CEDIFOP

CEDIFOP
le foto si riferiscono alle attività del CEDIFOP, nei vari livelli di addestramento

sabato 2 novembre 2013

L’importanza dei riconoscimenti IMCA nelle certificazioni di Commercial Diver (Parte I: Le 4 tipologie di certificazioni IMCA dirette)

           
(di Manos Kouvakis)


Da alcuni mesi IMCA ha rivoluzionato il suo sito ufficiale aggiungendo diverse informazioni integrative e aggiornato la quasi totalità delle pagine. Ha dato uno spazio maggiore alle certificazioni e ai riconoscimenti che IMCA offre ai suoi associati e agli operatori del settore.

L’importanza di queste certificazioni, sta nel potere aggregativo dell’IMCA, a cui fanno riferimento diverse centinaia di imprese a livello internazionale, nel fatto che ha divulgato documenti di buon senso nelle applicazioni e nel fatto che IMCA generalmente viene riconosciuta come indice di qualità.

Potremmo dividere in tre gruppi certificazioni e riconoscimenti che IMCA approva/riconosce a livello internazionale:
  • 1) nel primo gruppo, di cui parleremo in questa news, ci sono 4 certificazioni dirette,
  • 2) nelle prossime news parleremo dei riconoscimenti indiretti, e
  • 3) infine parleremo delle certificazioni più importanti, che vengono concesse solo a chi ha già una lunga esperienza nel settore, che possiamo definire come riconoscimenti di “esperti commercial diver”
E’ ovvio che in tutti questi riconoscimenti e certificazioni, IMCA si interessa principalmente dell’offshore e non di attività subacquee in acque inshore o similari (acque interne, fiumi, laghi ecc). Concetto che spesso sfugge a chi in Italia usa la parola IMCA, come deus ex macchina, magari per camuffare percorsi che diversamente non sarebbero di nessuno interesse (vedi per esempio percorsi per LST che vengono spacciati per percorsi IMCA, mentre dal sito dell’IMCA risulta chiaro che nessuno in Italia realizza questi percorsi).

In Italia, è iniziata l'evoluzione di un settore che si sta incanalando su binari giusti dopo decenni di buio medievale, a “discapito” di coloro che cercano di coprire le loro lacune mai colmate, per una cronica insufficienza di capacità, che a volte ironizzano su argomenti che non conoscono, perché sicuramente fuori dalle loro capacità intellettive.

E qui bisogna fare delle affermazioni forti: CEDIFOP è una delle scuole riconosciute da IMCA e IDSA (unica didattica a livello mondiale nella subacquea industriale) perché ha superato degli audit innanzi alle commissioni arrivate a Palermo, per esaminare testi, procedure, docenti, ecc.

Gli audit, arrivati su nostra richiesta, dopo un lungo percorso di preparazione, sono stati immediatamente superati, bruciando le tappe, senza il rilievo di alcuna "non conformità" da parte delle delegazioni di esperti che hanno condotto l'audit.

Cosi CEDIFOP, è stata inserita nel portale dell'IMCA a rappresentare una delle 23 scuole a livello mondiale che hanno tale riconoscimento e che possono rilasciare i brevetti IMCA in linea con il documento base ( IMCA D 020 ) che è rappresentato dal DIVER MEDIC, o nel portale dell’IDSA a rappresentare una delle 16 scuole FULL MEMBERS a livello mondiale che hanno tale riconoscimento.

IDSA, va considerata come una didattica che stabilisce i contenuti formativi dei percorsi della subacquea industriale, aggiornati annualmente durante i meeting.

IMCA, invece, si occupa principalmente delle imprese subacquee, mentre nel settore formativo effettua soltanto quattro corsi, che approva e riconosce, e sono i seguenti:
  1. Trainee air diving supervisor, (supervisore di superficie per basso fondale)
  2. Trainee bell diving supervisor, (supervisore di superficie per immersioni in saturazione)
  3. Assistant Life Support Technician (LST)
  4. Diver Medic Training o Refresh (DMT)
Non esiste in Italia nessuna scuola, riconosciuta e autorizzata dall’IMCA per i corsi 1, 2 e 3. L’unico corso IMCA che attualmente si può fare in Italia è il corso per DIVER MEDIC, ma NON tutti i possessori di titoli per OTS possono accedere a questo corso (disposizioni IMCA 2013).

