CEDIFOP

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le foto si riferiscono alle attività del CEDIFOP, nei vari livelli di addestramento

giovedì 24 maggio 2012

‘Spigolando’ sull’Avviso 20 abbiamo notato che…


http://www.linksicilia.it/2012/05/spigolando-sullavviso-20-abbiamo-notato-che/#comment-5385


di Arnaldo De Louis (23/5/2012)


Anche stasera, cari lettori di LinkSicilia, nuovo appuntamento con l’Avviso 20. Il tema non è la Corte dei Conti. Per l’occasione, ci siamo permessi – sulla base dell’elenco provvisorio dei ‘morti & feriti’, cioè degli enti di formazione professionale che sono stati provvisoriamente ammessi al finanziamento e degli enti che, invece, sono sono stati ammessi – di fare un ragionamento su numeri. Certo, ci sarebbe piaciuto ragionare sugli elenchi definitivi. Ma non possiamo costringere il governo della Regione a rendere pubblico l’elenco degli enti finanziati con i fondi pubblici. Non abbiamo questa pretesa.

La politica sta cambiando. E oggi la vera ‘trasparenza’, nella pubblica amministrazione siciliana, è quella che non si vede. Ma andiamo ai nostri modesti calcoli.

Dovete sapere, cari lettori, che l’Avviso 20 – un mega piano di formazione professionale da 286 milioni di euro in tre anni – si articola in tre grandi aree tematiche. La prima è la ‘Formazione ambiti speciali’ (Fas). La seconda è la ‘Formazione permanente’ (Fp). La terza è la ‘Formazione per i giovani (Forgio). I fondi di ogni area tematica vengono ripartiti tra gli enti di formazione presenti nelle nove province siciliane.

Bene. Leggendo le carte abbiamo notato due anomalie che segnaliamo ai nostri lettori. La prima anomalia riguarda la ‘Formazione ambiti speciali’.

Per la provincia di Agrigento lo stanziamento per questo tipo di formazione ammonta a oltre 10 milioni di euro, con un’economia pari a circa 18 mila euro.

In provincia di Caltanissetta lo stanziamento è di oltre 4 milioni di euro con economia ari a circa 896 mila euro.

In provincia di Catania lo stanziamento supera i 14 milioni di euro con economie pari a circa 362 mila euro.

In provincia di Enna 4 milioni e 400 mila euro circa di stanziamento con 2 mila e 800 di economie.

In provincia di Messina lo stanziamento supera i 18 milioni di euro con quasi 74 mila euro di economie.

In provincia di Palermo 27 milioni e mezzo di euro circa di stanziamento e quasi 350 mila euro di economie.

In provincia di Ragusa quasi 2 milioni di euro di stanziamento e 173 mila euro circa di economie.

A Siracusa 5 milioni e mezzo di euro circa di stanziamento e 462 mila euro di economie.

La provincia di Trapani si differenzia dalle altre otto: su uno stanziamento di 15 milioni di euro circa non ci sono economie ma, al contrario, una ‘diseconomia’ di circa un milione di euro. In pratica, nel Trapanese, 15 milioni e rotti di euro non bastano e ci vorrebbe un altro milione di euro. Come mai? Che cosa rende, la provincia trapanese, in materia di formazione, diversa dalle altre otto? Credeteci: non riusciamo a farci una risposta. Chissà, magari i nostri lettori ne sanno più di noi.

Ribadiamo che la nostra analisi fa riferimento all’elenco provvisorio. Sarà interessante – non appena avremo la possibilità di accedere ai dati – appurare se nell’elenco definitivo le cose sono cambiate o sono rimaste le stesse.

Un altro elemento – che, lo ribadiamo, andrà poi confrontato con i calcoli da effettuare sull’elenco definitivo dei ‘morti & feriti’ – riguarda la formazione per i giovani. Abbiamo notato che, per alcune fasce di età, l’offerta formativa è superiore alla domanda. Ciò significa che in questo settore si stanziano più risorse finanziarie di quante effettivamente ne servano.

