CEDIFOP

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le foto si riferiscono alle attività del CEDIFOP, nei vari livelli di addestramento

mercoledì 26 marzo 2014

Le presenze del CEDIFOP nella commissione sicurezza dell'UNI

Aumenta ancora la visibilità del CEDIFOP nel 2014 con l'inserimento di 3 rappresentati nella commissione sicurezza dell'UNI. Oltre al direttore del CEDIFOP Manos Kouvakis, che partecipa alla commissione sicurezza - organo tecnico: GL "Sicurezza nelle attività subacquee ed iperbariche industriali", dal 2011, si sono aggiunti anche l'ingegnere Napoli Ivan in commissione sicurezza - organo tecnico:GL "Metodi e sistemi di gestione della salute e sicurezza sul lavoro" e il chief instructor del CEDIFOP Francesco Costantino commissione sicurezza - organo tecnico: GL "Dispositivi di protezione delle vie respiratorie"        


Sicurezza esercizio attività pesca corallo, analisi contesto e situazione normativa

La scrivente associazione A.I.S.C. ( associazione Italiana Sommozzatori Corallari), si è costituita con lo scopo di promuovere e migliorare la qualità del lavoro, la massima sicurezza operativa e la salute degli operatori.

Rappresenta un gruppo di pescatori professionisti dediti alla pesca del corallo rosso, principalmente in Sardegna.

L'obiettivo di questo documento è di condividere con le Autorità preposte, i componenti dei Comitati Tecnici e i legislatori di riferimento, le problematiche inerenti l'attività di pesca professionale del corallo, al fine di sensibilizzare ad una repentina soluzione del gap normativo che attualmente non tutela l'incolumità degli operatori.

La pesca subacquea professionale è consentita esclusivamente a coloro che sono in possesso della specializzazione di pescatore subacqueo.(DPR 2 ottobre 1968, n.1639 e ss.mm.ii. Sezione III Art.128)

Le norme sulla pesca del corallo, disciplinate nel Decreto della Regione Sardegna per l'anno 2013 ( http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_22_20130424133019.pdf ), all'Art.1 recitano che: paragrafo a) l’attività di pesca può essere esercitata unicamente dai pescatori titolari dell’autorizzazione regionale, nel rispetto della normativa vigente sulla sicurezza, equipaggiati con apparecchi individuali autonomi o no per la respirazione subacquea, esclusivamente mediante l’uso della piccozza. paragrafo c) omissis..le unità di appoggio devono essere attrezzate con tutte le dotazioni di bordo necessarie a garantire la sicurezza dei pescatori di corallo, così come appositamente certificato dal piano di sicurezza sul lavoro approvato e vidimato dall’autorità competente, tale documentazione (licenza/attestazione provvisoria di pesca ministeriale e piano di sicurezza dell’imbarcazione) deve essere presentata unitamente alla richiesta di autorizzazione.

Non viene specificato esplicitamente quali debbano essere le dotazioni necessarie per il corretto svolgimento dell'attività, inoltre la Regione Sardegna nel decretare richiede il "Piano di Sicurezza" previsto dal D.Lgs 271 del 27.07.1999, che sarebbe valido solo per le attività svolte "a bordo" dell'imbarcazione appoggio ( come si desume dalla recente consultazione avuta con il Ministero della Salute e indicata nel penultimo paragrafo di questo documento).

Non si evince inoltre quale sia l'autorità competente alla vidimazione.

Viene altresì considerato nel predetto Decreto Regionale che: la normativa vigente attualmente non prevede il riconoscimento di uno specifico titolo abilitativo che qualifichi gli operatori e che tale attività, particolarmente complessa e difficoltosa anche per le elevate profondità alla quale viene svolta (oltre gli 80m), sottopone gli operatori a notevoli rischi.

L'attività consiste in immersioni eseguite in "libera", a quote variabili tra i -100m e -140m, senza alcun contatto con l'imbarcazione appoggio, senza alcuna possibilità di recupero in caso di incidente o malore, senza alcun titolo abilitativo professionale e con l'ausilio di personale di bordo, anch'esso senza alcun titolo professionale per fornire assistenza adeguata a subacquei in immersioni eseguite al limite delle umane possibilità.