Questi corsi possono essere realizzati da scuole riconosciute dall’IMCA, che hanno chiesto e hanno superato gli audit condotti dagli ispettori dell’IMCA in modo soddisfacente, sia nella parte documentale sia come struttura. Una volta che IMCA ha confermato e approvato tali strutture, riconosce loro il diritto di mettere nei titoli emanati la dicitura “IMCA Approved” o “IMCA Recognised” in relazione a questi corsi specifici.

In tutto questo IMCA non si è mai occupata della formazione degli OTS, perché questa figura, esistente solo in Italia, secondo la legislazione vigente, opera solo all’interno delle aree portuali (DM 1979) quindi non ricadenti nelle aree di interesse IMCA cioè nell’offshore diving.

Nessun altro corso è approvato / riconosciuto da IMCA e, pertanto, nessun altro attestato potrebbe riportare la dicitura “IMCA Approved” o “IMCA Recognised” riferito a qualsiasi altro corso, anche se il percorso formativo riguarda l’offshore diving, sia in Italia ma anche in qualsiasi paese dell’estero.

IMCA ha prodotto una serie di documenti di orientamento su vari argomenti, ma di questi ci occuperemo il prossimo mese.

Di seguito, riportiamo il testo in inglese, preso dal sito dell'IMCA, su quanto sopra esposto:



Training and certification:
- There are only four training courses for which IMCA offers approval/recognition – Trainee air diving supervisor, Trainee bell diving supervisor, Assistant life support technician and Diver medic. Each requires a training establishment to apply for approval then satisfactorily undergo an audit of its documentation, facilities and course. Once IMCA has confirmed approval/recognition such establishments may use the wording ‘IMCA Approved’ or ‘IMCA Recognised’ in relation to these specific courses only

No other courses are approved/recognised by IMCA and, therefore, no establishments should state ‘IMCA Approved’ or ‘IMCA Recognised’ in relation to any other course.

Da questo link si può scaricare il testo integrale, dal sito dell’IMCA, aggiornato nel 2013:

domenica 27 ottobre 2013

Il problema della profondità nei percorsi Italiani per OTS e gli standard in ambito internazionale

(di Manos Kouvakis)


Un grande problema nella definizione del commercial diver italiano è la mancanza di una legislazione specifica. Le uniche norme legislative, e cioè i tre decreti ministeriali vigenti, sono molto datati e assolutamente inadeguati alle esigenze del settore.

Ci sono stati diversi tentativi di elaborare una nuova legislazione nel settore a partire dal 1997 ad oggi, con ben 11 proposte legislative, che si sono susseguite negli anni, di cui abbiamo spesso parlato nelle news precedenti, ma mai ad oggi una di queste è riuscita a superare l’esame delle varie commissioni parlamentari.

Ma analizziamo cosa significa tutto ciò, con un esempio pratico: In data 25 ottobre 2012 un gruppo di OTS iscritti in diversi compartimenti marittimi, hanno inoltrato una lettera alla capitaneria di Porto di Livorno chiedendo chiarimenti sull’impiego di personale nelle operazioni riguardanti la “Costa Concordia” che non risulta iscritto presso alcuna Capitaneria di Porto. La risposta, della Capitaneria di Livorno rispecchia in modo perfetto questa grossa problematica, essa recita testualmente: “…… il decreto Ministeriale 13/01/1979 si applica ai sommozzatori che esercitano le attività all’interno delle aree portuali. Come è noto il relitto della nave Costa Concordia giace al di fuori dell’ambito portuale dell’isola di Giglio…”

In pratica il DM del 1979 è valido e regolamenta solo le immersioni all’interno delle aree portuali in Italia. Al di fuori dei queste aree non esiste ad oggi una legge dello stato italiano, così come accade invece in tutti gli altri paesi, che detta le regole su come possano essere fatte le immersioni lavorative, stabilendo principalmente le regole di sicurezza per queste attività lavorative.

Spesso assistiamo ad attività lavorative subacquee senza alcun vincolo, prescritto per legge sulla sicurezza, in mare aperto, ma anche nelle acque interne come laghi e fiumi, che legislativamente non sono sotto il controllo delle Capitanerie di Porto.

Alcune eccezioni le abbiamo avute negli anni, a partire dal 1991 con una ordinanza della Capitaneria di Porto di Ravenna che ha dato il primo esempio, dopo un incidente mortale verificatosi nel suo territorio, ordinanza che ha dato seguito ad una serie di altre ordinanze, in altri porti Italiani, fino all’ultima del Porto di Messina nel 20 maggio 2013.