Se le cose stanno così forse sarebbe corretto informare Bruxelles. Per evitare il ‘rischio’ – che in Sicilia è assolutamente ‘remoto’, che i soldi della formazione professionale vengano spesi per finalità ‘altre’. Per fortuna queste degenerazioni non riguardano la Sicilia. La nostra, grazie a Dio!, è una terra dove i soldi della formazione professionale non sono mai stati utilizzati per finanziare in modo surrettizio partiti politici e sindacati…

mercoledì 23 maggio 2012

Avviso 20, blitz della Corte dei Conti negli uffici del dipartimento Formazione professionale

di Arnaldo De Louis (22/5/2012) 



http://www.linksicilia.it/2012/05/avviso-20-blitz-dei-funzionari-della-corte-dei-conti-negli-uffici-del-dipartimento-formazione-professionale/

Dicono che stanno passando a setaccio una mole impressionante di documenti. Numeri, enti coinvolti, ripartizione dei fondi provincia per provincia. Sono i cinque funzionari della Corte dei Conti che lunedì mattina sono piombati, con un vero e proprio blitz, negli uffici del dipartimento regionale della Formazione professionale per controllare, uno per uno, tutti gli atti amministrativi che hanno portato alla ‘messa a punto’ del cosiddetto Avviso 20 – 286 milioni di euro la spesa prevista in tre anni – un mega piano di formazione professionale che ha suscitato aspre polemiche.



La presenza dei cinque funzionari della magistratura contabile non era stata messa nel conto dagli uffici del Regione siciliana. I vertici di questa branca dell’amministrazione, retta dall’assessore alla Formazione professionale, Mario Centorrino, e dal dirigente generale, Ludovico Albert, non immaginavano un epilogo così irrituale.


C’i sono stati, è vero, dei ritardi. Legati all’approvazione e alla pubblicazione del bilancio della Regione. Due passaggi amministrativi interconnessi. Non a caso, dopo la pubblicazione del bilancio sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana (o meglio, dopo la pubblicazione del bilancio senza le parti impugnate dal commissario dello Stato) tutta la documentazione relativa all’Avviso 20 è stata spedita, come di consueto, agli uffici della Corte dei Conti.


Tutto sembrava a posto. Poi, lunedì scorso, a sorpresa, i funzionari della magistratura contabile si sono presentati negli uffici del dipartimento regionale della Formazione professionale. Da allora non hanno fatto altro che controllare tutta la documentazione. Una verifica che è ancora in corso.


L’Avviso 20 – come già ricordato – ha suscitato aspre polemiche sia per il merito (cioè per gli enti che sono stati finanziati e per quelli che sono stati esclusi), sia per il metodo seguito dagli uffici dell’assessorato.


Sul metodo le notizie, fino ad ora, sono frammentarie. Si sa che, qualche mese fa, gli uffici dell’assessorato regionale alla Formazione professionale hanno reso noto l’elenco provvisorio dei ‘fortunati’, cioè degli enti di formazione professionale che dovrebbero essere finanziati con i 286 milioni di euro. Il condizionale è d’obbligo perché, per l’appunto, si tratta dell’elenco provvisorio.


Le polemiche sono insorte perché, a fronte di enti formativi siciliani storici non finanziati, sono stati beneficiati enti formativi che non hanno nulla in più – in termini di gestione manageriale e professionale – di quelli non finanziati. Anzi, per essere più precisi, ‘qualcosa’ in più ce lo’hanno: sono enti riconducibili a parlamentari regionali e nazionali del Pd, ad esponenti dell’Mpa, di Fli, del Pdl, della Cisl e della Uil. In pratica, una lottizzazione partitica e sindacale (si calcola che oltre l’85 per cento 


dei 286 milioni di euro dell’Avviso 20 verrebbero assegnati a enti riconducibili a partiti o sindacati, con il dubbio che questi fondi, almeno in parte, possano essere utilizzati per finalità che poco hanno a che vedere con la formazione professionale: e questo sarebbe un fatto gravissimo, perché si tratta di di risorse finanziarie del Fondo sociale europeo che debbono, per legge, essere utilizzate solo per attività formative).




Alle polemiche legate alla spartizione dei 286 milioni tra partiti e organizzazioni sindacali (si ipotizza che tali risorse possano essere utilizzate, in modo surrettizio, da partiti e sindacati) si sommano le polemiche degli enti esclusi. Con circa 9 mila lavoratori posti in Cassa integrazione ‘teorica’. Perché teorica? Perché, di fatto, la Regione non ha versato all’Inps le risorse finanziarie – circa 10 milioni di euro – per consetire a questi 9 mila disoccupati di percepire la disoccupazione.