Il luogo di lavoro, dal momento che ci si immerge dall'imbarcazione appoggio e per tutta la durata dell'immersione, diventa ambiente iperbarico, quindi le condizioni minime di sicurezza e tutela della salute nelle attività subacquee e iperbariche professionali devono essere messe in atto e sottoposte a specifiche verifiche dal Capo del Compartimento Marittimo, dall'ente che rilascia l'autorizzazione e dal Medico

Competente, anche per la categoria dei pescatori di corallo.

Sanzioni anche di carattere penale sono previste a carico di chi non compie le dovute verifiche e controlli previsti dal D.Lgs. 81/2008

La pesca del corallo, essendo un'attività subacquea professionale, rientra nell'elenco dei lavori comportanti rischi particolari per la sicurezza e la salute dei lavoratori, con attinenza a tre attività su dieci elencate nel Testo Unico sulla Sicurezza all'allegato11. del D.lgs. 9 aprile 2008, n.81: Associazione Italiana Sommozzatori Corallari

1) Lavori che espongono ad un rischio di annegamento
2) Lavori subacquei con respiratori
3) Lavori subacquei in cassoni ad aria compressa

Non esistendo una specifica disciplina inerente disposizioni antinfortunistiche dell'attività di “sommozzatori corallari”, occorre rimandare al D.Lgs. 81/2008, in particolare alle disposizioni generali riguardante i compiti del Medico Competente finalizzati alla tutela dello stato di salute e sicurezza dei lavoratori, in relazione all’ambiente di lavoro, ai fattori di rischio professionali e alle modalità di svolgimento dell’attività lavorativa ricordando che sia i lavoratori dipendenti che autonomi della attività in oggetto, sono considerati "lavoratori esposti"( paragrafo d Art.69-capo I- Titolo III) in zona "pericolosa" ( paragrafo c) e soggiacciono all'obbligo di munirsi e utilizzare attrezzature di lavoro in conformità alle disposizioni di cui al Titolo III. I DPI ( dispositivi di protezione individuale) devono essere impiegati ( Art.75 obbligo di uso) quando i rischi non possono essere evitati o sufficientemente ridotti da misure tecniche di prevenzione.

Per DPI si intende qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo.

Nel Decreto legislativo 4 dicembre 1992, n. 475 (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 9 dicembre, n. 289 Attuazione della direttiva 89/686/CEE del Consiglio del 21 dicembre 1989, in materia di ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative ai dispositivi di protezione individuale), all'Articolo 4 i DPI sono suddivisi in tre categorie, rientrano esclusivamente nella terza categoria i DPI di progettazione complessa destinati a salvaguardare da rischi di morte o di lesioni gravi e di carattere permanente.

All'allegato II - (Requisiti essenziali di salute e di sicurezza), e al paragrafo 3.11. sono indicati i dispositivi di sicurezza delle attrezzature per l'immersione:

1) Apparecchio respiratorio

L'apparecchio respiratorio deve consentire di alimentare l'utilizzatore con una miscela gassosa respirabile, nelle condizioni prevedibili d'impiego e tenuto conto, segnatamente, della profondità massima di immersione.

2) Qualora le condizioni prevedibili d'impiego lo richiedano, i dispositivi devono comprendere:

a) una tuta che assicuri la protezione dell'utilizzatore contro la pressione dovuta alla profondità di immersione (vedi punto 3.2) e/o contro il freddo (vedi punto 3.7);

b) un dispositivo d'allarme destinato ad avvertire in tempo utile l'utilizzatore della mancanza di ulteriore alimentazione della miscela gassosa respirabile (vedi punto 2.8);

c) una tuta di salvataggio che consenta all'utilizzatore di risalire in superficie (vedi punto 3.4.1).

Il livello minimo di sicurezza applicabile al settore della pesca del corallo, non può che fare riferimento alle linee guida UNI 11366, approvate dal nostro ordinamento legislativo inerente alla sicurezza sul lavoro ( art.16, comma 2, D.L. 24/1/2012, n.1)

Tali norme tecniche, (a cui si rimanda l'articolo sulla sicurezza nelle attività iperbariche: https://www.uni.com/index.php?option=com_content&view=article&id=510&Itemid=1489), pur se concernenti le attività subacquee al servizio dell'industria, possono fornire riferimenti certi e condivisi in aree prive di riferimenti ufficiali, facendo chiarezza e dando spazio ai diritti e ai doveri, a garanzia di tutti.