Purtroppo, anche se lodevoli queste iniziative che sicuramente hanno il merito di prestare una maggiore attenzione a questa attività, non risolvono ma, per assurdo, complicano ulteriormente il problema, penalizzando chi vuole adeguarsi, con maggiori investimenti per la sicurezza degli operatori alle proprie dipendenze, perché involontariamente favoriscono la concorrenza sleale di ditte che, a qualche chilometro di distanza, presso la capitaneria vicina che non ha emanato una ordinanza che preveda l’obbligo di operare in sicurezza, propongono l’esecuzione dei lavori con prezzi concorrenziali a tutto discapito della sicurezza, togliendo lavoro a chi vuole essere in regola e operare correttamente adottando le procedure necessarie per prevenire il verificarsi di incidenti che purtroppo spesso diventano mortali. 

Sicuramente di questo è convinto anche l’On. A. Di Biagio che, in un suo intervento alla Camera dei Deputati, sull’ordine dei lavori del 28 Aprile 2011, sottolinea nel suo discorso sull’assenza di una legge pertinente, riferendosi all’ultimo incidente mortale nel settore, che: “Mi assumo ogni responsabilità nell’affermare con certezza e risolutezza che la promulgazione e conseguente applicazione di queste disposizioni avrebbe potuto salvare la vita a questo giovane”. 

Se a tutto questo si aggiunge anche la mancanza di una informazione chiara nel settore, si crea una maggiore confusione in chi vuole intraprendere l’attività lavorativa del sommozzatore, infatti, senza alcun controllo, si può trovare di tutto, e i giovani in cerca di formazione e lavoro diventano le vittime di chi vuole speculare utilizzando strutture e attrezzature inadeguate, promettendo nei titoli certificazioni che hanno obiettivi di competenze che non potranno mai dare con una preparazione sommaria e assolutamente inadeguata.

Cosi, possiamo trovare corsi che neanche secondo la esigua legislazione vigente sono adeguati per ottenere l’iscrizione al registro sommozzatori presso le capitanerie di porto perché non rispettano i pochi dettami presenti, ma per scarsa informazione, anche negli enti pubblici, consentono l’iscrizione al registro di persone che completano un corso senza andare mai in acqua, o completano la propria formazione in qualche week-end o frequentando percorsi formativi che usano tecniche e attrezzature della subacquea sportiva e solo nel titolo del corso dichiarano la sua appartenenza al settore della subacquea industriale che inserisce gli operatori nella categoria dei metalmeccanici, sia in Italia che all’estero.
Spesso per dare una maggiore enfasi, prendendo in giro corsisti e istituzioni, promettono corsi a sempre maggiori profondità – per esempio corsi per OTS a – 50 metri – cosi il richiamo è ancora maggiore, ma ancora maggiore è in questi casi l’assoluta inadeguatezza del percorso formativo stesso.

E’ vero che i tre DM che racchiudono la legislazione del settore in Italia non parlano di profondità massima da raggiungere, anche perchè essendo stati emanati per regolamentare le attività sommozzatorie all’interno delle aree portuali, la profondità massima coincide con la batimetria del porto in cui gli operatori vengono iscritti. Batimetria di alcuni metri, ma di certo molto inferiore alla profondità di -50 metri. Nella subacquea sportiva ricreativa, l’immersione per raggiungere profondità elevate e risalire, viene pianificata, spesso, diminuendo al massimo il tempo di permanenza sul fondo. Ma questo problema si ingigantisce, di fronte ad una immersione che prevede una più lunga permanenza sul fondo per eseguire un lavoro, come succede nella subacquea industriale. Tutti sappiamo che il tempo di decompressione a cui un subacqueo deve sottoporsi nella risalita in superficie, è direttamente proporzionale sia al tempo di permanenza sott’acqua, sia alla profondità di immersione.