Non solo. All’atto della consegna della documentazione agli uffici della Corte dei Conti il governo della Regione ha deciso di non renderenota la graduatoria definitiva degli enti che dovrebbero  essere finanziati con le risorse dell’avviso 20. Una decisione discutibile, perché i 286 milioni di euro non sono di ‘proprietà’ del presidente della Regione, Raffaele Lombardo, non sono di proprietà dell’assessore al ramo, Mario Centorrino, non sono di ‘proprietà’ del dirigente generale del dipartimento regionale della Formazione professionale, Ludovico Albert. Si tratta, al contrario, di risorse pubbliche messe a disposizione da Bruxelles con il Fondo sociale europeo (Fse)
.




Trattandosi di fondi pubblici, e non essendo, il governo Lombardo – almeno fino a questo momento – una ‘tirannide’, sarebbe auspicabile rendere pubblica la graduatoria degli enti finanziati ed esclusi.

sabato 19 maggio 2012

Avviso 20, le bugie hanno le gambe lunghe

http://www.linksicilia.it/2012/05/avviso-20-le-bugie-hanno-le-gambe-lunghe/#comment-5203



da Antonio Spallino

Di promesse non mantenute, di propositi annunciati e mai realizzati e d’impegni sottoscritti e puntualmente disattesi potremmo riempirne pagine intere. L’ormai tristemente famoso trio LAC (Lombardo, Albert e Centorrino) di assicurazioni e garanzie ne hanno date tante che nessuno ormai ci crede. L’esempio più clamoroso, recentissimo, è la vicenda dell’Avviso 20.

Per prima cosa avevano solennemente affermato che l’avvio delle attività formative finanziate con l’Avviso in questione doveva coincidere con la chiusura del PROF 2011, in pratica a dicembre. Se ciò si fosse realizzato, la quasi totalità degli operatori sarebbero rientrati dalla CIGD e ripreso regolarmente servizio. Cosi pur troppo non è accaduto. Siamo già alla fine di maggio 2012 e d’avvio delle attività non se ne parla nemmeno. Non è così, Professor Centorrino?


Altra questione di non secondaria importanza è il mancato coofinanziamento regionale dell’Avviso 20. Più di qualcuno, fino a pochi giorni fa, ha sostenuto testardamente che il coofinanziamento regionale non era necessario. Notizia di pochi giorni fa, diramata dai Presidenti degli enti Forma e Cenfop, affermava che la Regione siciliana si era impegnata, tempo fa, con i funzionari dell’UE di coofinanziare l’Avviso 20 partecipando alla spesa con trenta milioni d’euro. Non è così Professor, Centorrino? Ed allora se è vero che la Regione siciliana deve coofinanziare l’Avviso 20 perché Lei o il Presidente Lombardo non avete previsto lo stanziamento della somma nell’apposito capitolo di bilancio della Regione?

Se la memoria non m’inganna sia Lei, assessore, sia il Presidente della Regione vi siete opposti alle richieste fatte dai vari deputati regionali appartenenti a quasi tutti le forze politiche. Non è così Professor Centorrino?

Arriviamo cosi al 27 aprile 2012, giorno in cui, a firma del dirigente generale del dipartimento regionale della Formazione professionale, dottor Ludovico Albert, compare sul sito dell’assessorato la seguente notizia: “Si comunica che con ddg n 1346 del 27/04/12 sono state approvate le graduatorie definitive dell’Avviso 20 e trasmesse alla Corte dei Conti per la registrazione per il tramite la ragioneria centrale del dipartimento dell’istruzione e della Formazione professionale”.

Questa notizia non è risultata veritiera. La prova sta nel fatto che la trasmissione alla Corte dei Conti è avvenuta l’altro ieri. Il perché è presto detto: il ddg 1346 del 27 aprile 2012 non poteva essere trasmesso alla Corte dei Conti perché all’appello mancava il coofinziamento regionale. Non è cosi, Professor Centorrino?