In tale norma tecnica viene prevista tutta una serie di misure preventive di tutela dell'operatore, che per diretta analogia e prossimità, possono essere applicate anche nel settore della pesca subacquea professionale del corallo assolvendo in tal modo gli obblighi di legge del D.Lgs 81/2008 ( adottare tutte le migliori tecnologie per la salvaguardia e incolumità del lavoratore).

Il D.M.20 ottobre 1986 ( in Gazz. Uff., 2 dicembre, n. 280 - Disciplina della pesca subacquea professionale), stabilisce all'art.3 che il Capo del Compartimento Marittimo deve accertare la rispondenza degli equipaggiamenti tecnici individuali alle norme vigenti; non a caso molte Capitanerie Italiane hanno recepito, da almeno due anni, l'esigenza di emanare ordinanze applicando rigide regole per i lavori subacquei anche solo a -12m, obbligando per immersioni oltre i -50m l'uso di impianti per alto fondale, campane, camere di decompressione e personale medico specializzato sul posto.

Occorre inoltre rimandare alle norme civilistiche dettate dall'art.2087c.c. che offre innumerevoli indicazioni e alla Costituzione della Repubblica Italiana che sancisce principi fondamentali e inderogabili a tutela della salute e sicurezza del lavoro, in tutte le sue forme e applicazioni come diritto dell'individuo sia lavoratore autonomo che dipendente.

Il giorno 15 gennaio 2014 è stato divulgato un documento del SIMSI ( Società Italiana di Medicina Subacquea ed Iperbarica) indirizzato al Ministero della Salute, al Ministero del Lavoro, al Ministero delle Politiche Agricole, con un parere riguardo la sicurezza dei lavoratori subacquei della pesca del corallo. ( link: http://www.simsi.org/SIMSIpescadelcorallo.pdf )

In occasione di un recente workshop indetto dal GFCM, organismo della FAO (http://www.gfcm.org/gfcm/ en) a Bruxelles, la nostra associazione ha presentato una relazione dal titolo: The opportunity of using the ROV for better management of Corallium rubrum and for the safety of workers (https://gfcmsitestorage.blob.core.windows.net/documents/SAC/SCMEE/2014/MgmtPlanRedCoral/Ciliberto_et_al_2014.pdf) e ulteriore presentazione PPT qui in formato pdf:  (https://gfcmsitestorage.blob.core.windows.net/documents/SAC/SCMEE/2014/MgmtPlanRedCoral/PPT/Ciliberto_et_al.pdf), nello spirito di massima attenzione alla salvaguardia della risorsa garantendo una raccolta sostenibile ed estremamente selettiva, perseguendo lo sviluppo tecnologico, consentendo la salvaguardia della vita nello svolgimento di una attività svolta sinora ai limiti delle umane possibilità.

L'adozione di tale tecnologia, è prevista nelle raccomandazioni del GFCM a tutti gli Stati Membri e quindi vincolante, finalizzata alla raccolta sperimentale del corallo sotto osservazione scientifica, sino a entro e non oltre la fine del 2015.

Tale attività sarebbe inoltre compatibile con quanto dispone l'Art.18, comma 1 lettera z del D.Lgs 81/08: aggiornare le misure di prevenzione in relazione ai mutamenti organizzativi e produttivi che hanno rilevanza ai fini della salute e sicurezza del lavoro, o in relazione al grado di evoluzione della tecnica della prevenzione

La Direttrice dello Spresal di Sassari Dott.ssa Teresa Marras, a seguito nostra denuncia di grave rischio salute e sicurezza degli operatori del settore, presentata in data 2/05/2013, risponde che: si ritiene fondamentale che gli addetti a tale attività la svolgano nel rispetto di quelle che sono le disposizioni regionali.

Il Ministero della Salute, consultato in data 22/11/2013 per le sopracitate problematiche, ha risposto via mail in data 27/11/2013 tramite il direttore dell'Uff.II ( Salute e sicurezza sul lavoro ) Dott. G.Marano, affermando che: tale attività risulta fuori dal campo di applicazione del decreto 271, in quanto non svolta a bordo.