Considerando una immersione che supera alcune decine di metri, se la permanenza è abbastanza lunga, la decompressione è lunghissima, a volte impossibile da eseguire in acqua e spesso comporta rischi veri e propri per la salute del sommozzatore. Facciamo un esempio: a circa 48 metri di profondità e permanenza di 10 minuti, il tempo di risalita è di circa 6 minuti, con una tappa di decompressione di 2 minuti a 6 metri. Se alla medesima profondità il diver fosse rimasto per circa 50 minuti, il tempo totale di risalita, decompressione inclusa, diventa di circa 270 minuti. Troppo tempo in cui un diver dovrebbe rimanere in acqua, specialmente se si trova in mare aperto e con temperature rigide. Questo comporta, oltre al disagio del subacqueo di una lunghissima permanenza di diverse ore sott’acqua, anche spreco di risorse economiche: personale addetto alla sicurezza e alla salute della persona immersa, imbarcazione bloccata fino alla fine delle operazioni di recupero del diver. Il fattore economico ha svolto un ruolo importante nel cercare di trovare soluzioni sicure e alternative al modo classico di effettuare questa tipologia di immersioni, specialmente nella subacquea industriale.

Due sono le soluzioni: immersione in saturazione (miscele in cui viene sostituito l’azoto con elio), tecnica inizialmente applicata a profondità di – 50 metri fino a profondità attorno a -300 metri (alto fondale), con cui il sommozzatore può, utilizzando le tecnologie adatte e se ha avuto un addestramento adeguato (secondo gli standard della didattica IDSA level 4, o certificazione closed bell dell’HSE-UK, o certificazione francese di Classe 3 mention A, o similari) affrontare anche per interi giorni profondità e attività lavorative e ritornare velocemente in superficie usando la campana chiusa, restando poi in un comodo impianto iperbarico di superficie a fare la decompressione che può durare anche diversi giorni.

E’ ovvio che non sono tecniche da sperimentare in un corso per OTS, specialmente se il personale docente non ha le competenze e le conoscenze adeguate e usa attrezzature e tecniche che rientrano nella subacquea sportiva. 

Naturalmente esistono tecniche precise che permettono questo tipo di attività in sicurezza, di solito nel resto del mondo vengono fatte durante il corso per il TOP UP, applicando tecniche che è impossibile insegnare in un corso base per un OTS che ha come obiettivo quello di lavorare all’interno delle aree portuali. Ma in Italia si fa questo ed altro, visto che basta un pezzo di carta firmato da qualche ignara amministrazione pubblica che garantisce, come deus ex macchina, capacità e competenze mai sperimentate durante i percorsi formativi.

E’ arrivato il momento di una rivisitazione della legislazione italiana adeguandola a quella internazionale, auspicando un maggior controllo del Ministero dei Trasporti che tramite le Capitanerie dovrà ripetere l’operazione del 1999, cioè il controllo della validità delle iscrizioni presso le diverse Capitanerie di Porto in Italia, dove riteniamo che una significativa percentuale non ha la documentazione necessaria, o peggio ancora, non ha alcuna documentazione valida che giustifichi l’iscrizione al registro sommozzatori.

Sarebbe utile la promulgazione di una legge che preveda una diversificazione di iscrizione ad un registro, non in servizio locale, ma per effettuare attività sommozzatorie in tutta Italia, magari utilizzando come documento guida quello che la ENI spa propone da anni, di cui l’ultimo aggiornamento è arrivato in data 05/Agosto/2013, dove sono previste tre diverse categorie di attività, il divieto dell’uso dell’erogatore e l’utilizzo delle tecniche del TOP UP a profondità superiori ai – 30 metri e quelle dell’altofondale a profondità maggiori di -50.

E' vero che qualsiasi corso per OTS in Italia permette l'iscrizione alla capitaneria di porto, ma è assolutamente sbagliato anche solo pensare, che una semplice iscrizione sia sufficiente per lavorare in offshore. Questo è il grande inganno che ogni anno illude decine di giovani che rincorrono una speranza che presto vedranno infranta, nel momento in cui si avvicineranno a questo ambito e si vedranno scavalcati da chi si presenta con carte e certificazioni in regola.

La subacquea industriale ha un suo percorso logico e naturale, perché non viene applicato ai vari livelli di addestramento, cosi come avviene in tutti i paesi del mondo al di fuori dell'Italia? Questa insufficienza e speculazione tutta italiana, ha collocato i titoli italiani da OTS nella categoria dei “prodotti di scarto”, se confrontata con il mercato e le certificazioni valide in ambito internazionale.