Lei, chiarissimo Professor Centorrino, continua, per il tramite la stampa, ad assicurare gli operatori che tutto è a posto e che l’Avviso 20 sarà registrato al più presto dalla Corte dei Conti. Personalmente mi auguro che sia come Lei dice. Come si usa dire, però, la domanda nasce spontanea. Mi vuole spiegare allora perché gli Enti, a cui sarebbero stati finanziati i corsi, continuano a mantenere il personale in Cassa integrazione guadagni in deroga, anzi mi correggo, continuano a mettere in Cassa integrazione guadagni?

C’è sicuramente qualcosa che va… Ritiene, Lei, che sia corretto il comportamento degli Enti?

Per ultimo Le vorrei ricordare che gli operatori già posti in CIGD nel 2011 non hanno ricevuto l’integrazione del 20 per cento posto a carico della Regione. E ancora: perché non pubblica l’albo regionale ad esaurimento del personale con contratto a tempo indeterminato alla data del 31 dicembre 2008?

venerdì 18 maggio 2012

FP in Sicilia tra ‘banditi’, ingiustizie e collusioni


FP in Sicilia tra ‘banditi’, ingiustizie e collusioni

http://www.formazioneprofessionalesicilia.it/joomla/ultime/fp-in-sicilia-tra-banditi-ingiustizie-e-collusioni

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Avviso 20: enti esclusi pronti al ricorso

http://www.qds.it/9841-avviso-20-enti-esclusi-pronti-al-ricorso.htm

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Chef/ Scusi, mi dà tre etti di Avviso 20?

http://www.linksicilia.it/2012/05/chef-mi-da-tre-etti-di-avviso-20/

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Formazione, Castiglione: "Situazione drammatica, sbloccare i fondi subito"

http://agrigento.blogsicilia.it/formazione-castiglione-situazione-drammatica-sbloccare-i-fondi-subito/87223/

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MANI BUCATE L’entedi formazione fallisce, ma rinasce con i fondi europei (e assume mille persone)

http://manibucate.com/2012/05/08/mani-bucate-lente-di-formazione-fallisce-ma-rinasce-con-i-fondi-europei-e-assume-mille-persone/

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Formazione professionale, il gioco al massacro di Lombardo, Centorrino e Albert

http://www.linksicilia.it/2012/05/formazione-professionale-il-gioco-al-massacro-di-lombardo-centorrino-e-albert/

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martedì 8 maggio 2012

Certificazione medica D-20 / IMCA e corso IMCA per DIVER MEDIC del CEDIFOP


I partecipanti al corso IMCA del CEDIFOP per DIVER MEDIC (maggio e gennaio di ogni anno), possono ottenere la certificazione medica D-20 IMCA, con le visite internazionali al costo di € 50,00. La visita la farà la dott.ssa Laura Vernotico, riconosciuta dall'IMCA come medico, per gli esami di DIVER MEDIC del CEDIFOP.

I partecipanti al corso devono portare gli esami che hanno già fatto per l'iscrizione alla Capitaneria (il certificato IMCA in tal caso scadrà contestualmente alle visite per la capitaneria) oppure devono rifare almeno la prova da sforzo e la spirometria (che possono fare anche a Palermo dal Dott. Francavilla oppure dove vogliono loro). In tal caso la visita sarà completata dalla Dott.ssa L.Vernotico ed il certificato avrà validità di un anno.

Per ulteriori informazioni contattare la Dott.ssa Laura Vernotico, Specialista in Medicina dello Sport e Medicina del Nuoto e delle Attività Subacquee,
E-Mail : info@lauravernotico.com - Web: www.lauravernotico.com



Il prossimo corso IMCA per DIVER MEDIC del CEDIFOP: 
24/05/2012 - 02/06/2012

per info: 338.3756051 - 091.426935




domenica 29 aprile 2012

Differenze fra la subacquea ricreativa ed industriale


Open Water Diver, Advanced Open Water Diver, Emergency First Response, Rescue Diver, Divemaster e poi istruttore subacqueo. Ecco un percorso della subacquea sportivo/ricreativa per diventare  da appassionato ed inesperto un semiprofessionista (Divemaster) e successivamente un professionista (istruttore) in questo settore.

Nessuno penserebbe di “saltare” i livelli obbligatori in questo percorso, passando direttamente alla qualifica di Divemaster o di Istruttore senza prima acquisire i livelli intermedi previsti.

