal 1997 ad oggi. 

Ma approfondiamo di più il mondo della subacquea industriale, sezionando ed analizzando un percorso tipo: parliamo delle due tipologie di immersioni secondo standard e canoni internazionali: le attività in Basso Fondale e attività in Alto Fondale. 



La differenza principale fra le due tipologie è semplicemente il gas che si respira durante l’immersione, se l’immersione è fatta ad aria (aria o aria arricchita) allora rientriamo nelle immersioni in Basso Fondale, mentre se si fa uso di miscele (elio al posto dell’azoto con percentuali variabili nelle diverse profondità, ma anche di attrezzature particolari come la campana chiusa ecc.), parleremo di immersioni in Alto Fondale. 

Tutte le immersioni rientrano in queste due tipologie, senza eccezioni e vie di mezzo, quindi nella subacquea industriale le immersioni o sono in basso o sono in alto fondale. 

La profondità massima per le immersioni in Basso Fondale non può superare i – 50 metri, oltre tale limite è obbligatorio usare durante le immersioni le tecniche dell’Alto Fondale. Questa limitazione assoluta verso il basso potrebbe diventare relativa per immersioni a profondità inferiori, dove a volte questi limiti possono essere abbassati, per praticità e maggiore sicurezza, lì dove esiste la possibilità di utilizzo di attrezzature per alto fondale (esempio: se facciamo una immersione in saturazione a – 40 metri, avremo un’immersione di alto fondale ai – 40 metri). 

Ma torniamo a parlare delle immersioni standard in basso fondale, cioè immersioni ad aria a profondità massima di – 50 metri. 

Esse vanno divise in 2 categorie: le immersioni ad aria, che avvengono dalla superficie, cioè il diver si immerge da una superficie (banchina o imbarcazione), l’ombelicale parte dalla superficie e nel caso di emergenza lo standby interviene dalla superficie. Queste immersioni, secondo le definizioni dell’HSE-UK, riguardano sia l’inshore diving che l’offshore diving (Diving at Work Regulations 1997 List of Approved Diving Qualifications dated 9 August 2011), e le immersioni ad aria con l’uso di un “basket” o di una “campana aperta”, con la particolarità dello standby che si immerge insieme con il diver nel basket o nella campana aperta, arrivando alla profondità programmata, dove il diver “esce” per effettuare l’attività prevista, mentre lo standby rimane in attesa all’interno della campana aperta o del basket, pronto ad intervenire in caso di necessità. Questo tipo di immersione è spesso conosciuta con il nome di “TOP UP” (trova applicazione solo nell’offshore diving, secondo le definizioni dell’HSE-UK). 

La prima categoria di immersione può arrivare fino ad un massimo di -30 metri di profondità, mentre la seconda (TOP UP) va dai -30 ai -50 metri. Ma anche qui con la specifica che se si effettua un’immersione con l’uso di un basket o di una campana aperta ad una profondità inferiore possiamo parlare di tecniche di TOP UP usate per profondità anche inferiore a -30 metri. 

Purtroppo qui la confusione regna sovrana in Italia, sia a causa di una legislazione specifica mancante, sia di tantissime informazioni errate pubblicate da “soggetti” che dovrebbero essere punto di riferimento per quanti vogliono conoscere questo mondo. 



Spesso leggiamo di corsi di formazione proposti dove, facendo un paragone, uno prima acquisisce la patente di guida per il camion e dopo quella per il … motorino (cioè in una elencazione di categorie, mettono prima lo SCUBA, poi l’altofondale e in seguito il… TOP UP), o si legge di corsi dove si pubblicizza il rilascio di attestati per profondità di – 50 metri (!!), con uso di tecniche sportive, addirittura in alcuni casi addizionano all’attestato per OTS il titolo di guida subacquea ... 3 stelle CMAS!!!. Ancora peggio, troviamo corsi per OTS fatti interamente in aula e senza alcuna immersione durante il periodo formativo. C’è, inoltre, chi usa questi corsi, per trovare manovalanza gratuita, usando i malcapitati studenti in cantieri di lavoro, camuffati da attività in stage e ancora chi pubblicizza di “brevetti” (e non attestati) OTS o, chi suggerisce come unico rimedio di rivolgersi all’estero per avere una formazione adeguata, mortificando ancora di più questo settore in Italia. 

Naturalmente tutto a discapito della sicurezza e dei ragazzi che poi si trovano in mano “carte” non spendibili in ambito lavorativo.

venerdì 23 marzo 2012

PROFESSIONE SOMMOZZATORE strumenti tecniche formazione





Acitrezza (CT) 21 Aprile 2012 - ore 16,00 -19,00



PER RICHIEDERE IL PASS DI INGRESSO: Tramite il sito www.infinitomare.it o invia una e-mail con OGGETTO-NOME- CELLULARE a INFO@INFINITOMARE.IT


L'incontro è un interessante appuntamento dove si parlerà della subacquea professionale/industriale , l'incontro presenta e mostra le tecniche alcune attrezzature in uso le attività caratterizzanti interessanti i video ,alcune esercitazioni di vestizione in aula ,e i percorsi formativi che occorrono per trasformare una passione in un mestiere o intraprendere la "via del Mare" come SOMMOZZATORE Professionale.