Ritengo che siano ormai maturi i tempi affinché la legislazione italiana dia delle regole precise e adeguate, simili agli standard internazionali validi in tutti i luoghi dove opera in sicurezza gente che vive di questo mestiere. Ritengo che salvaguardare la vita degli operatori del settore vada messo sempre fra le priorità non negoziabili e che regole chiare, competenza e professionalità permetteranno anche un salto di qualità del settore e il ritorno agli anni d’oro, quando gli operatori italiani erano famosi e rinomati in tutto il mondo.

sabato 19 ottobre 2013

Si inaugura alla Villa Nasi il primo laboratorio europeo di ricerca medica in ambito subacqueo

Il prossimo 23 ottobre 2013 alle ore 16,30 alla presenza di Autorità Scientifiche, Politiche e Sociali di inaugura il laboratorio europeo di ricerca in Medicina Subacquea presso la villa Nasi, che si erge nel mare Mediterraneo davanti al porto di Trapani.

La realizzazione di tale importante sito è stato possibile grazie ad una convenzione tra la Provincia Regionale di Trapani ed il Consorzio Universitario Trapanese dove è operante da due anni il Master di Medicina Subacquea ed Iperbarica (M.U.H.M.T.).

I locali della Villa Nasi, dove sarà aperto il primo laboratorio europeo di ricerca medica in ambito subacqueo saranno dislocati su due livelli. Il pianoterra, con accesso autonomo direttamente dal mare, prevede una “zona bagnata” dove i subacquei saranno sottoposti, nei tempi immediatamente successivi alla emersione, al controllo ecocolordoppler ed ecocardiografico per la ricerca di microbolle ed una “zona asciutta” dove saranno valutati altri parametri ematochimici e diagnostico strumentali.

Al piano superiore della Villa Nasi saranno sistemati una stanza per la raccolta ed elaborazioni dei dati raccolti, ed una sala riunioni con trenta posti a sedere e dotata di impianti informatici e di videoproiezioni per l’aggiornamento e la formazione.

Il laboratorio sarà alloggiato preso la stupenda “Villa Nasi” in stile liberty, che Nunzio Nasi (Trapani 1850-Erice 1935), ministro trapanese delle Poste (1898-1899) e della Pubblica Istruzione (1900-1903) si era fatta costruire sul mare tra Torre di Ligny e la Colombaia, e già sede del Museo Nasiano dove è possibile ammirare gli ambienti e gli arredi d’epoca (1900 circa) e tra questi ritratti, fotografie e sculture riproducenti le sembianze dello statista.

Il M.U.H.M.T. troverà partner patrocinante per la ricerca sul campo la fondazione DAN Europe diretta dal suo presidente Alessandro Marroni di Teramo.

Il laboratorio di ricerca costituirà la parte operativa del Master, diretto dal Prof. Francesco Paolo Sieli, che a Trapani costituisce sua giovane realtà essendo stato inaugurato nell’anno accademico 2011/2012 e nasce da un percorso di formazione scientifica che la Società Mediterranea di Medicina dello Sport (S.M.M.S.) fin dal 2001, con l’annuale Congresso Mediterraneo a Favignana, ha fatto crescere con la collaborazione della Società Italiana di Medicina Subacquea ed Iperbarica (S.I.M.S.I.) nella persona del suo presidente; Rosario Marco Infascelli di Napoli.

La Medicina Subacquea ed Iperbarica è una specializzazione emergente in quanto oggi grazie alla acquisizione dei benefici della ossigenoterapia iperbarica (O.T.I.) l’impiego della camera iperbarica, oltre ad un presidio terapeutico indispensabile (intervento salvavita) per l’incidente subacqueo e per l’intossicazione da monossido di carbonio, è divenuto un presidio terapeutico essenziale in molte patologie quali la sordità improvvisa, le ferite difficili, le ulcere cutanee infette, le osteomieliti, la retinopatia pignentosa, la necrosi ossea asettica ed il piede diabetico che possono portare ad esiti invalidanti.