Ma quello che sembra ovvio e normale nella subacquea sportivo/ricreativa, diventa di difficile comprensione (purtroppo solo in Italia) se si applica all’altro scomparto della subacquea che è la subacquea industriale. Scomparti diversi fra di loro per la tipologia delle attrezzature usate, le tecniche di immersione, ma principalmente per i concetti base.

Facciamo alcuni esempi: l’uso dell’erogatore, normale nella subacquea sportiva, va considerato pericoloso, quindi “vietato” nella subacquea industriale.
Analizziamo il perché: l’operatore, inserito nella categoria dei metalmeccanici (sia in Italia che nel resto del mondo, come qualifica), è un lavoratore in un cantiere subacqueo, dove come in tutti i cantieri di lavoro, esiste la probabilità di un incidente durante il quale l’operatore può anche restare privo di sensi. Ora l’uso dell’erogatore può mettere in serio rischio l’incolumità dell’operatore, mentre “l’uso di idonei caschi che consentano la respirazione” (previsti in Italia sin dal 1992 dall’ Ordinanza n.77 della Capitaneria di Porto di Ravenna), può scongiurare questo pericolo.

La stessa ENI spa, nel documento Lettera HSE/SIC Prot. 16 del 21/5/2008 dal titolo "REQUISITI HSE PER I SUBAPPALTATORI DI LAVORI SUBACQUEI" scrive  testualmente:
“Gli autorespiratori autonomi ad aria (A.R.A.) presentano limiti e difficoltà intrinseci (le immersioni con attrezzatura subacquea alimentata dalla superficie costituiscono il metodo più sicuro e da preferire per le operazioni subacquee). Le attrezzature A.R.A. pertanto, non dovranno essere utilizzate nelle attività subacquee legate a costruzione, riparazione e manutenzione.”
Anche il concetto dell’immersione in coppia è una tecnica obbligatoria solo nella subacquea sportivo/ricreativa, ma non nella subacquea industriale, dove è possibile l’immersione anche di un solo operatore, per postazione, ma con una intera squadra che lo assiste e monitorizza dalla superficie (comunicazione, trasmissione aria, gestione ombelicale/cima, standby ecc).

(foto dal corso per OTS del CEDIFOP - attività formativa 2012)

Nella subacquea industriale possiamo parlare di immersioni in SCUBA (Self Contained Underwater Breathing Apparatus), cioè  aria presa da una bombola alle spalle e di immersione in SURFACE, cioè aria presa tramite un cavo ombelicale dalla superficie.
Faccio un semplice esempio per sottolineare la differenza: Un operatore che usa un casco rigido o morbido, collegato ad una bombola alle spalle è in Scuba, collegato con un ombelicale alla superficie è in Surface, lo stesso se usa un granfacciale, se collegato con la bombola è in Scuba, con la superficie tramite ombelicale è in Surface. Un operatore in immersione con l’erogatore è semplicemente “fuori norma” se l’immersione rientra nei parametri della subacquea industriale (immersione di attività lavorativa all’interno di un cantiere subacqueo).

Il contatto con la superficie, nella subacquea industriale, è obbligatorio e deve essere costante e continuo fra la squadra di superficie e l’operatore in immersione. Ciò avviene tramite il cavo ombelicale se è previsto (immersione in Surface), diversamente con una semplice cima (immersione in Scuba), che collega l’operatore in immersione con la squadra in superficie. Anche qui, la motivazione è principalmente la sicurezza; anche se l’immersione avviene in area portuale ad una profondità di qualche metro, siamo sempre all’interno di un cantiere dove può capitare un incidente che potrebbe coinvolgere l’operatore in immersione che può restare svenuto e intrappolato. Ora dalla superficie non sempre è possibile conoscere la posizione esatta dove si trova l’operatore in immersione, e in una eventuale ricerca, anche alcuni minuti per individuarne la posizione, possono risultare fatali per l’operatore che ha bisogno di un aiuto immediato. Mentre il collegamento, anche con una semplice cima, permetterebbe allo standby di intervenire, individuando immediatamente la posizione dell’infortunato, seguendo semplicemente la cima o l’ombelicale, offrendo assistenza immediata, che a volte può fare la differenza. Inoltre la cima può essere usata anche per una elementare comunicazione con la superficie.