FOTO


https://www.facebook.com/media/set/?set=a.192612577519165.41986.100003112727469&type=1


PROGRAMMA

•IL CENTRO STUDI CEDIFOP (presentazione)
•LEGISLAZIONE VIGENTE IN ITALIA
•IL SOMMOZZATORE (O.T.S.) IN ITALIA (iscrizione capitaneria)
•LA FIGURA DEL SOMMOZZATORE IN AMBITO INTERNAZIONALE (foto e pw)
•SCUBA E SURFACE IN INSHORE E OFFSHORE (foto e pw)
•RICONOSCIMENTO HSE DEI CORSI DEL CEDIFOP: OFFSHORE DIVING e INLAND/INSHORE DIVING (foto e pw)
•DIFFERENZE TRA HSE, IMCA E IDSA
•LA FORMAZIONE DEI SOMMOZZATORI DEL CEDIFOP (video)
•DIMOSTRAZIONE DI UNA POSTAZIONE IN SURFACE (dimostrazione all'uso delle attrezzature esposte)



attrezzature esposte

•elmo aperto
•kirby morgan 17
•kirby morgan 18
•gran facciali
•elmo da palombaro
•ombelicale
•pannello per la comunicazione ed aria
•pannello per la videocamera subacquea e comunicazione
•harness


VIDEO

1) TOP UP
     1.a) CAMPANA CHIUSA E SATURAZIONE:
     1.b) CAMPANA APERTA:
     1.c) SALTO IN CAMERA:
     1.d) BASKET:

2) DIVER MEDIC

3) CORSO OTS I e II LIVELLO:
     3.a) CORSO OTS:
     3.b) OTS II LIVELLO (IDSA LEVEL 2):

4) VARIO:
     4.a) PALOMBARO:
     4.b) ELMO APERTO
     4.c) SMIT SALVAGE - ROTTERDAM:
     4.d) RESCUE IN SSDE:
     4.e) SORBONA E TAGLIO:


CHI E' CEDIFOP

•IDSA Full Member - Diver Training (Full Member n. FF 24)
•Centro di Formazione IMCA Approved Training Provider (IMCA Reference IDM/01 - Certificate number 024)
•Programmi validati da HSE (approval EU D/556308/09)
•Centro accreditato dalla Regione Siciliana (CIR CC_0127-01)
•Certificazione di qualità ISO 9001/UNI EN ISO 9001 2008 n. IT07/1477 per la progettazione ed erogazione di corsi di formazione professionale.
•Socio Effettivo UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione)
•Centro IRRA PADI (RESORT R-798829)
• Socio Sostenitore HDS Italia
•Cedifop è l'unica scuola in Italia ad essere Full Member IDSA (15 scuole nel mondo
•Cedifop è una delle 19 scuole riconosciute dall'IMCA per la certificazione Diver Medic
•Cedifop è UNICA SCUOLA IN ITALIA AD AVERE PERCORSI PER L'OFFSHORE RICONOSCIUTI HSE e con CERTIFICAZIONI NORVEGESI

venerdì 16 marzo 2012

Quali riconoscimenti per il corso "OTS bassi fondali" del comitato Enfap di Palermo?

Finalmente le cose cominciano ad andare al loro posto. Cosi durante la riunione della V Commissione Cultura Formazione e Lavoro (Seduta n. 230 del 27.07.11) XV Legislatura dell'Asssemblea Regionale Siciliana, che ha competenza nelle seguenti materie: pubblica istruzione, beni ed attività culturali, lavoro, formazione professionale, emigrazione, è stato rilevato dalla dott.ssa PATRIZIA LO CAMPO, dirigente dell'assessorato per l'istruzione e la formazione, che "il corso ENFAP consente la sola iscrizione presso gli albi tenuti dalle capitanerie di porto". Inoltre il dr. NINO EMANUELE, Capo di gabinetto dell'assessore per l'istruzione e la formazione, premesso che per la programmazione del prossimo anno si terrà conto di quanto evidenziato in ordine all'ottemperanza dei corsi per subacqueo agli standards internazionali IDSA (International Diving Schools Association) e HSE (Health and Safety Executive), dichiara che, "per l'anno in corso, sarà trasmessa una prescrizione all'ente ENFAP in ordine alla opportuna pubblicità del mancato possesso degli stessi requisiti".

Il testo integrale della seduta si può leggere sul seguente link: www.cedifop.it/ARS_Commissione.pdf  )

Continua, invece il percorso legislativo dell'Interrogazione Parlamentare N. 2010 - "Chiarimenti circa il corso per 'operatore tecnico subacqueo'" per bassi fondali inserito nel PROF 2011 presentata dal deputato On. Lentini Salvatore.