L’importanza di formare e perfezionare figure professionali in questo ambito specialistico è molto importante e la “mission” del Master di Medicina Subacquea ed Iperbarica di Trapani si prefigge di continuare proficuamente in questo percorso, e l’istituzione a Trapani del primo laboratorio medico europeo di ricerca subacquea vuole essere la ulteriore forza propulsiva per mandare un messaggio forte alla classe medica (che segue i pazienti) ed ai Manager e Dirigenti sanitari (che rappresentano la Sanità Pubblica) che la Medicina Subacquea ed Iperbarica è una realtà che si vuole affermare per dare ad alcune patologie croniche, causa di invalidità permanente (amputazioni di arti, cecità, sordità etc) una risoluzione favorevole del quadro clinico ai pazienti. A Trapani ancora tale messaggio non è stato recepito in quanto la camera iperbarica ancora oggi viene utilizzata in modo discontinuo per la sola stagione estiva (da maggio a ottobre), indirizzata esclusivamente alle emergenze subacquee e disconoscendo l’importante indicazione terapeutica per le patologie croniche invalidanti che l’impiego della ossigenoterapia iperbarica può modificare favorevolmente. Non trascurando che l’iperbarismo è un trattamento che non può avere un’utilizzazione stagionale ma deve prevedere l’apertura di un servizio pubblico in modo permanente con personale qualificato che oggi è disponibile grazie alla formazione universitaria del Master di Medicina Subacquea ed Iperbarica di Trapani.

mercoledì 31 luglio 2013

Corso TOP UP 2013 del CEDIFOP

Inizierà il 03 settembre, per il terzo anno consecutivo, il corso TOP UP della scuola Full member IDSA, CEDIFOP. Il corso avrà una durata di 3 settimane a Palermo e si concluderà con una settimana di stages presso la scuola Norvegese Full member IDSA di  Oslo, NYD (Norsk Yrkesdykkerskole as). Quello del CEDIFOP  è un percorso formativo che si completa in 110 giorni e rilascia  agli allievi una serie di certificazioni di commercial of shore air diver secondo la didattica IDSA, ed  ha ottenuto anche il riconoscimento individuale dell’HSE Inglese. Il percorso  formativo è  diviso in 4 step: 60 giorni per il corso di Operatore Tecnico Subacqueo Specializzato, 10 giorni per il corso IMCA/ Diver Medic, 20 giorni per il corso di Saldatore Subacqueo, che completa i tempi di fondo, secondo gli standard della didattica IDSA, per le immersioni dalla superficie in Scuba e Surface e 20 giorni per il corso TOP UP,  dei quali  15 giorni a Palermo e stage finale di 5 giorni in Norvegia.

Foto dal corso TOP UP/CEDIFOP del 2012

Il corso per il TOP UP del CEDIFOP è l'unico corso realizzato in Italia ad essere riconosciuto dall'HSE-UK per il livello di "Surface Supplied & Surface Supplied (Top-Up)" (for Surface Supplied, Surface-Orientated Diving Techniques to a maximum depth of 50 metres).
La partecipazione al corso è riservata rigorosamente a chi è in possesso dei requisiti richiesti dal Cedifop: un attestato per OTS che rispetti tempi di fondo ed esercitazioni specifiche, un brevetto IMCA per Diver Medic in corso di validità e un brevetto IDSA level 2 rilasciato da scuole attualmente Full Member, che attesta il completamento dei tempi per il livello di Scuba e Surface, equivalente alle immersioni dalla superficie, cosi come prevede per l’Italia anche l’ENI spa nel documento tecnico “Requisiti HSE per i subappaltatori di lavori subacquei”, il corso per il “Top Up” rappresenta uno dei corsi più impegnativi e completi attualmente esistenti in tutta Europa.


Foto dal corso TOP UP/CEDIFOP del 2012


Il corso segue la politica, incoraggiata dall’IDSA, che le scuole associate dovrebbero interagire reciprocamente, in modo da aumentare l'efficienza e l'efficacia dei corsi stessi. Ne è esempio questo corso, il cui completamento garantisce la massima professionalità e capacità operativa agli allievi che lo frequentano, con diverse esercitazioni che prevedono l’uso del basket, della campana aperta, il salto in camera e TUP campana chiusa, l’uso della muta ad acqua calda, a completamento dei tempi indicati dalla didattica IDSA per i percorsi offshore di basso fondale.

Manos Kouvakis
direttore CEDIFOP

sabato 6 luglio 2013

Firmato un protocollo d’intesa fra il Consorzio Universitario di Trapani e il CEDIFOP

(di Manos Kouvakis)

E’ stato firmato un protocollo d’intesa fra il Consorzio Universitario della provincia di Trapani e il CEDIFOP, che attiva una reciproca collaborazione fra i due enti.

Una prima immediata applicazione del protocollo d’intesa, già dal 2013, vedrà gli allievi dell’Università, partecipanti alla seconda edizione del Master di II livello in Medicina Subacquea ed Iperbarica per l’Anno Accademico 2012/2013, che nel mese di novembre, realizzeranno uno stage presso il CEDIFOP di Palermo, approfondendo l’aspetto della subacquea industriale  previsto nel modulo 8 del Master. 