In considerazione di tutto ciò sopra esposto, dieci pescatori subacquei corallari professionisti, soci della scrivente associazione, consapevoli delle sanzioni penali previste in caso di dichiarazioni non veritiere ai sensi dell'articolo 76 del DPR 445 del 28 dicembre 2000 e ss.mm.ii., non hanno potuto completare la domanda di autorizzazione per l'anno 2013, poiché non ritenendosi in regola con l'Art.1 comma C del Decreto Regionale N. 585/DECA/27 DEL 24.04.2013

Il Presidente pro tempore                                                      Alghero 11 Marzo 2014
Massimo Ciliberto

lunedì 24 marzo 2014

AUDIT IMCA AL CEDIFOP

Si è concluso in modo più che soddisfacente l'audit dell'IMCA al CEDIFOP. Uno degli argomenti importanti dei quali si è discusso, è il DDL 698, ma anche una serie di utilissime "dritte" e consigli per aumentare il prestigio internazionale del CEDIFOP.


domenica 16 marzo 2014

Concetti e limiti delle proposte legislative sulla subacquea industriale negli ultimi decenni in Italia


Tre Decreti Ministeriali, ben tredici proposte presentate al parlamento nazionale durante varie legislature, dal 1997 ad oggi, con 2 proposte legislative durante questo governo, una sentenza del TARdel Lazio, diverse ordinanze da alcune Capitanerie di Porto, due delibere di giunta regionale, la norma UNI 11366. Ecco tutto quello che abbiamo creato in termini di legislazione nel settore della subacquea industriale in Italia. Tutto troppo datato e troppo povero, in termini di qualità e contenuti per permettere la soluzione di alcuni problemi che da anni penalizzano i Divers italiani.

La ricerca, spesso, di facili riconoscimenti, quando principalmente è la carta e non i contenuti a fare testo, specialmente se si possono ottenere senza eccessivi sforzi, ha creato negli anni la fama negativa dei titoli italiani, anche di quelli che nulla hanno da temere se confrontati con le migliori certificazioni in ambito internazionale.

In tutto questo regna una grande grandissima confusione, anche fra gli stessi adetti ai lavori, che spesso senza idee chiare corrono dietro alla novità del momento, sperando di trovare il santo Graal della subacquea.

Cosi abbiamo visto negli anni, corsi per OTS realizzati con standard della subacquea sportiva ricreativa (ancora oggi nella maggioranza dei percorsi formativi), oppure senza mandare gli allievi in acqua (una scuola di Roma), o tentativi di imitare un “presunto” titolo da OTS con attività in 2 week end o in pochi giorni, sotto la copertura di brevetti e non di attestati di qualifica professionale, cercando di “ingannare” sia i partecipanti ai corsi che le autorità; ma anche spesso iscrizioni non in regola o in registri di “comodo” che permettono poi agli iscritti di operare in modo non corretto, ma possibile per la mancanza di controlli da parte delle autorità (registro palombari, per coloro che poi si immergono con attrezzature sportive e non con attrezzature da palombaro) hanno portato ad una situazione in cui chi paga il conto è semplicemente l’intero gruppo dei Divers italiani.



Ma cose è l’OTS?

Secondo la legislazione vigente Italiana l’OTS è un “operaio specializzato” che rientra nella categoria dei metalmeccanici (qualifica ISTAT/ISFOL – categoria 6.2 Artigiani ed operai metalmeccanici specializzati ed assimilati - DM 13/01/1979 – DM 31/03/1981 - DM 02/02/1982), iscritto al Registro Sommozzatori del Ministero dei Trasporti presso una Capitaneria di Porto sul territorio nazionale, per il rilascio del Libretto di Ricognizione. L’unico titolo valido, per l’iscrizione a questo registro, è il titolo di “Operatore Tecnico Subacqueo” (OTS - DM 02.02.1982), con il rilascio di un attestato conseguito al termine di corsi di formazione professionale effettuati secondo le modalità previste dall'art. 5 della legge 21 dicembre 1978, n. 845, e dalle relative leggi regionali di attuazione. L’OTS è abilitato a operare in “servizio locale”, entro l'ambito del porto presso il cui ufficio è iscritto e può esercitare temporaneamente anche in altri porti, previa autocertificazione della sua iscrizione in un registro sommozzatori presentata alle autorità marittime del porto nel quale intende operare e tempestiva comunicazione di tale intendimento all’autorità del porto d’iscrizione .