Mi viene in mente l’incidente subacqueo, del 24 febbraio 2012, dove l’operatore che stava riparando una boa alla profondità di 20 metri, ha avuto un improvviso malore ed è stato recuperato privo di vita alla profondità di 50 metri. A voi le riflessioni sull’accaduto.

(foto dal corso per OTS del CEDIFOP - attività formativa 2012)

La stessa IMCA sconsiglia l'uso di SCUBA (e vieta l’uso dell’erogatore) nel modulo D014  dal titolo “IMCA International Code of Practice for Offshore Diving”, capitolo 7.3.1., perché presenta dei limiti intrinseci e non è adeguato, mentre nel modulo IMCA  D033 dal titolo “Limitations in the Use of SCUBA Offshore”, rimanda l’utilizzo delle pratiche in SCUBA per il solo inshore (AODC065), (anche qui esclude l’uso dell’erogatore), criticando comunque questa tecnica, per la limitazione della quantità di aria che il subacqueo può portare con se, in particolar modo  se il diver sta lavorando sodo, respirando affannosamente. Inoltre il diver incontrerebbe un maggiore impedimento nei movimenti in ambienti ristretti aumentando la probabilità di rimanere impigliato; in tal caso la modalità in Surface fornirebbe aria illimitata finché il problema non si risolve.  Anche nel caso di decompressione con l’ausilio del computer,  tarato per le immersioni ricreative, può a volte  non essere affidabile per i più pesanti tipi di lavoro che si affrontano in questa attività.  Al contrario, un subacqueo che sta utilizzando attrezzature e tecnica di Surface ha un continuo monitoraggio dalla squadra di superficie, durante lo svolgimento delle sue attività.
Il supervisore può quindi controllare il tempo che trascorre il diver ad una determinata profondità e garantire che adeguate  procedure di decompressione vengano eseguite in maniera corretta. IMCA sottolinea inoltre che la maggiore mobilità vantata da un subacqueo in SCUBA potrebbe creare situazioni di pericolo nel caso di immersioni in mare aperto con forti correnti, dove in presenza di una situazione di emergenza il collegamento con la superficie può risultare determinante.

Si può facilmente capire che i concetti di base delle due tipologie di immersioni sono assolutamente diversi, niente di più pericoloso che voler mischiare i concetti e provare ad addestrare gli operatori a fare attività della subacquea industriale con tecniche della sportiva, cosa a cui purtroppo spesso assistiamo con risultati che spesso parlano di vittime, che in moltissimi casi potevano essere evitate.

Poi assistiamo alle solite reazioni, con la presentazione di qualche interpellanza in parlamento, ogni volta che un evento luttuoso riempie le cronache dei giornali, ma sono ben poca cosa e non risolvono un grave problema che coinvolge vite umane, in incidenti spesso evitabili, causa anche della legislazione vigente formulata da più di 30 anni.

giovedì 5 aprile 2012

Scuba, Surface, Top Up e legislazione Italiana


Negli ultimi decenni abbiamo assistito a diversi tentativi di proporre una legge specifica nel settore della subacquea con ben 9 proposte di legge presentate o elaborate nelle ultime legislature – 3 proposte durante la legislatura attuale - con diverse proposte di legge presentate e ripresentate nelle varie legislature, molte hanno cercato di fare delle “ammucchiate” fra le due tipologie di subacquea, sportiva ricreativa e subacquea industriale, creando solo più confusione, senza risolvere realmente i problemi di sicurezza e procedure connesse. 

Occorre una legge che recepisca queste differenze e le diverse esigenze fra le due tipologie di subacquea, cosa che era presente nella prima proposta legislativa, presentata nel 1997, “Disciplina delle attività subacquee ed iperbariche professionali”, con il Disegno di legge 2339 del senatore Battaglia rimodulata e rivista nel più recente disegno di legge 2369 “Disposizioni concernenti le attività professionali subacquee e iperbariche”, presentato dall’On. Lo Presti nel 2009, unici disegni di legge che affrontano i problemi del settore della subacquea senza mischiare la parte sportiva e la parte commerciale/industriale, fra le ben otto proposte legislative presentate dal 1997 ad oggi. 

Ma approfondiamo di più il mondo della subacquea industriale, sezionando ed analizzando un percorso tipo: parliamo delle due tipologie di immersioni secondo standard e canoni internazionali: le attività in Basso Fondale e attività in Alto Fondale. 