Con il protocollo d’intesa si concretizza l’opportunità di valorizzare e sviluppare la professionalità del medico subacqueo e in particolare dei partecipanti al master di 2 livello di medicina subacquea, e fra le parti sottoscrittrici di potenziare le capacità autonome di progettazione e gestione in ordine all’articolazione e definizione dell’offerta formativa e dedicare particolare attenzione alla realizzazione di interventi formativi di elevata qualità,  coerenti con le innovazioni in ambito sociale ed istituzionale.


Il protocollo d’intesa, oltre allo stage, prevede la programmazione di una serie di iniziative nel settore della formazione professionale da realizzare in sinergia. In particolare gli obiettivi fissati sono quelli di realizzare, in reciprocità percorsi formativi per “Operatore Tecnico Subacqueo – IDSA level 1/SCUBA” come percorso minimo per i collaboratori delle università in genere, nei settori di archeologia subacquea, biologia marina e similari, che rappresenta il minimo dei percorsi formativi che consentono la partecipazione al corso successivo per DIVER MEDIC/TRAINING con riconoscimento IMCA.

Al raggiungimento dei primi obiettivi, si procederà verso successivi obiettivi, come le certificazioni IMCA per “Approved Training Providers for Life Support Technician” (LST), per l’assistenza di superficie per la camera iperbarica nelle immersioni di alto fondale, affrontando gli step intermedi necessari.


vedi anche:





giovedì 20 giugno 2013

Fissata per il 22/10/2013 l'udienza al TAR Sicilia del CEDIFOP contro la Regione Sicilia/Assessorato alla Formazione Professionale, relativa all'avviso 20

Fissata per il 22/10/2013 l'udienza per la discussione di merito, al TAR Sicilia del CEDIFOP contro la Regione Sicilia/Assessorato alla Formazione Professionale, relativa all'avviso 20. CEDIFOP sostiene che le graduatorie sono state falsificate, con l'inserimento di un criterio di esclusione NON PREVISTO NEL BANDO (pagina 19 del bando) da parte del nucleo di valutazione. Questa frase è riportata nella sentenza della Camera di Consiglio del TAR in data 27/07/2012 "... Ritenuto che, ai fini della successiva decisione in sede di merito, sia necessario acquisire dall’Assessorato regionale dell’istruzione e della formazione professionale della Regione n. 4 copie conformi all’originale della versione definitiva dell’avviso pubblico n. 20/2011 ravvisandosi delle incongruenze tra la copia prodotta in giudizio dalla ricorrente e quella prodotta in giudizio dall’Avvocatura erariale (v. art. 8, pag. 19), assegnando termine di giorni quindici (15) dalla comunicazione in via amministrativa, o dalla notificazione, se anteriore, della presente ordinanza, per il deposito, presso la Segreteria del T.a.r., dei documenti richiesti ..."

domenica 2 giugno 2013

ESAMI FINALI CORSO OTS del CEDIFOP

 Con Decreto Assessoriale (D.D.G.) n. 2213/F.P./GEST, del 31/05/2013, è stata nominata la Commissione di Esami, del corso OTS, composta da:

  • PRESIDENTE: CATANIA SERGIO (Funzionario Dipartimento Istruzione e Formazione Professionale)
  • ESPERTO: (CP) C.C. CITROLO FABIO (Capitaneria di Porto di Palermo)
  • COMPONENTE: VINCIGUERRA MARCELLO (CEDIFOP)
  • COMPONENTE: COSTANTINO FRANCESCO (CEDIFOP)
Questo procedimento è obbligatorio per il rilascio di un attestato valido per una regolare iscrizione al registro sommozzatori in servizio locale presso una Capitaneria di Porto.


Attenzione: 
Esami svolti senza in assenza di un funzionario pubblico, (nominato con opportuno decreto) o senza che l'attestato venga repertoriato da un ente pubblico, con numerazione attribuita non dalla scuola ma dall'ente pubblico (come attualmente sta succedendo nella regione Lazio) non rispettano gli standard legislativi Italiani per l'iscrizione presso le Capitanerie di Porto. Una eventuale iscrizione rappresenta un atto illegittimo, sanzionabile in termini legislativi.