Al di fuori di queste aree e cioè nelle acque interne (fiumi, laghi, pozzi, ecc.), in inshore o in offshore ad oggi non esiste una legge nazionale o regionale che stabilisca competenze di qualità nei criteri formativi (IDSA), operativi (IMCA) e di sicurezza (HSE).

E’ emblematico il documento che la Capitaneria di Porto di Livorno ha emesso, in risposta ad un gruppo di OTS, regolarmente iscritti presso diverse capitanerie di porto, che lamentavano di restare fuori dalla possibilità di essere assunti per i lavori sommozzatorii della Costa Concordia, mentre venivano assunti coloro che non erano iscritti presso le capitanerie di porto dalla ditta appaltatrice. Ecco una estrapolazione dalla risposta della Capitaneria di Porto di Livorno: “(…)Al riguardo, si rappresenta, come d’altronde emerge dalla lettura della nota in riferimento, che la normativa citata, cioè il decreto ministeriale 13 gennaio 1979, si applica ai sommozzatori che esercitano l’attività all’interno dei porti. Come è noto, il relitto della nave Costa Concordia” giace, invece, al di fuori dell’ambito portuale dell’Isola del Giglio, (…) ”



Diversi incidenti, spesso anche mortali, hanno indotto negli anni (a partire dal 1992) diverse Capitanerie di Porto in Italia, ad emettere ordinanze proprie, per estendere fuori dal porto, quindi a tutte le acque di loro competenza, la validità dei DM nazionali, tentativo che sottolinea la “sofferenza” per la mancata legislazione del settore, che però ha creato in alcuni casi ancora più problemi, penalizzando le piccole imprese operanti in quelle aree a vantaggio delle imprese che operano a qualche chilometro di distanza, presso la capitaneria accanto, dove non ci sono vincoli e procedure esplicite, come quelle contenute in tali ordinanze.

Si è provato negli anni a presentare in parlamento ben 13 proposte, dal 1997 ad oggi, con ben 2 proposte presentate durante la legislatura attuale, il Disegno di Legge n. 320 presentato il 26 Marzo 2013 al Senato dal Senatore Aldo Di Biagio e il Disegno di Legge n. 807 presentato il 18 aprile 2013 alla Camera, dall’On. Mario Caruso, ma in tal senso esprimo la mia perplessità sulla riuscita, tenendo conto dei tempi ma anche dei contenuti, visto che riportano problemi non risolti da disegni di legge presentati durante le legislature precedenti.

Inoltre le due proposte di legge presentano un vuoto tematico non trattando in modo efficace la parte riguardante la formazione degli operatori.

La normativa UNI 11366 del 2010, alla quale ha fatto riferimento il presidente Monti nel Decreto Sviluppo del 2012 - articolo 21 – (Modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152, in materia di promozione degli investimenti offshore) - comma 3 "Le attività di cui all’articolo 53 del Decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1979, n.886, sono svolte secondo le norme vigenti, le regole di buona tecnica di cui alla norma UNI 11366". Questo passaggio fa riferimento al D.P.R. (Decreto del Presidente della Repubblica) 24 maggio 1979, n. 886 "Integrazione ed adeguamento delle norme di polizia delle miniere e delle cave, contenute nel decreto del Presidente della Repubblica 9 aprile 1959, n. 128, al fine di regolare le attività di prospezione, di ricerca e di coltivazione degli Idrocarburi nel mare territoriale e nella piattaforma continentale” (GU n.114 del 26-4-1980 - Suppl. Ordinario), dove leggiamo al Capo VII “Impiego di Operatori Subacquei” Art. 53. Prescrizioni generali "Le prestazioni lavorative in immersione per il posizionamento della piattaforma, per l'ispezione e la manutenzione delle attrezzature sommerse o per lavori assimilabili, devono essere effettuate solamente da personale esperto e fisicamente idoneo, diretto da un responsabile di comprovata capacità, nel rispetto delle norme specifiche in materia e delle regole della buona tecnica...."; ma tutto ciò non fa della norma UNI una “legge”, come spesso erroneamente si riporta sull’obbligatorietà dell’applicazione della normativa all’interno delle aree portuali o in ambito inshore, ecc; inoltre anche qui la parte dedicata alla formazione degli operatori rimane al margine della normativa stessa.