Ci si augura, che altri organi preposti ai controlli, seguano questo esempio, attribuendo le giuste responsabilità a chi ha sbagliato, cosi come si chiede al Presidente della Regione e all'Assessore per l'Istruzione e la Formazione Professionale, nell'interrogazione parlamentare presentata "quali iniziative intendano adottare laddove l'ente dovesse risultare sprovvisto dei prescritti requisiti ed accertare e sanzionare le eventuali responsabilità circa l'inserimento - eventualmente illegittimo - del corso di cui in oggetto". (Il testo dell'interrogazione si può leggere sul seguente link: www.cedifop.it/ots_enfap.pdf )

I vecchi tempi vissuti nell'illegalità dei favoritismi stanno cambiando, a tutto beneficio della qualità della formazione professionale di OTS, che a fatica cerca di affaciarsi a livelli internazionali, almeno in Sicilia, da dove speriamo arrivi un segnale forte e chiaro in questo settore, che da più di 30 anni, a causa di una mancata legislazione, non riesce ad imporsi a livelli internazionali, malgrado le indiscutibili qualità che storicamente i sommozzatori Italiani hanno avuto.

giovedì 8 marzo 2012

CEDIFOP, è l'UNICA scuola riconosciuta (post audit) dall'IDSA in Italia

(http://www.idsaworldwide.org/html/members.html).

Una fra le 15 scuole accreditate nel mondo. Le altre scuole sono in:

Asia (2), 
  • India YAK Diving Academy
  • Singapore KBA Training Centre Pte Ltd
Africa (1), 
  • Morocco C.M.P.P. Centre Méditerranéen de Plongée  Professionnelle
Europa (10), 
  • Belgium SYNTRA
  • Belgium CFPME Centre de Formations pour Petites et Moyennes Enterprises
  • Denmark Royal Danish Navy Diving School
  • Finland Luksia
  • Italy CEDIFOP
  • Netherlands Netherlands Diving Centre
  • Norway Norwegian School of Commercial Diving (NYD)
  • Sweden Swedish Armed Forces Diving and Naval Medicine Centre
  • Sweden Farenjas Diving School
  • U.K. Interdive

USA (2). 
  • U.S.A. Divers Academy International
  • U.S.A. The Ocean Corporation

La DIDATTICA dell'IDSA stabilisce i tempi di fondo, le attività, le attrezzature e gli standard operativi da adottare ed applicare durante i corsi, nei vari livelli di addestramento, dal livello OTS (base) fino a quello per il TOP UP


giovedì 23 febbraio 2012

Protocollo d’intesa firmato da: Istituto Tecnico Nautico "Gioeni - Trabia" di Palermo e il CEDIFOP


Nell’ambito delle attività extrascolastiche per la diffusione, nelle scuole, della “cultura” del mare e delle sue professioni, l’istituto Tecnico Nautico "Gioeni-Trabia" di Palermo e il CEDIFOP hanno firmato un protocollo d’intesa per per l'organizzazione di iniziative formative legate nel settore marittimo, sia con finanziamenti pubblici, sia con iniziative private.

Nel recente passato, protocolli d’intesa similari sono stati stilati dal  CEDIFOP con altri istituti del territorio palermitano, quali l’Istituto Tecnico Industriale Statale “ITIS A,Volta” di Palermo e l’Istituto Provinciale Cultura e Lingue “IPCL Ninni Cassarà” di Palermo (protocollo stilato con la Provincia Regionale di Palermo), che ha dato il via a diverse iniziative che annualmente coinvolgono un gran numero di studenti che frequentano questi istituti, nel conoscere nuovi mestieri e possibilità di sbocchi occupazionali legati al mare.

Il direttore del CEDIFOP Manos Kouvakis considera di particolare interesse questo protocollo, sia per l’affinità delle attività formative nel settore marittimo delle due scuole, sia per la prestigiosa storia dell’Istituto Tecnico Nautico "Gioeni - Trabia" di Palermo, fondato nel 1789 da Monsignor Gioeni dei duchi d'Angiò, che consapevole dell'importanza economica dell'isola per la sua centralità nel Mediterraneo, decise di fondare a Palermo un Seminario nautico "capace di fornire alla città e alla Sicilia, gente di mare adeguata".
Nel 1887, come tutti gli altri Istituti Nautici del Regno anche il Nautico di Palermo passò alle dipendenze del Ministero della Pubblica Istruzione; solo dal 1964 l'Istituto Tecnico Nautico occupa la sede di Piazza Santo Spirito che a tal uso é stata progettata, in corso Vittorio Emanuele, in un contesto storico marittimo di tutto rispetto.

Le prime “attività” in comune inizieranno da quest’anno scolastico, con la visita di alcune classi dell’Istituto Nautico per assistere alla gestione di un cantiere di lavori subacquei, gestito dagli allievi del CEDIFOP, secondo i dettami dell’ordinanza n.50/2011 della Capitaneria di Porto di Palermo e le indicazioni del documento  HSE/SIC “Requisiti HSE per i subappaltatori di lavori subacquei” dell’ENI spa, per le immersioni dalla superficie in surface.
Questa prima iniziativa, di “presentazione” avrà luogo nel mese di aprile 2012. Sono in fase di programmazione iniziative per gli anni successivi.

        
Nella foto il Preside dell’Istituto Tecnico Nautico "Gioeni - Trabia" Prof. Vincenzo Augugliaro e il direttore del CEDIFOP Manos Kouvakis