La differenza principale fra le due tipologie è semplicemente il gas che si respira durante l’immersione, se l’immersione è fatta ad aria (aria o aria arricchita) allora rientriamo nelle immersioni in Basso Fondale, mentre se si fa uso di miscele (elio al posto dell’azoto con percentuali variabili nelle diverse profondità, ma anche di attrezzature particolari come la campana chiusa ecc.), parleremo di immersioni in Alto Fondale. 

Tutte le immersioni rientrano in queste due tipologie, senza eccezioni e vie di mezzo, quindi nella subacquea industriale le immersioni o sono in basso o sono in alto fondale. 

La profondità massima per le immersioni in Basso Fondale non può superare i – 50 metri, oltre tale limite è obbligatorio usare durante le immersioni le tecniche dell’Alto Fondale. Questa limitazione assoluta verso il basso potrebbe diventare relativa per immersioni a profondità inferiori, dove a volte questi limiti possono essere abbassati, per praticità e maggiore sicurezza, lì dove esiste la possibilità di utilizzo di attrezzature per alto fondale (esempio: se facciamo una immersione in saturazione a – 40 metri, avremo un’immersione di alto fondale ai – 40 metri). 

Ma torniamo a parlare delle immersioni standard in basso fondale, cioè immersioni ad aria a profondità massima di – 50 metri. 

Esse vanno divise in 2 categorie: le immersioni ad aria, che avvengono dalla superficie, cioè il diver si immerge da una superficie (banchina o imbarcazione), l’ombelicale parte dalla superficie e nel caso di emergenza lo standby interviene dalla superficie. Queste immersioni, secondo le definizioni dell’HSE-UK, riguardano sia l’inshore diving che l’offshore diving (Diving at Work Regulations 1997 List of Approved Diving Qualifications dated 9 August 2011), e le immersioni ad aria con l’uso di un “basket” o di una “campana aperta”, con la particolarità dello standby che si immerge insieme con il diver nel basket o nella campana aperta, arrivando alla profondità programmata, dove il diver “esce” per effettuare l’attività prevista, mentre lo standby rimane in attesa all’interno della campana aperta o del basket, pronto ad intervenire in caso di necessità. Questo tipo di immersione è spesso conosciuta con il nome di “TOP UP” (trova applicazione solo nell’offshore diving, secondo le definizioni dell’HSE-UK). 

La prima categoria di immersione può arrivare fino ad un massimo di -30 metri di profondità, mentre la seconda (TOP UP) va dai -30 ai -50 metri. Ma anche qui con la specifica che se si effettua un’immersione con l’uso di un basket o di una campana aperta ad una profondità inferiore possiamo parlare di tecniche di TOP UP usate per profondità anche inferiore a -30 metri. 

Purtroppo qui la confusione regna sovrana in Italia, sia a causa di una legislazione specifica mancante, sia di tantissime informazioni errate pubblicate da “soggetti” che dovrebbero essere punto di riferimento per quanti vogliono conoscere questo mondo. 



Spesso leggiamo di corsi di formazione proposti dove, facendo un paragone, uno prima acquisisce la patente di guida per il camion e dopo quella per il … motorino (cioè in una elencazione di categorie, mettono prima lo SCUBA, poi l’altofondale e in seguito il… TOP UP), o si legge di corsi dove si pubblicizza il rilascio di attestati per profondità di – 50 metri (!!), con uso di tecniche sportive, addirittura in alcuni casi addizionano all’attestato per OTS il titolo di guida subacquea ... 3 stelle CMAS!!!. Ancora peggio, troviamo corsi per OTS fatti interamente in aula e senza alcuna immersione durante il periodo formativo. C’è, inoltre, chi usa questi corsi, per trovare manovalanza gratuita, usando i malcapitati studenti in cantieri di lavoro, camuffati da attività in stage e ancora chi pubblicizza di “brevetti” (e non attestati) OTS o, chi suggerisce come unico rimedio di rivolgersi all’estero per avere una formazione adeguata, mortificando ancora di più questo settore in Italia. 

Naturalmente tutto a discapito della sicurezza e dei ragazzi che poi si trovano in mano “carte” non spendibili in ambito lavorativo.