Ci sono inoltre due delibere di giunta regionali, una nella Regione Emilia Romania del 2007 (delibera di giunta prot. n. SSF/07/65016) con l’inserimento della qualifica di OTS all’interno del sistema regionale delle qualifiche, ma vincolato sempre ai tre Decreti Ministeriali esistenti, cioè per “attività in area portuale e dintorni”, e una più “coraggiosa” del 2011 nella Regione Sicilia (delibera di giunta n.350 – Prof. 2011) nel documento “Direttive per la programmazione e presentazione delle proposte formative a valere del Piano Regionale dell’Offerta Formativa 2011 – Macro Settore “Agricoltura/pesca/attività subacquee – OTS ed attività correlate” che riporta: “Per questo settore i corsi di formazione professionale per O.T.S. (Operatori Tecnico Subacquei) di livello Base di specializzazione si devono attenere alla direttiva 2005/36/CE secondo gli standard dei programmi Validati da I.D.S.A. (International Diving Schools Associaton) e H.S.E. (Health and Safety Executive)”, con riferimento specifico ad una formazione successiva a quella da OTS con l’applicazione di standard di qualità validi a livello Internazionale (IDSA e HSE). Qui, per la prima volta, si da importanza alla formazione come elemento non eludibile in questo ambiente lavorativo, al di fuori dell’ambito portuale. Il diver deve avere una formazione completa e di qualità, perché operando in ambito offshore, entra in contatto con una squadra internazionale, dove qualità e sicurezza sono assolutamente indispensabili, e deve avere un bagaglio di conoscenze che gli permettano di lavorare in un team di colleghi provenienti da tutto il mondo, che hanno avuto una formazione adeguata e competente.



In tutto questo IMCA, che è una organizzazione di rilevanza mondiale, a cui fanno riferimento diverse migliaia di imprese, che opera esclusivamente in ambito offshore, recependo l’importanza di una formazione di qualità, ha diviso il mondo in 2 grandi categorie, la prima costituita da una lista, aggiornata periodicamente, di una Elite di paesi (Australia, Brasile, Canada, Francia, India, Norvegia, Nuova Zelanda, Olanda, Sud Africa, UK e USA) che hanno una legislazione specifica nel settore che stabilisce standard e criteri di qualità nei percorsi formativi, e la seconda categoria con tutti gli altri paesi che non hanno una tale legislazione, paesi di cui attualmente fa parte anche l’Italia (la qualifica di OTS, valida per attività in ambito portuale, non è di alcun interesse per IMCA).

Questo problema pone le ditte Italiane in una posizione di inferiorità nel confronto con altre ditte nella panorama mondiale, si riporta di seguito quanto il responsabile di una rilevante ditta Italiana, che opera in offshore, ci scrive ” … Al momento infatti, a causa della nota carenza legislativa, non è sufficiente l’iscrizione in Capitaneria per poter lavorare con le maggiori compagnie petrolifere(Shell/Total/BP). Questo comporta a noi, che operiamo nel mercato mondiale, gravissime difficoltà in quanto i Clienti rifiutano per questo motivo le nostre offerte, siamo costretti ad affrontare enormi costi per una ulteriore formazione del personale all'estero, oppure dobbiamo assumere personale straniero.”

Il problema, tornando in Italia, si complica ancora di più visto che la formazione è demandata alle singole regioni , e quindi difficilmente una legge nazionale potrà avere quegli standard di qualità che vengono richiesti in ambito internazionale. Ecco perché, in questo momento, la Regione Sicilia, ai sensi degli articoli 14 e 17 dello Statuto ed in conformità con i principi del vigente ordinamento comunitario sta proponendo di riconoscere e disciplinare l’esercizio delle attività professionali nella subacquea industriale con il DDL n. 698 “Norme per il riconoscimento della professione e disciplina dei contenuti formativi per l’esercizio delle attività della subacquea industriale” per quei percorsi formativi che abilitano alle attività lavorative fuori dalle aree portuali in ambito sia inshore che offshore, con la creazione di un Registro degli Operatori della Subacquea industriale, istituito presso il Dipartimento Regionale del Lavoro, ove potranno iscriversi i soggetti interessati allo svolgimento delle attività disciplinate dal suddetto decreto se in possesso di titoli rilasciati da istituti pubblici o enti di formazione professionale nell'ambito della vigente disciplina, facendo puntuale riferimento riguardo ai contenuti formativi di qualità e specifiche attività formative con tempi di fondo e standard di sicurezza ben precisi, nelle varie categorie di iscrizione (OTS, Top Up, Alto fondale), in modo tale da permettere all'Italia di entrare a far parte dei paesi “Elite” che vengono annoverati nei documenti IMCA, cioè i paesi che hanno una legislazione specifica nel settore.

sabato 15 marzo 2014

ARS: Nuova convocazione, per martedì 18/03, alla V commissione per l'esame del DDL 698

Nuova convocazione della V Commissione Cultura formazione e lavoro, dell'Assemblea Regionale Siciliana, che ha competenza nelle seguenti materie: pubblica istruzione, beni ed attività culturali, lavoro, formazione professionale, emigrazione.

UNICO PUNTO ALL'ORDINE DEL GIORNO:
Esame del disegno di legge n. 698 Norme per il riconoscimento della professione e disciplina dei contenuti formativi per l'esercizio delle attività della subacquea industriale , a firma dell'onorevole Lentini.

SONO INVITATI A PARTECIPARE AI LAVORI:
  • sig.ra Nella Scilabra, assessore regionale per l'istruzione e la formazione professionale;
  • arch. Ester Bonafede, assessore regionale per la famiglia, le politiche sociali ed il lavoro;
  • dott.ssa Anna Rosa Corsello, dirigente generale del dipartimento istruzione e formazione professionale ed ad interim del Dipartimento Lavoro;
  • Onorevole Lentini, primo firmatario del disegno di legge n. 698.

sabato 8 marzo 2014

Disegno di Legge DDL 698: un'altro passo ancora:

Convocata la Commissione QUINTA - Cultura, Formazione e Lavoro, per il 13/03/2014, con il seguente ordine del giorno:

Ordine del Giorno
1) Esame del disegno di legge n. 698 Norme per il riconoscimento della professione e disciplina dei contenuti formativi per l'esercizio delle attività della subacquea industriale , a firma dell'onorevole Lentini;
2) Seguito esame degli abbinati disegni di legge: nn. 378-54 Sistema regionale per la ricerca e l'innovazione

ecco l'elenco degli Invitati:
  • sig.ra Nella Scilabra, assessore regionale per l'istruzione e la formazione professionale;
  • arch. Ester Bonafede, assessore regionale per la famiglia, le politiche sociali ed il lavoro;
  • dott.ssa Lucia Borsellino, assessore regionale per la salute;
  • onorevole Lentini, primo firmatario del disegno di legge n. 698;
  • dott.ssa Anna Rosa Corsello, dirigente generale del dipartimento istruzione e formazione professionale ed ad interim del Dipartimento Lavoro;
  • dott. Salvatore Sammartano, dirigente generale del Dipartimento per la pianificazione strategica.

venerdì 28 febbraio 2014

Passi avanti per il DDL 698 sulla subacquea industriale

Presso la Commissione V dell'ARS - Cultura, Formazione e Lavoro - Seduta del martedi 04/03/2014, è stato portato all'ordine del giorno l'esame del disegno di legge n. 698 "Norme per il riconoscimento della professione e disciplina dei contenuti formativi per l'esercizio delle attività della subacquea industriale" , a firma dell'onorevole Lentini. Sono stati invitati in commissione fra gli altri anche la sig.ra Nelli Scilabra, assessore regionale per l'istruzione e la formazione professionale; l'arch. Ester Bonafede, assessore regionale per la famiglia, le politiche sociali ed il lavoro; l'onorevole Lentini, primo firmatario del disegno di legge n. 698; la dott.ssa Anna Rosa Corsello, dirigente generale del dipartimento istruzione e formazione professionale ed ad interim del Dipartimento Lavoro. Un altro piccolo passo per un disegno di legge che farebbe diventare la Sicilia un assoluto punto di riferimento dell'intero territorio Italiano e del Mediterraneo.